29 giugno, 2007

E alla fine...

....è meglio che non racconti niente.

Calcio d'inizio

Tra pochi minuti iniziera il Kick Off della struttura in cui lavoro. L'ennesimo kick off.
Presentazioni tecniche, riassunti dei risultati dell'anno scorso, obiettivi per quest'anno, discussioni, test, premiazioni, catering che si posiziona sullo stomaco e ci resta per mesi...

Siamo proprio americani...

Sono sicura che succederanno cose degne di essere raccontate!

28 giugno, 2007

Decisioni

Ci sono persone che vivono una vita intera rimandando le proprie scelte, non prendendo decisioni, o per lo meno, solo quelle strettamente necessarie. Si ritrovano invischiate in situazioni soffocanti, penose, sbagliate. Ma decidere di porre fine a qualcosa sembra troppo rischioso. Come sembra rischioso cambiare lavoro, cambiare città.
Rischioso.
Ma l'unico rischio non sarà quello di buttar via un sacco di opportunità? Comportandosi così non si rischia di condurre una vita a metà? Una "mezza vita" che non può portare serenità, ma inquietudine, di quell'inquietudine negativa che logora piano piano ogni giorno che passa?
"La vita è passata e non me ne sono neanche accorta"...ecco quello che non voglio mai ritrovarmi a pensare. E neanche "avrei potuto fare la tal cosa, ma non ho provato, non ci ho creduto". E soprattutto non voglio diventare una persona che non mi piace, o comunque come non vorrei essere.
Credo sia meglio avere qualche rimorso per qualche scelta sbagliata, che il rimpianto di non aver mai scelto nulla...

Settimana Infernale

Quella che si concluderà domani, è stata proprio una settimana infernale.
Lunedì ho tenuto una piccola presentazione per alcuni colleghi (per lo più cazzate già note pressochè a tutti) e puntualmente sono stata sgridata per lo stile troppo informale. E va beh.
Martedì sono iniziati 3 gg (quindi fino a oggi, poco fa) di vera e propria clausura per imparare ad usare un nuovo strumento di pianificazione. Corso con "maestro" irlandese martedì e mercoledì, senza sosta. Per finire, ieri sera cena di gruppo in ristorante figo-rustico della zona, cena all'insegna del vino e del cibo piemontese oltre che, piatto forte, dell'ipocrisia.
Sono andata a casa che quasi quasi avevo uno sfogo allergico alla falsità. Mi sono concessa una doccia per lavarmi di dosso lo schifo che mi sentivo appiccicato alla pelle e poi mi sono infilata nel lettone pensando che oggi mi aspettava un'altra tremenda giornata.
Oggi "brain storming" (espressione carissima al mio capo) sulla metedologia di lavoro con i partner...praticamente ci siamo scannati.
Dato che non eravamo ancora abbastanza stanchi, i capi hanno ben pensato di farci spostare di scrivania: stacca tutto: pc, monitor, mouse, tastiera; carica in braccio faldoni, calcolatrice, telefono, portapenne e qualunque altra cazzata campeggi sulla tua scrivania  e sopostati su un'altra. Che come minimo è coperta di polvere da far paura. Quindi armati di panno e detergente e spolvera! (è noto che in questo ufficio le donne delle pulizie, bontà loro, spolverano le scrivanie girando intorno agli oggetti, senza spostare nulla).
Finito tutto, ho trovato la forza di scrivere. Dopo tutto, domani è un altro giorno.

E sabato vado in montagna!!! A respirare l'aria buona di casa, a sentire il rumore del fiume, a liberarmi il cervello dalla negatività che ho inevitabilmente incamerato in questi giorni, a riposarmi e  a mangiare cose buone...

25 giugno, 2007

Cronaca di un weekend perfetto

Uscire il venerdì sera, essere colti da una fresca, profumata pioggia estiva e trovare due amici con cui fare tardi davanti a qualche birra.

Alzarsi tardi il sabato mattina...fare una bella docciona e ripigliarsi con calma.

Andare a prendere un aperitivo e cenare al lago con altri amici, di quelli proprio preziosi.

Domenica andare a trovare un bimbo bellissimo che sorride e ti fa sciogliere come un cioccolatino al sole.

Oggi no

Proprio non va. Oggi è la tipica giornata in cui sarebbe stato più opportuno, al suono della sveglia, girarsi dall'altra parte e riprendere a dormire. Sto male, voglio andare a casa, non riesco a lavorare.
Devo pensare a tutti i motivi che ho per non essere negativa e cercare di isolare il pugnale che mi trapassa sotto la scapola sinistra e il mal di testa perforante.
Dunque, per prima cosa, il mio gattino sta bene e cresce come un leone, in ufficio l'aria condizionata lavora incessantemente, a casa, nel frigo, ho una birra ghiacciata che mi aspetta, tra due giorni arriva lo stipendio e il prossimo weekend io e Darcy andiamo in montagna.
Adesso ripeto questi punti tipo litania e vediamo cosa succede....

22 giugno, 2007

Love Market

Ho un amico scrittore. Tempo fa mi ha fatto leggere un suo racconto. L'ho trovato bellissimo, molto "suo". Gli ho chiesto il permesso di metterlo su questo blog ed ha acconsentito.

Love Market

Le porte si aprono facilmente. Scorrono al momento giusto lasciandolo passare liberamente, senza costringerlo a rallentare o fermarsi. Non è sempre così. A volte sono lente e ti obbligano a cambiare andatura, oppure il sensore non rileva la tua presenza, allora ti tocca ritornare indietro e fargli presente in qualche modo che esisti. Che sei tridimensionalmente rilevante. Che sarebbe meglio aprire senza fare troppe storie, se no potresti incazzarti sul serio e farlo saltare via con un colpo ben assestato di mazza da baseball, se ne avessi una. A quel punto però non potresti più entrare. Il solito dilemma. L’euforia del momento seguita dall’impossibilità di raggiungere il tuo obiettivo.


Dario aveva un obiettivo. Il suo obiettivo era Simona. Non che volesse farla saltare con una mazza da baseball. Non all’inizio. Voleva semplicemente che lei lo rilevasse. E in effetti dopo qualche tempo ci era riuscito, a farsi notare. Anzi, le cose erano andate ben al di là delle sue aspettative. Non solo Simona lo aveva notato, ma si era addirittura presa una cotta per lui. Lo aveva detto lei stessa, che era turbata. Aveva detto proprio così, sono turbata, non mi era mai successo prima. E dire che Simona era fidanzata da dieci anni. Dieci.


Dario non sa se prendere il carrello o il cestino. Sul carrello ti ci puoi appoggiare. Sì, è vero, lo devi spingere, ma ti ci puoi appoggiare. Il cestino te lo porti appresso, punto. Una fastidiosa appendice che aumenta progressivamente di peso. In ogni caso Dario non deve comperare un cazzo. Non è una questione di spazi da riempire, di liste della spesa. Non è una questione. Simona è la questione. Simona è un vuoto da riempire.


Simona che all’inizio gli era sembrata una stronza e per di più una rompicoglioni. Poi la luce era un po’ cambiata. A volte capita e non ti sai spiegare il perché. Capita e basta. Gli era apparsa all’improvviso meravigliosa e limpida come le giornate invernali verso sera. Simona, troppo bella per essere vera. Troppo bella, punto.


Il carrello sbanda. I carrelli che sbandano sono una vera piaga. Ti rovinano tutto il giro. Ti tocca correggere la traiettoria in continuazione. Una faticaccia. Dario lo abbandona nella corsia delle lavatrici, corsia del tutto priva di interesse tra l’altro. Chissenefrega della monetina da un euro. Quel cazzo di carrello non merita nemmeno di essere riportato indietro. Ne farò a meno, pensa Dario. Poi torna a prendere un cestino.


Uno dei problemi più fastidiosi, coi cestini, è che di solito sono sporchi. Hanno il fondo ricoperto di cartacce, guanti di plastica, sacchettini e spesso il suddetto fondo è incrostato di sporco nerastro. Dario ne solleva un paio e alla fine ne trova uno quantomeno accettabile.


Cammina piano, facendolo ondeggiare. Fissa il vuoto e vede lo sguardo di Simona, seduta al bar davanti a lui, qualche giorno prima. Protesa, aggressiva.


Simona lo guardava a quel suo modo che mette in imbarazzo. Dolcissimo e glaciale insieme. Uno sguardo a cui non puoi mentire. Uno sguardo che non puoi evitare. Dario si ingozzava di patatine e la buttava sul ridere. Lei era bellissima, mentre spostava una ciocca di capelli neri e rideva alzando tanto le sopracciglia, e gli angoli della bocca. Simona è bellissima. Aveva sempre quell’espressione sarcastica, e la battuta pronta. Simona saprebbe neutralizzare uno stupratore con una risposta sagace.


Dario si tuffa nel reparto cartoleria. I bisogni te li crei osservando gli oggetti. Ad esempio, vedendo una vaschetta gialla di plastica, porta documenti, Dario pensa a cosa potrebbe servirgli. Non fatica a trovare un’opportunità di utilizzo. Quella vaschetta sicuramente gli serve. Ad esempio per raccogliere ordinatamente le lettere che arrivano dalla banca. Foto rubate di Simona. Oppure i ritagli di giornale. Non che sia uno da ritagli di giornale, anzi, è probabile che non abbia mai ritagliato alcunché da nessun giornale, tuttavia potrebbe iniziare, dopo aver acquistato quella vaschetta. Riempirsi la testa di cazzate è un buon metodo per dimenticare. Ragionarci persino, sulle cazzate. Per cancellare Simona.


Simona sì, ha una faccia da ritaglio di giornale. Una faccia da fotomodella. A volte Dario non riusciva a guardarla, si sentiva in imbarazzo. Si sentiva inadeguato. Era passata a prenderlo alle cinque, al lavoro, e lo aveva portato via. Ti porto via, aveva detto, ti rapisco. Quello era uno dei giorni in cui lei era dolce e di buon umore. Poi c’erano i giorni in cui si preoccupava solo di fare chiarezza, e allora era una palla al piede. Domande ripetute all’infinito e discorsi ossessivi. Invece quel pomeriggio era trascorso così, leggero, senza baci. Avevano camminato e riso, intrecciati dentro, come se una corda elastica li legasse lasciandoli liberi allo stesso tempo. La felicità può durare anche due ore.


Il tempo di un giro al centro commerciale. Dario è ancora al reparto cartoleria, la mente altrove, gli occhi sulle rubriche. Le avrà guardate e riguardate almeno venti volte. Mi serve una rubrica, pensa all’improvviso. Una rubrica su cui scrivere, anzi trascrivere, i nomi degli amici e dei conoscenti. E perché no, magari anche dei ristoranti dove si mangia bene, quelli dove fai bella figura se ci porti una ragazza con cui esci da poco. E forse anche i locali. Allora, pensa Dario, forse è meglio prenderne due di rubriche, una per amici e conoscenti e l’altra per i ristoranti e via discorrendo.


Alla fine prende due rubriche a quaderno, una rossa, per i ristoranti, e una nera per gli amici e i conoscenti. Sta per buttarle nel cestino quando una signora, proprio lì accanto a lui, afferra un portapenne arancione di plastica trasparente a tre scomparti. Quello sì che gli sarebbe utile. Cazzo. Un portapenne a tre scomparti. Rimette a posto le rubriche e appena la signora si allontana – e ci mette un bel po’ di tempo a muovere il culo da un’altra parte - appena si allontana di qualche passo acchiappa anche lui un portapenne arancione – c’è anche verde ma è un verde muschio di fogna - e ne valuta la capienza soddisfatto. In quel momento la signora si volta verso di lui e accenna un sordido ghigno di scherno. Dario si affretta a infilare il portapenne nel cestello e si allontana rapido.


Nel portapenne metterà quegli evidenziatori che stanno sempre sparpagliati sulla scrivania, la gomma bianca, una matita 2B, la biro dell’Hotel Palace e un pennarello nero indelebile a punta grossa. E la cucitrice.


Dario passa accanto alle corsie accessori per auto ed elettricità. Sta per tirare dritto verso il reparto cucina quando nota una commessa che mette a posto i deodoranti per auto. Non è bella, ha una faccia strana, allungata, con gli occhi un po’ sporgenti e la fronte ampia. Gli occhi però sono azzurri. E poi ha un piercing al sopracciglio destro e uno sotto al labbro. Si volta un attimo verso di lui e sorride. Poi torna ai suoi deodoranti. Arbre magic, Ambipour e roba così. Dario la fissa, immobile. Fissa i suoi piercing. Cazzo, pensa Dario. Se non avesse quei piercing sarebbe un vero cesso. O comunque sarebbe del tutto insignificante. Sarebbe un cesso insignificante, punto. Invece mi piace un sacco, pensa Dario. Cioè, non come Simona, ovvio. Anche perché Simona è bellissima. Questa qui invece, beh. Tutto sommato non è così brutta. È particolare, un tipo particolare.


Simona è una modella in confronto. Ma non ha piercing o tatuaggi. Non veste alternativa. Quella sera era vestita di nero. Gonna a tre quarti, abbastanza stretta, che si allargava in fondo. Scarpe nere col tacco grosso, non troppo alto. Una camicetta viola e un maglioncino nero, legato coi lacci lunghi che facevano due o tre giri in vita. Calze viola: unico dettaglio stravagante dell’insieme. Si fa per dire.


In ogni caso, non si era vestita così per uscire con Dario.


Simona era fidanzata. Da dieci anni.


Dario si era messo la giacca di pelle. Le All Star viola. Aveva una gran voglia di vedere Simona. Aveva preso la macchina. Aveva guidato senza pensare a niente. Prendendo un paio di sensi vietati nelle strade strette della città muta. Si lasciava trasportare in giro, per viottoli e viali. Poi la tangenziale, con le luci arancioni che galleggiavano come dischi volanti nella foschia notturna. E strade buie, tra campi affacciati alle stelle. Dario toccava appena il volante. Decideva la macchina. E la macchina stava andando da Simona.


La tipa coi piercing si volta verso di lui e gli chiede se ha bisogno. Hai bisogno, dice. Ma non lo chiede con quel tono scocciato che hanno di solito le commesse. Lo dice con dolcezza, come se gliene importasse davvero qualcosa. Si ferma anche, mentre lo dice e piega la testa di lato. Lo guarda. Lui fa no, con la testa. Lei alza le spalle e torna ai suoi odori anti puzza per auto. Roba che fa vomitare peggio di un barbone che si è pisciato addosso. Dario pensa alle sopracciglia di Simona che si alzano. A lei che dice qualche battuta acida. E perde all’istante tutto il suo interesse per la tipa coi piercing. Scivola via, letteralmente. Gli piace far scivolare le scarpe come se stesse sciando. Questo quando ha le All Star e il pavimento è abbastanza liscio. Le All Star viola, come quella sera.


Si avvicina al banco salumi e prende un numero. Il 16. Adesso sono al 5. Una signora rotonda senza collo, con i fusò neri e le scarpe alte alla caviglia col tacco tozzo e una fibbia dorata di fianco, prende: un etto e mezzo di cotto quello in offerta, due etti di coppa, un etto di crudo San Daniele, una mozzarella fresca, una vaschetta di insalata russa e una di capricciosa, due etti di salame Milano, tre tomini, un pezzettino di gorgonzola, basta così grazie.


Dario aspetta che arrivi qualcun altro per liberarsi del proprio numero con un gesto di estremo altruismo. Un uomo con la barba e la cravatta. No. Un ragazzino lampadato. Nemmeno. Una ragazza bionda, coi jeans stretti e gli stivali da cowboy. Si avvicina col carrello. È concentrata sulla lista della spesa che tiene in mano. Dario spera che si fermi al banco salumi. Lei rallenta, sempre leggendo la lista. Alza gli occhi, sono verdi. Dario la sta fissando. Lei si ferma. Poi prosegue.


Affanculo, pensa Dario. Accartoccia il suo numerino nella mano e se ne va.


Simona lo aveva illuso. Lo aveva fatto sentire speciale. Sei pieno di sorprese, gli diceva. Ci siamo conosciuti in un momento sbagliato della vita, gli ripeteva. Sei la persona giusta al momento sbagliato. Affanculo. Quale cazzo di momento sarebbe stato giusto? Simona era fidanzata da dieci anni. Dieci anni prima sarebbe andato bene? Certi giorni lei lo rendeva euforico, certi altri lo faceva impazzire di rabbia e frustrazione. Devo sforzarmi di trovare il modo per trasformare quello che provo per te in una semplice amicizia. Così diceva Simona. Devo sforzarmi. Starò male ma ce la farò.


Perché devi sforzarti? Pensava Dario. Non sforzarti, cazzo! Non reprimere i tuoi sentimenti! Lasciali fluire liberi! No. Non è proprio possibile. Mi spiace.


Ormai era quasi arrivato. Vedeva le luci della città. Certo non sapeva dove trovarla, ma avrebbe cercato ovunque. Lei avrebbe potuto essere al cinema, o a casa di amici o del fidanzato. Allora sarebbe stato tutto inutile. Comunque Dario aveva deciso di provare, non poteva più stare senza di lei, aveva bisogno di vedere la sua faccia, di sentire la sua voce, di respirare il suo profumo.


Una candela profumata, ecco cosa mi serve, pensa Dario. Una di quelle nel bicchierino di vetro. Quella verde, relaxing green. Sono ottime per togliere la puzza di cibo e creano un’atmosfera rilassante. Un’atmosfera rilassante è quel che ci vuole. Alcune però hanno un odore nauseante, dolciastro. A volte le tengono insieme ad altre candele, ma più spesso sono nel reparto pulizia della casa insieme agli spray profumati e i deodoranti domestici. Dario pensa a quando accenderà la sua candela relaxing green e si godrà quell’aroma rilassante accucciato sul divano. Con la tivù spenta e le luci basse. Si infila nella corsia e incomincia a scandagliare gli scaffali dei deodoranti.


Dario crede nel destino. Il destino che ha portato Simona da lui. Il destino che lo condurrà da lei. Immagini della città vuota gli scorrono accanto. Un taxista che fuma davanti alla stazione appoggiato alla sua macchina, giardinetti oscuri, invasi di presenze invisibili, accecanti vetrine al neon, congelate su un fermo immagine che nessuno sta guardando, auto che scorrono senza meta sui vialoni deserti. Su una di quelle auto c’è Dario.


Si ferma in un locale. La gente, fuori sul marciapiede, fuma. Facce sconosciute lo guardano distrattamente. Entra e si fa largo tra la folla. Simona è seduta ad un tavolo in fondo alla sala, accanto al fidanzato e alcuni amici. Le luci sono basse ma lei lo vede. Si alza di scatto e va in bagno. Dario si guarda intorno.     


La candela non c’è. Non solo non c’è quella verde, ma non ci sono nemmeno quella arancione, oriental nights o quella bianca, vanilla. Dario guarda ancora con attenzione, si concentra su uno scaffale per volta. Niente. Abbandona il suo cestino e si lancia alla ricerca del reparto candele. A volte c’è un espositore. Cammina veloce tra la gente lanciando rapide occhiate alla merce che gli passa accanto. Lui è fermo. Miriadi di colori e luci si mischiano tutto intorno. Non la trova. Torna dalla tipa coi piercing. Lei si volta piano e lo vede.


Lui entra in bagno. Si guarda allo specchio e inizia a piangere.


Lei si volta piano e lo vede. No. Non è proprio possibile. Mi spiace.   


Dove sono le candele, chiede Dario trafelato. In fondo a questa corsia, dall’altra parte. Dall’altra parte. Mentre lo ripete è già lì. Ci sono incensi e candele generiche. Se lo sentiva.


Torna indietro a grandi passi superando la tipa. Trovata? Chiede lei. Ma Dario non risponde. Pensa a Simona e gli viene da piangere.


C’è solo una cosa da fare. Uscire dal supermercato. Torna alla porta scorrevole che questa volta è in ritardo. Apriti, cazzo! Ma la porta è chiusa. Al di là delle porte vetro il sole sta calando incandescente sul profilo nero delle cascine. La parola giusta non è cazzo, è sesamo. Mentre lo pensa le porte si spalancano. Corre alla macchina e mette in moto.


Forse è ancora in tempo.  


Occhio...

Attenzione perchè non c'è niente di più pericoloso che far incavolare sul serio una persona buona....


...e non sto parlando di me , perchè io non sono tanto buona!

21 giugno, 2007

Sonetto 130

Meno famoso del celebrato Sonetto 18, non meno bello, sicuramente più originale.


 


Sonnet 130


My mistress' eyes are nothing like the sun;
Coral is far more red than her lips' red;
If snow be white, why then her breasts are dun;
If hairs be wires, black wires grow on her head.
I have seen roses damask'd, red and white,
But no such roses see I in her cheeks;
And in some perfumes is there more delight
Than in the breath that from my mistress reeks.
I love to hear her speak, yet well I know
That music hath a far more pleasing sound;
I grant I never saw a goddess go;
My mistress, when she walks, treads on the ground:
And yet, by heaven, I think my love as rare
As any she belied with false compare




Il bardo è sempre il bardo...

20 giugno, 2007

Guinness

Questa storiella risale al mio primo viaggio in Irlanda...era il lontano 2003.




After the Britain Beer Festival, in London, all the brewery presidents decided to go out for a beer.


The guy from Corona sits down and says,"Hey Senor, I would like the world's best beer, a Corona." The bartender dusts off a bottle from the shelf and gives it to him.


The guy from Budweiser says, "I'd like the best beer in the world, give me 'The King Of Beers', a Budweiser." The bartender gives him one.


The guy from Coors says, "I'd like the only beer made with Rocky Mountain spring water, give me a Coors." He gets it.


The guy from Guinness sits down and says, "Give me a Coke." The bartender is a little taken aback, but gives him what he ordered.


The other brewery presidents look over at him and ask "Why aren't you drinking a Guinness?" and the Guinness president replies, "Well, I figured if you guys aren't drinking beer, neither would I."

A casa da sola

Ieri sera sono tornata a casa tardi perchè sono andata a cena dai miei, volevo vedere il piccolo Rory. Ero stanca morta, quindi alle 10.30 ero a casa. In questi giorni la mia casa è ancora fresca, in confronto alla temperatura esterna. I muri spessi e vecchi tengono ancora fuori il caldo afoso. Quindi giro la chiave nella toppa e con vero piacere mi ritrovo nel mio freschissimo corridoio. Sono a pezzi, ma ho qualche faccenda da sbrigare. Prima di tutto bagno i fiori, che con questo clima sono messi a dura prova, ma mi danno comunque grandi soddisfazioni (anche la mia rosa striminzita ha un bocciolo). Riordino la cucina e la mia stanza, che dopo una settimana in cui non ero mai a casa e un weekend passato in giro, ormai avevano le sembianze di due piccoli magazzini. Fatto ciò, mi dò una rinfrescata, preparo la caffettiera per la mattina dopo e mi butto sul letto. Leggo una rivista di arredamento (anche se adesso non ho più bisogno, sono rimasta affezionata a questo genere di letture) e poi mi dedico al mio libro. Dopo un po' il caldo mi passa, le gambe si rilassano, e la schiena si riposa. Penso con un pizzico di paura che mi piace vivere da sola. Mi bruciano gli occhi, spengo la luce e accendo l'ipod, la musica mi culla verso il mondo dei sogni, ma a mezzanotte e mezza mi telefona Darcy che, poverino, è a Nizza per lavoro. Mi mancava solo quella chiacchierata per andare a nanna tranquilla...Vivere da sola non è poi sto gran che.

19 giugno, 2007

Pensieri...

Un'amica semidrepessa fornisce innumerevoli spunti di riflessione. Nel dirle di essere fiera di se stessa, di non arrendersi e di continuare a vivere, perchè un giorno l'entusiasmo tornerà, mi sono ritrovata a pensare agli aspetti di me di cui posso andar fiera.

Mi è subito tornata alla mente la mia laurea, percorso lungo e  tortusoso, ma conclusosi con soddisfazione.
La mia casa, che da due anni e mezzo miglioro a poco a poco.
La mia vita lavorativa, partita con un stage non remunerato in un posto dimenticato da Dio e che ora procede con un lavoro che non avrei mai detto sarei stata in grado di fare.
Un paio di scelte di vita, difficili, travagliate, meditatissime, ma che ora mi inorgogliscono, perchè c'è voluto tanto coraggio.

Mio papà, nei momenti grigi, mi ha sempre detto che sono una persona forte: che avesse ragione?

Rory

Ieri sera è arrivato a casa il piccolo Rory, meraviglioso micino. E' un batufolo grigio e morbido, con gli occhi azzurri e un vocino squillante. Mamma certosina e padre ignoto. Ha circa sei settimane, ma la mamma non lo allatta più, mangia già da solo.
Appena arrivato mio papà l'ha preso in braccio, se l'è messo sulla pancia a dopo qualche carezza si è subito addormentato. E' bravissimo, tranquillo, almeno per adesso....è pur sempre un gattino!
In pausa pranzo vado a trovarlo!

18 giugno, 2007

Tra un mese....

...cominciano le mie vacanze.
Il 19 luglio partiamo per Napoli, in serata dovremo essere a Sorrento. Ci sarà da divertirsi, ne sono certa, spero solo di non morire di caldo....
Il 20 torniamo a casa, facciamo le valigie e il 22 partiamo per Rodi, dove faremo scalo per poi raggiungere un'altra isola greca poco conosciuta. Era forse l'unica che Darcy non ha ancora visitato (immagino che tra poco gli daranno il doppio passaporto). Staremo in Grecia 2 settimane, dove ho intenzione di riposare, mangiare bene, nuotare e, se mi sarà concesso, abbronzarmi un po'. Tipo assumere il colore di un essere umano e abbandonare quello della mozzarella con le lentiggini.
Il 5 agosto tornermo, ma il 1 settembre partiremo per la Scozia. E' un anno che parliamo di Edimburgo e finalmente ce l'abbiamo fatta. Non mi sembra ancora vero.

Secondo la nostra guida a settembre è bella stagione, quindi non dovrebbe piovere, almeno non molto. Secondo la nostra guida. Secondo me la nostra guida mente.

Ma è lo stesso!

Trentenni

Com'è possibile che un UOMO, quasi trentunenne, con una ragazza fissa da 6 mesi, possa innamorarsi DUE O TRE VOLTE, nell'arco di uno stesso pomeriggio, di altre donne??



Orta San Giulio, sabato pomeriggio.

Il mio più caro amico, quello che considero un fratello, non QUASI un fratello, ma proprio un fratello, mi dice che alla vista di un paio di avvenenti (discutibile) fanciulle, si è innamorato, prima di una, poi dell'altra e poi forse di un'altra ancora. "Ma caro," gli dico, "tu a casa hai una ragazza, morosa, fidanzata, come cavolo la vuoi chiamare, che stravede per te...avete organizzato viaggi, vacanze, fatto regali insieme...non starai mica parlando seriamente?"
Mi guarda con la faccia da cane bastonato e mi risponde: "E' colpa mia, forse non sono proprio coinvolto".

Sono rimasta senza parole. Non sapevo più cosa dire!!! O meglio, avrei voluto dirgli così tante cose, che in gola mi si è formato un collo di bottiglia e non uscivano più suoni.

Pensarci prima di prenotare le vacanze? Di presentarla a tutti? Di farle credere cose non del tutto vere?
Pareva brutto?

Se non fosse stato lui, chissà, forse sarei riuscita a parlare. Eravamo fuori da una chiesa, quindi è meglio così.

14 giugno, 2007

Milano, Torino, Roma...

Da un po' di tempo a questa parte, in ufficio serpeggia la voce che in un tempo non tanto lontano verremo trasferiti a Torino. Le possibilità, se questa voce avesse fondamento, sarebbero due: lavorare nell'attuale sede torinese, situata in culo ai lupi o quasi, oppure sperare in una nuova fiammante sede nella dorata area di Porta Susa. Il primo caso si tradurrebbe in circa 1.30h di viaggio per andare e altrettanto per tornare, il secondo in 40 minuti in un senso e 40 minuti nell'altro. Certo che la musica è ben diversa.
Per adesso brancolo nell'incertezza, nel dubbio. Ciò che è certo è che poteva andare peggio: una delle potenziali alternative era Cinisello Balsamo, ridente località alle porte di Milano che neanche la metropolitana osa toccare.
Premetto che ho studiato nel capoluogo lombardo, quindi provo un certo affetto per questa città così tanto schifata dai non milanesi. E' vero, Milano non è Roma (regina incontrastata del mio cuore), ma bisogna ammettere che, se presa per il verso giusto, anche Milano può offrire qualcosa oltre all'assenza di parcheggio, al traffico, allo smog e agli affitti senza senso. A volte offre lavoro, forse più di altre città e quando capita, bisogna saperlo cogliere e avere spirito di sacrificio.
Detto ciò, io francamente preferisco Torino. Dopo le  Olimpiadi ha cambiato faccia, si è rifatta il trucco. Come non restare affascinati dalle piazze del centro storico, dalle colline che si intravedono in fondo alle strade dritte come fossero state disegnate col righello, ma soprattutto dagli insuperabili panini che i bar torinesi spacciano? Uso questo verbo non a caso perchè mi danno dipendenza.
Se dovessi lavorare in zona Porta Susa, mi adatterei a fare la pendolare (storia già vista, l'ho già fatto in un'altra vita), poi ho la fortuna di avere amici in zona, quindi potrei anche vivere maggiormente la città.
Si vedrà. Certo che Roma...ma di Roma non si parla e poi chi ci vive e lavora non ne parla un gran che bene. Forse è meglio viverla come posso farlo io, da semi-turista che minimo ci va una volta all'anno e si sente quasi a casa perchè ci vivono i miei unici parenti.
Ecco, adesso ho voglia di tornarci.


13 giugno, 2007

Sarà un caso....

Come ho già scritto, sabato scorso sono stata ad una bellissima cerimonia nuziale. Gli sposi hanno voluto che il quartetto di cui fa parte Milady accompagnasse alcuni momenti della cerimonia. Per me era un'ottima occasione per sentire qualcuno che sa cantare (in questo mondo di oche starnazzanti) e per rivedere Milady, dato che siamo amiche da tempo immemore, ma ci vediamo davvero con una frequenza scandalosa.
Avendo numerosi matrimoni in agenda per il 2007, come ho già raccontato, mi sono equipaggiata di vestiti accessori nuovi fiammanti.
Ma sabato non mi vedevo bene con nessuno di questi. Ho provato quello grigio, quello marrone, quello nero...uff, niente da fare. Ad un certo punto vedo dall'armadio far capolino la mia vecchia gonna verde brillante (altrimenti detto verde ramarro), la provo, abbino una camicetta con qualche paillette, cintura, scarpe e via! Così funziona, sono soddisfatta.
Al matrimonio rivedo Milady. Sarà un caso, ma indossava un completo dello stesso colore vivace e brillante. Io e lei in verde tinta unita in mezzo ad un trionfo di nero, rosso (eh già) e fantasie vintage.
Sarà anche un caso, ma la classe non è acqua.

11 giugno, 2007

9 giugno 2007

Sabato sono stata al matrimonio di due amici. Belli come il sole, felici come non mai.

Anche il luogo era incantevole, sia la chiesetta che il panorama circostante.

Niente in confronto al piacevole pensiero che mi è passato per la testa: con tutto quello che ci capita intorno, meno male che ci sono ancora coppie così, solo a vederli ci sente meglio, pieni di speranza. In generale, per tutto.

Citazione tardiva

"Lei lo fissò. Si chiese come avesse fatto lui a non capire...Ma cos'aveva la bellezza fisica? Rendeva stupidi, oltre che ciechi e sordi?"

Nessun Testimone, Elizabeth George


Questa citazione arriva con parecchio ritardo, soltanto perchè non avevo un luogo dove pubblicarla. L'ho tenuta da parte per un bel po' e adesso finalmente può uscire allo scoperto.

08 giugno, 2007

Giappone, credo.

Questa notte ho fatto un sogno bellissimo.

Sono in aereo con Darcy, stiamo facendo un lunghissimo viaggio e come accade in questi casi, sento le caviglie gonfie, le gambe pesanti, il sedile scomodo...uffa ho voglia di scendere.
Finalmente arriviamo a destinazione. Siamo in Asia, in un luogo non ben precisato, io credo sia il Giappone perchè ogni tanto parliamo di andarci, prima o poi. Telefono subito a casa, non curante delle tariffe e del fuso orario, avviso mamma che siamo atterrati, che va tutto bene, che siamo in un luogo spettacolare. Ed è vero! Uscendo dall'aeroporto, il panorama che ci si presenta davanti è così affascinante....una leggera foschia avvolge una strana, rigogliosa vegetazione, si intravedono gli alti templi, con le loro ripide gradinate, delle vette incorniciano il tutto. Respiro profondamente, sto bene. Prendo Darcy per mano e ci incamminiamo per non so dove.

Riemergo pian piano dal mondo dei sogni...anche se in realtà non c'è, sento ancora la mano di Darcy nella mia. Mi sveglio del tutto, sono riposata. Questa mattina niente capogiri.

Follia...


Osservate con quanta previdenza la natura, madre e artefice del genere umano, ebbe cura di spargere dappertutto un pizzico di follia. [...] Se, infatti, secondo la definizione stoica, la saggezza consiste solo nel farsi guidare dalla ragione, mentre, al contrario, la follia consiste nel farsi trascinare dalle passioni, perché la vita umana non fosse del tutto improntata a malinconica severità, Giove infuse nell'uomo molta più passione che ragione [...] Se i mortali si guardassero da qualsiasi rapporto con la saggezza [...] la vecchiaia neppure ci sarebbe, e godrebbero felici di un'eterna giovinezza. [...] La vita umana non è altro che un gioco della Follia.


07 giugno, 2007

E' frustrante....

Vicino a me c'è una persona in grossa crisi. Continua a farsi del male. E' vero che in parte ha avuto sfortuna, ma è altrettanto vero in gran parte se l'è cercata. In questo momento è sorda a qualunque consiglio, a meno che non coincida con ciò che lei ha in mente di fare. Parlo, parlo, parlo per ore, ma lei non mi ascolta. Fa finta, mi guarda, annuisce con la testa, fa cenni di assenso, ma in realtà non sente una sola parola. Ha già deciso che, come se non bastasse il male inflitto da altri, se ne farà anche da sola. E' entrata in un vortice distruttivo e io non riesco a farla uscire. Mi sento come se non avessi voce, è frustrante.
Perchè non mi ascolta? Perchè non riesco a farle cogliere, almeno per un istante, il mio pensiero?


I have decided to leave you forever. 

I have decided to start things from here. 

Thunder and lightning won't change, 

What I'm feeling and the daffodils look lovely today, 

And the daffodils look lovely today, 

Look lovely today...

Conto alla rovescia

E' un po' prestino, ma io comincio il conto alla rovescia per le ferie: manca un mese e 12 giorni....ce la posso fare.
Forse.

06 giugno, 2007

Sognare non costa niente...

In questo tiepido, piovoso pomeriggio di giugno, invece che essere chiusa qui dentro a tirare le fila come un ragnetto, mi piacerebbe essere nel girdino di casa mia, comodamente seduta su una sdraia di legno con i cuscini a fiori. A fianco della sdraia c'è un tavolo con una brocca di thè freddo al limone. La pioggerella cade fresca, ma tanto tavolo e sdraie sono sotto un grande ombrellone. Leggo mentre sorseggio il thè e mi godo il profumo della terra intrisa di pioggia, dell'erba umida. Non ci sono altri rumori oltre a quello delle gocce di pioggia che cadono sulle foglie degli alberi. Che meraviglia. Alzo gli occhi dal libro e mi guardo intorno, ammiro i colori del mio giardino e la mia bella casa con gli infissi bianchi. Il bovaro del bernese e i micioni si sono accucciati davanti alla porta d'ingresso. Sonnecchiano.

Sognare non costa proprio niente....

...altro che thè freddo! nella realtà in questo momento sarebbe più opportuna una Guinness, ma di quelle buone...



05 giugno, 2007

Musiche e momenti

Questo è un giochino che girava nei blog tempo fa, quando io ancora non avevo il mio posticino.
Adesso posso pubblicarlo.



PRIMO DISCO ACQUISTATO : Like a Virgin di Madonna (era una cassetta)
ULTIMO DISCO ACQUISTATO : Parachutes dei Coldplay (ma recentemente!)
DISCO CHE HA CAMBIATO LA TUA VITA : Abbey Road dei Beatles e Achtung Baby degli U2
COPERTINA PREFERITA :  Remasters dei Led Zeppelin e Best of 1980-1990 degli U2
DISCO IMBARAZZANTE : uno qualunque di Laura Pausini
LA CANZONE CHE VORRESTI AVER SCRITTONightswimming dei REM
QUELLA CHE VORRESTI FOSSE STATA SCRITTA PER TE : Romeo and Juliet dei Dire Straits
QUELLA CHE TI FA VENIRE IN MENTE LA TUA INFANZIA:  Mister Mandarino dei Matia Bazar e la Quinta Sinfonia di Beethoven (non proprio una canzone...)
QUELLA CHE TI FA VENIRE IN MENTE LA TUA ADOLESCENZA: Knockin' on Heaven's Door versione Guns ‘n’ Roses
QUELLA CON CUI VORRESTI SVEGLIARTI: You make me feel (Like a natural woman) di Aretha Franklin
QUELLA DA SUONARE CON GLI AMICI SULLA SPIAGGIA: Wish you were here dei Pink Floyd (un po’ un sacrilegio)
QUELLA CHE NON VUOI SENTIRE MAI PIU' : Coca Cola di Vasco Rossi (mi si scatena l'orticaria)
QUELLA CHE ODIAVI MA ADESSO AMI : Desire degli U2
QUELLA CHE VORRESTI AL TUO MATRIMONIO : If I ain't got you di Alicia Keys
QUELLA CHE VORRESTI AL TUO FUNERALE : She moves through the fair, trad. Irlandese versione Sinéad O'Connor
QUELLA CHE NON CONOSCERESTI SE NON FOSSE PER UN TUO AMICO: Wise up di Aimeé Mann
QUELLA PER QUANDO SEI INCAZZATO : I will survive versione Cake
QUELLA CON IL MIGLIOR FINALE : Hey Jude dei Beatles
QUELLA CON IL MIGLIOR INIZIO : Shine on you crazy Diamond dei Pink Floyd
QUELLA CHE PIU' TI ESTRANIA DALLA REALTA': Midnight walker di Davy Spillane (sfido chiunque a non estraniarsi)
LA MIGLIORE DI UNA COLONNA SONORA : The commitments di Alan Parker
QUELLA PER USCIRE CON GLI AMICI E FARE BARACCA: My Sharona degli Knack
QUELLA CHE FA PIù PAURA AL BUIO: Shape of my heart di Sting dal film Léon
QUELLA DA CANTARE SOTTO ALLA DOCCIA : non canto!
QUELLA CHE TI FA VENIRE VOGLIA DI BALLARE : I know my love, trad. Irlandese versione Chieftains + Corrs (per me diventa impossibile star ferma)
QUELLA CON IL MIGLIOR DUETTO : In a Lifetime dei Clannad cantata da Bono e la sorella di Enya (credo si chiami Marie)
QUELLA CON CUI FARE L'AMORE : Teardrop dei Massive Attack, ma non solo

Anno nuovo, vita nuova

Non sono impazzita. E' che dove lavoro io, il 31 maggio si festeggia il capodanno, quindi dal 1 giugno siamo nell'anno nuovo. Mi sono presa tanti di quei mal di pancia....per fortuna poi sabato e domenica sono stata al mare, così mi sono rilassata, riposata, rigenerata e, non ultimo, ieri a Milano alla super riunione ho potuto sfoggiare un minimo di colorito in più rispetto alle tante colleghe rimaste nella piovosa pianura padana.
La riunione è stata una noia colossale: tutti gli anni la stessa menata...Di sera, a casa, per digerire tutti i veleni, mi sono concessa una tisana all'ortica (boh, non so se fosse l'intruglio giusto). In ogni caso ero talmente provata che poco dopo sono crollata come un salame.
Stamattina vedo tutto con un certo distacco. Devo ringraziare alcune persone che in questi giorni di transizione mi hanno sopportata, supportata, confortata, capita e soprattutto mi hanno ricordato le cose davvero importanti della vita.
Il lavoro è solo lavoro, si sa...Però ieri, in treno tornando da Milano, mi immaginavo un dialogo con un cliente, le cose che avrei detto, le  domande che avrei fatto e mi sono detta...caspita, ma cosa potrei fare se non facessi questo lavoro?? Non so se sono capace a stare senza....Mi diverto! Ancora.
Almeno per quest'anno.

01 giugno, 2007

Silenzio

Stamattina mi sono svegliata con mal di testa tremendo.

La cosa che più mi manca in questo momento è il silenzio.
Invece qui dentro è un continuo squilli di telefono, dita che corrono sulle tastiere, urla e risate che arrivano dalle salette...mi scoppia la testa....