31 gennaio, 2014

La casa dei ricordi

La casa dei miei nonni, dove ormai da 16 anni mia nonna viveva sola, è la casa dei ricordi.
Quella casa è come le rocce dove si stratificano i sedimenti, da cui poi i geologi deducono l'età.
Lì dentro si sono stratificati 60 anni di eventi, di esperienze, di ricordi.
Una casa che però, è ferma negli anni 50: infissi, pavimenti, mobili.
Quando ci entro sento quell'odore così famigliare, i suoi rumori, le sue luci. Vedo ancora mio nonno seduto sul divano a fare i cruciverba, le gambe accavallate, la biro in mano e gli occhiali marroni sul naso.

Ora questa casa sta per iniziare una nuova vita. La nonna non ci abiterà più, da sola non avrebbe potuto più farcela. Ha bisogno di assistenza, costante e professionale.

Dovrei essere triste e un po' lo sono. Tanto, in verità.
D'altro canto, sono felice che finalmente i miei possano risistemarla, cosa che desideravano da tanto, ma che con la nonna lì presente non potevano fare.
Ora lei ha dato il suo consenso, a dir la verità, non l'ha mai negato.
Sono contenta perché è una casa bellissima, con un sacco di pregi e sarebbe un peccato lasciarla invecchiare e deteriorarsi. Sono contenta perché merita che qualcuno ci viva dentro e la tratti bene e nessuno, più di mia mamma, può farlo, perché è la sua casa. Sono contenta perché è da quando ho circa 12 anni che sogno di vedere i miei fuori dall'appartamento dove vivono ora.

E' triste che per fare tutto questo fosse necessario che la nonna non fosse più in grado di viverci.
Ma mi emoziona pensare che ora toglieremo la patina di polvere, renderemo tutto lucido e profumato. Di nuovo, di fresco.
Immagino tanta luce, meno porte, mobili lineari e moderni, come li vorrebbe mio papà.
La nonna è contenta, dice che è giusto così. Lei del resto è sempre stata una tipa moderna.

Sapere che in questo progetto ci darà una mano una mia amica architetto, mi rasserena. Una compagna delle elementari, pensate un po'. Una che incontro si e uno una volta all'anno, in giro, per caso. Sempre cordiale e carina, ma non si può dire che in questi anni ci siamo frequentate.
Oggi ho preso il telefono e l'ho chiamata: è stato come se fossimo state compagne di banco fino a ieri. Quando ho riattaccato, mi sentivo calda dall'interno e stranamente allegra. Quasi commossa.

Gli eventi tristi hanno imprevedibili sfaccettature lucenti.

29 gennaio, 2014

Invincibile Armada

Quando non si hanno figli, la gente di norma tende a farsi i cavoli tuoi in svariate forme e frantumarti la pazienza a suon di:

e l'orologio biologico
e quando sarete in tre
ma figli allora
non vi annoiate da soli
non vi manca niente
avete una bella casa
cosa aspettate a fare
due belle persone come voi
un figlio ti riempie la vita
un figlio dà senso alla vita
vorrai mica essere una mamma vecchia
guarda che poi non ce la fai
guarda che ogni anno che passa è più difficile
ma non ti viene voglia di un figlio
non vedi le tue amiche

e via discorrendo.


Quando un figlio ce l'hai, la gente tace per...boh, ad andare bene, un anno.

E poi ricomincia, torna alla carica che manco l'Invincibile Armada e via, con lo sminuzzamento sottile sottile della nostra povera pazienza.
Noi rimaniamo lì, scioccati da tanta sfacciataggine, con le risposte che vorremmo dare che ci si annodano alla lingua e non escono, così le ricacciamo indietro, le ingoiamo e sfoderiamo sorrisi tesi come il crine di cavallo di un archetto. Il tutto mentre ci monta il brucior di stomaco, sognamo qualche granello di magnesia e meditiamo vendetta.

Perchè signori, facciamo due conti.
Se la mia prima figlia è arrivata a tre anni dal matrimonio e io ne avevo già 35,  ci ho messo un po'. Giusto? E magari non era voluto. Chi lo sa? Voi? No, non lo sapete.
Però nulla vieta di pensarci, di rifletterci, di considerari degli scenari nuovi. Nulla.

Adesso mia figlia ha due anni e mezzo, io 38, mio marito 40. L'età avanza. Non è che sia poi tanto bello sentirsi battere il tempo, così, come se tutti avessero in mano uno stramaledetto cronometro.

Ma nessuno, nessuno viene sfiorato dall'idea che non sempre sia come schioccare le dita?
A nessuno viene in mente che certi commenti possano, come minimo, essere poco delicati?
Nessuno accende il cervello prima che invii gli impulsi alla bocca?


Ma soprattutto: lo sa sta gente che fino ha fatto l'Invincibile Armada quando una tizia che si chiamava Elizabeth si è incazzata??

27 gennaio, 2014

Piscina: pianti, polemiche e diplomazia

Piscina è una parola grossa: una vera piscina nella mia dormiente città non c'è, o meglio, non c'è più, fino a pochi mesi fa c'era, poi qualche genio si è reso conto che il tetto fatiscente, gli spogliatoi con le mattonelle sbeccate e i sistemi di sicurezza inesistenti, mal si conciliavano con la frequentazione da parte di qualsivoglia essere vivente. Gatti compresi.

Quindi la piscina comunale è temporaneamente chiusa, fin quando un miliardario appaltatore non deciderà di imbarcarsi in un restauro alquanto impegnativo.

Fortunatamente esiste un minuscolo centro sportivo, dove si può anche fare pilates, massaggi e queste cose qui, in cui c'è anche una mini vasca per acquaticità per gestanti e mamma-bimbo.

Ed eccoci, mamma e bimba.

Mia figlia con l'acqua ha un rapporto odio-amore. Fino all'anno e mezzo era solo amore, poi ahimè si è introdotto l'odio, per lo più quando l'acqua non è solo più per sguazzarci dentro, ma esce maligna dalla doccetta, bagnando il regale faccino e suscitando l'ira della principessa che schifata ordina alla mamma: "Pulire!"
Come se l'acqua sporcasse.

Le fasi iniziali sono quindi critiche, perché dopo aver lottato in uno spogliatoio microscopico, con ben due panchette minuscole e ben due docce, dopo aver lottato, dicevo, per trovare un microspazio in cui sedere la piccola, svestirla e prepararla, il regolamento vuole che prima di entrare in vasca si faccia una rapida doccia. Quindi si parte sempre in salita.

Poi per carità, i 50 minuti di "lezione" scivolano lievi: la Ballerina ha fatto pace con la cuffia, che all'inizio rifiutava, a volte mette i braccioli, a volte il salvagente, non piange, gioca, sgambetta, ride e chiacchiera continuamente anche in acqua. Si diverte.

Al punto che al momento di uscire si assiste alla seconda tragedia: "No a casa, no a casa, ancora piscina, ancora!"
La tragedia di protrae nello spogliatoio, dove la doccia fa precipitare le lamentele in un pianto disperato.

E poi si mettono le altre mamme.

Una sabato ha polemizzato con la sottoscritta perché a parer suo avevo "occupato la sua panca". Ripeto, le panche sono due, noi siamo 4 mamme e 4 bambini, un po' di buon senso è d'obbligo, nessuno può monopolizzare nulla.
Io, conoscendo bene i problemi di spazio, sono uscita qualche minuto prima dalla vasca per portarmi avanti, poi ovvio che se lei mi avesse chiesto cortesemente di farle un po' di spazio, ci mancherebbe, avrei fatto il possibile! Invece ha polemizzato, ma non direttamente con me, con un'altra mamma che grazie al cielo velatamente mi ha dato ragione!
Ho scelto la tattica zen, quindi l'ho ignorata, non le ho fatto notare che, per dire, sulla panca non c'è inciso a fuoco il suo nome. Non le ho fatto notare che l'altra mamma si è poi sistemata con me amichevolmente su tale panca, senza un minimo problema.
Ho scelto la strategia zen, perché questa la vedrò tutti i sabati e non voglio farmi il sangue amaro.

PECCATO che la figlia di questa donna ad un certo punto si sia messa a piangere, inconsolabile, proprio quando la mia finalmente taceva sotto il getto d'aria calda del phon.
PECCATO che mia figlia, sentendosi fichissima perché lei non piangeva più, le abbia urlato:

"No bimba, no, non piangere, perché DIVENTI BRUTTA!!!"

E tutta la mia opera diplomatica è crollata in un baleno.

23 gennaio, 2014

Fatti vedere. Ma da uno bravo

Detto così, può sembrare una battuta.
Detto dal proprio medico, fa un altro effetto.

Aggiornamento ufficiale post risultati della RMN.

Come anticipato, trattasi di ernia del disco.
A quanto dice il mio dottore, simpatico chiacchierone che più che un medico sembra Babbo Natale (anche per la panza), ma è competente e mi fido, è un'ernia antipatica, messa male, dura da curare.
Da non trascurare, soprattutto "in previsione di un'altra gravidanza". Ahahahahah.

Già, della serie, se vogliamo far le cose, facciamole per bene! Anche l'ernia deve avere il suo perché.
In buona sostanza, mi consiglia di vedere appena possibile un neurochirurgo, che possa per prima cosa spiegarmi meglio il referto (che a parte il pezzo in cui c'è scritto "Si riscontra un'ernia in posizione L5S1", per me è come se fosse scritto in cirillico), oltre a darmi consigli fisiatrici e valutare meglio la serietà della situazione, potrebbe anche capire se sia o meno il caso di intervenire chirurgicamente.
.....

Cioè un'operazione. Alla schiena.
Stiamo scherzando? Are you talking to me?

Allora.
Tra due giorni è il mio compleanno. Buon compleanno Lizzie. Happy Birthday. Bon Anniversaire.

Vabbè non fasciamoci la testa prima di cadere, come dice saggiamente mia mamma (salvo poi vivere perennemente con le lacrime in tasca, pronte all'uso).

Non è che io sia spaventata.
Io sono STUFA.

Perché?

Perché non ho ancora raggiunto la soglia dei 40 e senza aver mai affrontato situazioni realmente gravi, posso però annoverare:

rimozione tonsille;
rimozione adenoidi;
intervento laser all'occhio sinistro (non per la miopia, non vi sto a raccontate l'odissea nello spazio del mio occhio sinistro, iniziata nel 1982 e terminata nel 1992 con suddetto intervento);
rimozione di due polipi sulla parete uterina;
rimozione di un tumore benigno nel palmo della mano destra;
rimozione di un neo "brutto" che mi ha fatto vincere l'obbligo di controlli annuali perché "tra sei mesi poteva diventare davvero brutto".

La rimozione dell'ernia, se posso, me la risparmio.

Ok?

Detto ciò, la gamba continua a fare un male bestia, dormo male e al lavoro fatico a star seduta.

Il risultato è che sono simpatica come una mosca nello chardonnay (cit.) e che quindi, nonostante questo blaterare, se fosse l'unica soluzione, l'affronterei.

Wish List

Tempo fa su un giornale femminile, non ricordo quale, avevo letto una rubrica in cui proponevano dei capi d'abbigliamento trendy per la stagione: tutti capi estremamente chic, raffinati, costosi e griffati. Sempre nella stessa rubrica, suggerivano anche come ricreare lo stesso stile, ma spendendo molto meno, acquistando capi del tutto simili, per lo meno all'apparenza, reperibili in grandi magazzini anziché boutique.
Due "wish lists" per due portafogli molto diversi: uno con grandi possibilità, uno con molte meno.

Mi è venuta in mente questa rubrica mentre tra me e me pensavo alla mia wish list della felicità, ciò che mi renderebbe felice ora, in questo momento della mia vita, rendendomi conto che ce n'è una di alto livello, che presuppone grandi colpi di fondoschiena e ampie disponibilità (di tempo, di denaro, di salute...) e una più modesta, realizzabile più facilmente, con meno dispendio (di energie, tempo e denaro).

  1. Fare un po' di attività sportiva e rimettere in sesto la schiena (ah, il verdetto della RMN è ernia del disco, oggi sento uno specialista) e magari ritrovare un po' di tonicità
  2. Trovare un nuovo lavoro, part time
  3. Leggere di più
  4. Cucinare di più, soprattutto dare sfogo al mio lato pasticcere
  5. Acchiappare una cicogna...vuoi mai (che tra l'altro si concilia ottimamente col punto 2...)

  1. Andare dalla parrucchiera
  2. Una pizza, una birra (forse due) e tante chiacchiere con la migliore amica
  3. Un paio di occhiali da sole nuovi
  4. Ritinteggiare il soggiorno e cambiare la disposizione dei quadri
  5. Una manicure dignitosa


 Forza, riuscite a capire qual è la lista di alto livello e quale la sfigatella??



20 gennaio, 2014

Alla fine

C'era una volta una ragazza carica di sogni.

La sua mente era aperta verso il mondo, nel vero senso della parola: la sua passione erano le lingue, il linguaggio, le loro differenze, le loro analogie e il loro continuo evolversi. Era appassionata di tutto ciò che la portava a scoprire culture diverse, differenti modi di comunicare, di usare i suoni, i gesti, le parole.

Sognava di esplorare un sacco di posti, tantissimi e per lo più freddi.

Sognava un lavoro da interprete/traduttore, o qualcosa che per lo meno si avvicinasse.

Non aveva preventivato gli ostacoli che l'hanno fatta laureare un po' in ritardo, facendole scegliere di cercare subito lavoro, evitando di inabissarsi in ulteriori corsi di specializzazione.

Non aveva preventivato di trovare un lavoro così dannatamente comodo e ben pagato, accanto a casa, ma che poi sarebbe scoppiato improvvisamente, peggio di una bolla di sapone.

Non aveva preventivato che si sarebbe sposata a 32 anni suonati.


Il futuro non si può vedere, si può solo immaginare, mettendosi il cuore in pace perchè tante volte la vita fa di testa sua.

Tante cose non sono andate come lei sognava, quando se ne stava a leggere sul ponte, sotto casa, e ogni tanto interrompeva la lettura per guardare le nuove bianche rincorrersi nel cielo blu sopra le montagne.

Tante cose possono ancora accadere.

E poi, quando si ritrova a passeggiare sulla neve, nel luogo che più ama al mondo, con la sua piccola e chiacchierona puffetta, lei pensa che alla fine, va bene così.




17 gennaio, 2014

Risonanza Magnetica Nucleare.

Già il nome di per sè fa venire i brividi.
Andiamo con ordine.

Dopo uno splendido martedì sera trascorso ad un corso di cucina il cui tema erano "Le brioches", al mattino di mercoledì constato, facendo colazione, che non riesco a star seduta sulla sedia.
Da un paio di mesi ormai soffro di tremendi dolori alla gamba destra, ho fatto le lastre a dicembre e il verdetto è stato Discopatia, che si porta appresso la Sciatalgia. Sto facendo delle inizioni, ma dati gli scarsi risultati, il medico mi ha prescritto una RMN, Risonanza Magnetica Nucleare, per scongiurare la presenza di ernie.

Come dicevo, mercoledì mattina il dolore è aumentato e data l'impossibilità di sedermi per più di 2 minuti, niente lavoro. Fino a lunedì. Da un lato me la godo, dall'altro un po' meno perchè non so più come mettermi, ho un male atroce.

Ieri pomeriggio, appuntamento in clinica per il fatidico esame.

Commenti del tipo 1.
Non preoccuparti, ti infilano solo in un grosso tubo...poi sentirai un po' di rumore, ma non è niente. Poi ti metteranno solo a metà, tanto devono analizzare la colonna vertebrale, ti lasceranno fuori la testa.
Commenti del tipo 2.
Non preoccuparti, non è mica come fare le lastre, non sono raggi! Non fa male, non fa niente. Tranquilla.

Ebbene, entro e un dottoruccio mi chiede: "Lei ha subito interventi?"
Resto un po' senza parole, come una scema, poi mi riprendo e chiedo: "Ultimamente o nella vita? Perchè recentemente no, ma in vita mia diversi".
Lui risponde con un'altra domanda: "Agli occhi?"
Io: "Sì, a quando avevo 16 anni ho fatto la tal-cosa"
Lui: "Ok, allora non apra mai assolutamente gli occhi, poi sappia che dovrà stare FERMISSIMA per 10 minuti".
Non so voi, ma a me solo sentirmi dire che devo star ferma mi fa venir voglia di ballare il flamenco.
Vabbè.
Il bello arriva quando mi chiede: "Conferma di non essere in gravidanza, nemmeno presunta?"
Nella mia testa mi dico: essendo io una fedele applicatrice della legge di Murphy, se dovrò mai essere incinta, lo sarò adesso.
Tengo il fiato e rispondo: "Sì si", poco decisa e mi fa firmare dei fogli che nemmeno ho letto, ma che con un colpo d'occhio elencano tutte le possibile drammatiche conseguenze dell'esame, che ci sia una gravidanza o meno. Alla faccia del "non fa male, non fa niente".

Mi fa spogliare e sdraiarmi sul piano scorrevole che mi introdurrà nel "tubo" e capisco subito 3 cose: uno, ci entrerò di testa;, due, ci entrerò per intero; tre, sarà molto rumoroso, dato che mi foderano ben bene le orecchie.

Seguono 10 minuti di completo terrore, in cui una mezza claustrofobica Lizzie lotta con i suoi demoni per non urlare "aiuto fatemo uscire", e per non aprire gli occhi, anche se da sotto le palpebre intravede luci strane, quindi un po' le basta. Si sente come in un film di fantascienza di infimo livello, la protagonista oggetto di sconosciute torture, tutti quei rumori stridenti che arrivano da lontano, comandati da chissà chi....

Quando finalmente la tortura finisce, mi gira la testa e ho le gambe molli. Voglio solo andare a casa e possibilmente, non ripetere mai più quest'esperienza!

13 gennaio, 2014

Capricci e risvegli

Che poi, quando la settimana comincia, come vorrebbero gli inglesi, con una domenica da incubo in cui il protagonista assoluto supremo è il CAPRICCIO, rumoroso, isterico, piangente, immotivato, prolungato, snervante...qualcosa dovevo capire.

La partenza è stata in salita. La settimana si prospetta dura.

Se non si era capito, la Ballerina sta attraversando una fase in cui emerge - spesso - il lato fortemente scassamaroni volitivo del suo carattere, in cui esprime a gran voce e pure a gran gesti, il suo disappunto.

Perché la pasta non era quella che lei desiderava.
Perché di andare a dormire, proprio non se ne parla, sia di pomeriggio, che di sera, è sempre una battaglia.
Perché ci sono i Barbapapà e lei vorrebbe, manco a dirlo, Peppa Pig.
Perché la mamma, stolta che non è altro, ha fatto il disegno sbagliato: "No no no quello non è il fiore di Kitty!!!! Nooo, nooooooooooo....quello è un piedeeeeee!!! Buaaaaaaaaaaaaaaa!!!!!!!!!!"

Ora, al di là che la mia vena artistica duole a sentir definire un bellissimo tulipano un piede, ma poi, vi pare il caso di iniziare a causa del mio scarso talento un pianto isterico ininterrotto di 10 minuti??
Ne sono uscita a pezzi, lei invece, come se niente fosse, dopo i suddetti 10 minuti e non so quante lacrime, mi ha spiegato serafica quale fosse il fiore di Kitty: una stramaledetta margherita.
Che poi a me non piacciono le margherite. Ora ancor meno.

Ma andiamo avanti.

In qualche modo poi, arriviamo a stamattina.

Apro gli occhi dopo una nottata di sonno ristoratore. La pargola è in fase critica, ma sul sonno grazieadio ci regala ancora grandi soddisfazioni.
Dicevo, apro gli occhi. Guardo la sveglia: 8.05.
Eh?? No, sto ancora sognando.
Mi frego gli occhi. Riguardo la sveglia. 8.05
Impreco. Rotolo giù dal letto. Darcy mi segue e dice delle cose che non sento.
Mi scapicollo in bagno, mi lavo al volo, sistemo i capelli, NON mi trucco e mi fiondo per strada a passo di bersagliere.
Non ci crederete, ma alle 8.31 ero al mio pc, in ufficio. Più morta che viva, senza caffè nelle vene, ma c'ero.

Quando a metà mattina e dopo 2 caffè, ho il coraggio di andare dal mio capo, ad un certo punto mentre parla (già con la solita grazia che lo contraddistingue) lui si interrompe e mi dice: "Oh ma Lizzie....ci sei??!!"
Ecco, lui ha la delicatezza di un ruspa, ma la mia faccia doveva essere inguardabile.

Con tutto ciò, buona settimana ragazze!

Abbiamo perso la speranza

Mi piacerebbe fosse un luogo comune, una frase da vecchietta che ricorda i suoi "bei tempi", eppure non è così.

Notizia di ieri. Nel fine settimana, non so bene se nella notte di venerdì o di sabato, il centro cittadino è stato oggetto di numerosi atti vandalici: piante ornamentali rovesciate, sedie e tavolini di bar danneggiati e sparsi in giro come spazzatura.
Non era il primo episodio, ricordo anche lampioni della luce oggetto di tiro al bersaglio (con i sassi), imbrattamento di mura sia di luoghi pubblici che privati, schiamazzi e altre amenità.

Sembra che la gente abbia dimenticato come ci si comporta.

Non so bene cos'abbia spinto queste persone a compiere gesti così inutili, dannosi e odiosi. Il danneggiamento fine a se stesso? Compiere atti sconvenienti è diventato così figo?

L'idea che ci siano gruppi di persone che scelgono di passare una serata devastando la propria città mi fa rabbrividire.

Vuol dire che c'è tanto che non funziona.

Che non c'è rispetto né per ciò che è degli altri, ma nemmeno per ciò che è nostro.
Che non c'è senso civico.
Che non c'è senso di ciò che è giusto e ciò che è sbagliato.
Che non c'è fiducia nelle istituzioni.
Che non c'è educazione.
Che in quelle teste non ci sono interessi, fosse anche solo il calcio!
Che non si sa che alle nostre azioni corrispondono conseguenze.
O che si crede che tali conseguenze non ci raggiungeranno mai.
Che si pensa che simili bravate siano un bel modo per passare il tempo.
Che non valga la pena di fare altro.
Che non ci sia dell'altro.
Che tutto sia una perdita di tempo, quindi tanto vale fare idiozie.


Questi episodi, così tristi e forse per qualcuno insignificanti, mi fanno tremare.
Perché mi sembrano segnali di un mondo che ha perso la speranza.



PS: Non c'entra nulla, ma come vedete oggi ho aggiornato il template del blog. Quello che vedete è il frutto del lavoro di Darcy, vi piace?

10 gennaio, 2014

Il bello di cambiare idea

Spesso mio papà dice "Solo gli stupidi non cambiano idea" e detto a me, testona doc, questa frase ha l'effetto stilettata nell'orgoglio.

Ripensandoci, mi considero granitica, ma forse non lo sono poi così tanto.

Non in confronto a mia madre, che sempre mio papà chiama affettuosamente "Menhir", perché è flessibile ed elastica (mentalmente, ma non solo...) quanto un pietrone megalitico.
Non in confronto a Darcy, Cavaliere Jedi della cocciutaggine, che scorre potente nelle vene della sua famiglia, in lui come in ahimè, in sua figlia.

Cambiare idea a volte è una piacevole sorpresa. Cambiare in generale, può esserlo. Il cambiamento è un'evoluzione.
Vi racconto qualcuna delle mie.

La mozzarella.
Fino a qualche anno fa, non mi piaceva. Abituata agli esuberanti formaggi piemontesi, quella pallida palla molliccia mi faceva quasi ribrezzo, le attribuivo il gusto del niente cosmico e la consistenza senza carattere infastidiva il mio palato.
Adesso mi sembra una follia. Il ricordo di un'altra persona. Adesso ne vado matta, la mangerei ogni giorno, non fosse che il fisico ne risentirebbe (poi in questo periodo non posso proprio ingrassare, ma questa è un'altra storia e verrà raccontata un'altra volta).

Il caffè.
Io ero una purista della moka. Per dire, quando sono stata per lavoro all'estero con una collega (campana) ci siamo subito dette che una delle due avrebbe portato una moka e 2 pacchetti di caffè. Andavamo in Irlanda, dove la cosa più simile al caffè probabilmente, per il colore, è la Guinness.
La moka era la regina della mia casa e schifavo gli eretici adepti delle macchine espresso.
Poi me ne hanno regalata una, di quelle a capsule.
E adesso parliamone...

I libri.
Fanatica della carta, io li annusavo, tastavo le pagine, sentivo la copertina, lo scricchiolio della carta...roba da malati di mente. Mai, mai mi sarei piegata al gelido lettore per e-book, bello senz'anima che, credevo, non portasse vantaggi. Ahah. Te lo porti ovunque, ci stanno una marea di libri, gli e-book costano meno, tanti classici sono gratis ed è più maneggevole e leggero di molti tomi.
Come ho fatto a vivere 35 anni senza Kindle? Boh.
Ora è il mio migliore amico.

Le borse.
Per anni le ho reputate inutili. Mettevo il portafogli in tasca e via. Poi sono arrivati gli occhiali da sole. Poi il telefonino. Poi la pochette con dentro elastico per capelli, mollettine, pettine, specchietto, lucida labbra...). Le chiavi di casa. Le chiavi dell'auto. Fazzoletti di carta.
Adesso le mie borse sono sempre più grandi. E le amo alla follia, non capisco come potessi farne a meno, come potessi uscire di casa senza!!! Non vi dico per pudore quanto ho speso per l'ultima che ho acquistato, a Parigi.


Queste sono solo le prime che mi vengono in mente.

E voi? Quali sono le vostre piccole grandi rivoluzioni?

08 gennaio, 2014

Anno nuovo

Sono tornata. Avrete capito che durante le feste mi sono presa la classica pausa.

Da tutto.
Dal lavoro, dai pensieri, in parte anche dalla famiglia e dal blog.

Il blog sta cambiando pelle, io vi avviso, il mio camaleonte non resiste più di qualche mese. Spero vi piacerà.

L'anno non si è chiuso benissimo, ma si è riaperto meglio.

Ho capito tante cose. Sono successe delle cose. Che mi hanno un po' aperto gli occhi. Per l'ennesima volta.

Ho capito quanto sia disastrosa la situazione lavorativa nella mia zona, quindi io dovrei proprio mordermi le labbra, quando mi lamento e iniziare a sperare e darmi da fare, visto che tra meno di tre mesi il mio contratto scade.

Ho capito che ci sono cose che mi danno tanta emozione e una di queste è sciare. Sì, ho rimesso gli sci dopo quattro anni di inattività e vi racconto una cosa che non sa nessuno: mentre filavo (non più come una volta) per la discesa, mentre le gambe dolevano e la faccia pungeva per il freddo, io ridevo. Sì sì, non sorridevo, RIDEVO.

Ho capito che dovrei farlo più spesso, sia sciare che ridere.

Ho capito che niente potrà mai scalfire l'amore che provo per le mie montagne, per il paesello. La serenità che provo quando ci vado, la pace che cresce in me, il sorriso che mi si apre nel cuore quando cammino per quelle stradine. Nulla di tutto questo finirà mai.

Ho capito che talvolta le sfortune sono necessarie, che la vita è un ciclo crudele e che perché qualcuno vada avanti con la propria vita, capita che altre vite debbano subire duri colpi.

Ho capito quanto sia immensa la mia fortuna, ad avere la mia bambina e tutta la mia famiglia. Perché certe notizie che riguardano gli altri ti straziano l'anima e non si può non pensare grazieadiononstacapitandoanoi.

Ho capito che ho due anime gemelle: una ovviamente è Darcy e l'altra è la mia amica più cara, quella che sa prendermi a schiaffi e farmi ubriacare di birra. Quella che mi abbraccia davvero e mi chiama a casa, non al cellulare. Lei c'è. C'è davvero e dovrei ricordarmelo più spesso.

Lo so, questo post è una sbrodolata di banalità.
Ma dovevo metterle giù, in qualche modo.

Non voglio fare buoni propositi, tanto lo so che continuerò a fare gli stessi errori. Certe cose non cambiano.

Non voglio avere aspettative stellari, perché starei peggio, perché sono già in salita: inutile alzare gli occhi e cercare la vetta, mi farebbe solo sentire più distante.

Farò un passo alla volta, tagliando il sentiero per far meno fatica, cercando i posti più sicuri dove appoggiare i piedi. Cercando di non scivolare e tenendomi sempre a portata di mano degli appigli.

E poi c'è Darcy che sale con me, perché si sa, in montagna non si va mai da soli.