27 gennaio, 2009

Dolore

Capita di vivere queste giornate piene di dolore. Dolore doppio, o triplo addirittura.
Primo perchè assisti ad una cerimonia d'addio e vedi un'amica che piange il suo papà, che era ancora giovane, e chissà quante buone cose avrebbe potuto fare ancora in questo brutto mondo.
Secondo perchè ti rendi conto, mentre torni in città con un'amica, che ci si rivede solo in occasioni tragiche e ti senti un po' in colpa. Mannaggia quanto siamo egoisti, sempre a pensare solamente e soltanto a noi stessi.
Terzo perchè rientri al lavoro e sai di non aver imparato dalla lezione: domani sarà tutto normale, uguale a prima, i tuoi personali casini saranno gli unici ad occupare la tua mente ed il tuo tempo, non ci sarà spazio per una cavolo di telefonata alle persone con cui hai condiviso cinque anni di scuola, nel bene o nel male.
Quindi soffri, sapendo che se per qualcosa non c'è rimedio, per qualcos'altro ci sarebbe, ma non farai niente per migliorare la situazione, trovando mille ridicole scuse.

26 gennaio, 2009

Beata ingenuità

Per quanto io ce la metta tutta per contrastare questa sensazione, sto diventando (anzi, tornando ad essere) come i ragazzini che la domenica sera si prendono male perchè il giorno dopo si torna a scuola. Ma si può? Trentatrè anni suonati e sognare di essere sdraiata sul divano con la testa affondata in un cuscino a mugugnare "Voglio cambiare lavoro, voglio cambiare lavoro!". No, non ci siamo proprio. Mi ripeto fino alla nausea che in questi tempi di crisi occupazionale sono matta a lamentarmi, che il mio lavoro è A) ben pagato e B) a tempo indeterminato...eppure...eppure fare la rompicoglioni professione evidentemente non fa per me. Nonostante ciò che potrebbe dire mia madre. A cambiare, ci sto provando, ma com'è facile intuire, non è il momento. Allora paziento e mi tengo gli incubi, aspettando tempi migliori.
Nel frattempo, penso con tenerezza al dialogo intercorso sull'argomento con la mia vicina di scrivania - anche lei soggetta ad incubi.
E: "Non ne posso più..."
V: "Neanch'io, però ho pensato questo: quando deciderò che non ce la faccio proprio più, mi licenzierò e mi cercherò un altro lavoro con calma. Da casa, prendendomi il mio tempo, con tranquillità, senza angoscia. Così cercherò proprio un lavoro che mi piaccia, non un altro lavoro qualsiasi rischiando di nuovo che mi faccia schifo. Bisogna fare le cose con calma, così troverò un lavoro che sia il mio e potrò farlo tutta la vita"
E: "...." .
Rimango di sale e penso: ottimo...e mentre faccio le cose con calma e tranquillità, chi paga il mutuo, le bollette, la spesa, etc..?????????
Beata ingenuità.

07 gennaio, 2009

L'abbiamo fatta davvero

Anzi, ne abbiamo fatte due. Due cene coi compagni delle elementari.
Tutto è nato durante l'estate e NON con facebook. Paola ha cominciato a cercare i vecchi compagni su internet, con google, per vedere se li trovava. Da questa piccola attività estiva, siamo riuscite in qualche modo a ricontattare un bel po' di persone, in seguito anche grazie all'aiuto di facebook, bisogna ammetterlo. Ma l'idea è nata prima, questo ci tengo a sottolinearlo, perchè dopo sono bravi tutti!
Prima c'è stato un timido aperitivo: io ero timorosa e Paola anche. Avremo qualcosa di cui parlare? saremo ancora quelli di un tempo? saremo diventati odiosi e vecchi? Invece è andata bene. Qualcuno ha acquisito uno strano accento, qualcuno è entrato addirittura in polizia, qualcuno - abbiamo saputo - fa mestieri ben ben strani...Ma la sostanza è che siamo stati bene.
Per Natale, abbiamo riprovato raggranellando più persone: una cena prima, un aperitivo ed un'altra cena dopo. Il problema è che una persona vive ad Amsterdam, una a Pisa, una a Roma, quindi diventava difficile conciliare gli impegni di tutti. Ma caspita, bene o male ci siamo riusciti ed è andata bene! Alcune facce sono cambiatissime, alcune sono identiche ai visi fanciulleschi di un tempo, le voci sono le stesse per le ragazze, per i ragazzi proprio no!
Tutto questo mi ha riportato alla mente l'ultimo giorno di scuola. Sono seduta sul davanzale interno della finestra, la nostra aula è al piano terra. La finestra è aperta, la veneziata tutta avvolta, io guardo fuori e respiro la tiepida aria estiva. Davanti a me è seduta Francesca. Io penso ad alta voce:"Francy, ci pensi che potrebbe essere l'ultima volta che ci mettiamo qui e guardimo fuori da questa finestra?". E' andata proprio così. Francesca è pensosa, il vento le scompiglia i sottili capelli castano chiaro. Mi guarda e mi risponde "E' vero" con un tono piatto.
Sabato scorso ero a cena e ho raccontato questo piccolo ricordo. Ognuno ricorda piccoli frammenti di vita insieme, in quell'aula. Ognuno conserva qualche piccola tessera che nessun altro possiede. E' come se fosse un enorme bellissimo puzzle e sabato sera siamo riusciti a ricostruirne un gran bel pezzettone.

Ciao Daniele.

Back Home

Le vacanze sono state provvidenziali. I giorni trascorsi in montagna mi hanno rigenerata, ho avuto tempo di leggere, di dormire, di passeggiare in pace e tranquillità, di rivere un po' di amici, di festeggiare l'arrivo dell'anno nuovo, di riposare il cervello e far pace con me stessa per gli sventurati accadimenti lavorativi dell'ultimo periodo. Mi davo la colpa di qualcosa, di non so bene cosa, mi ero anche un po' trasformata in qualcuno che non sono. Adesso ho avuto tempo per macerare gli eventi e credo di essere tornata me stessa. Sono tornata alla radice: cosa voglio dal lavoro? soldini, meno sbattimenti possibili, stabilità. Accantonate le velleità post-laurea (quelle che purtroppo troppo spesso si perdono nell'affannosa ricerca di uno stipendio), ora quelle tre cose lì sono le mie principali richieste. Detto ciò, ho potuto accettare gli eventi recenti con tranquillità, finalmente. La prospettiva non è quella di una sfavillante carriera, ma in fondo, la desidero? In verità, in questo modo, in questo ambito, non l'ho mai desiderata. Con lo spettro di un trasferimento di sede imminenente, quello che mi dico adesso è, goditela finchè dura, goditi ogni giorno da non-pendolare. So cosa significa, il pendolarismo: l'ho fatto con il treno, il pulman e l'auto. Non so cosa sia peggio. E' come se la vita si accorciasse, non c'è più tempo per nulla. E poi, ho visto vari dossier in televisione: ore di trasmissioni televisive dedicate ai nuovi poveri, alla classe media che non ce la fa a pagare la casa, ai laureati senza lavoro, ai cassintegrati che non arrivano alla fine del mese, ad aziende prospere che chiudono per mandare la produzione in Cina, alla Motorola che manda a spasso meravigliosi cervelli. E io mi dovrei lamentare? Direi di no, non è proprio il caso. E' vero che ho studiato tutt'altro, è vero che sono governata da una persona mediamente imbecille, è vero che questo lavoro è diventato bruttino (una volta mi piaceva). Ma è anche vero che per adesso il mio contratto è sicuro e il 27 arriva la busta paga. Nonnononnò. Non mi lamento. Tanto a casa mi aspetta Cime Tempestose: nelle vacanze l'ho ricominciato, in italiano, tanto questa volta non è parte dell'esame di letteratura inglese! E' gotico, intrigante, misterioso, polveroso...bellissimo.