27 novembre, 2011

Home alone, with the baby

Sono a casa da sola con la Ballerina: Darcy è partito oggi per lavoro e starà via fino a mercoledì sera. 
Stamattina siamo uscite presto, abbiamo pranzato dai nonni, nel pomeriggio siamo uscite di nuovo e poi, dopo la merenda qui a casa, è passato a trovarci il meraviglioso padrino di Ballerina. Per finire, cena con gli altri nonni. 
Quando siamo rimaste sole era già quasi ora della nanna, ora la mia fagottina è nel suo lettino che dorme. 


Io, qui in soggiorno di fronte al pc e ad una tele muta, rifletto su questa giornata maritoless
E' stata una bella e tranquilla giornata, ma quanto mi manca Darcy... Non sono molto abituata a stargli lontano e queste trasferte (questa è la terza in due mesi e tra due settimane ce ne sarà una quarta) mi destabilizzano un po'. Mi mancano i suoi scherzi continui, mi manca vederlo con la bambina, mi mancano le sue lamentele perchè ha sempre fame, mi mancano gli occhioni da triglia che fa quando tenta di impietosirmi per qualcosa...


Penso ad una mia amica, che sta crescendo sua figlia da sola, sua figlia che ha un mese e mezzo meno della Ballerina. Una splendida bambina il cui padre sta decidendo se riconoscerla o no. Che lo faccia o meno, la povera piccola un padre mi sa proprio che non ce l'avrà, non quello, almeno. Non mi capacito di come un uomo possa aver bisogno di tempo per decidere se riconoscere o no la propria bambina, non capisco come possa trascorrere le sue giornate senza desiderare di abbracciarle, non capisco come possa anche solo pensare di non far parte della vita di quella creaturina.
La mamma invece si fa in quattro per trovare presto un lavoro che le consenta di pagare il mutuo che grava solo sulle sue spalle. Si fa in quattro per lei, perchè non le manchi nulla e per darle tutto l'amore del mondo, anche quello del padre che non ha. Ma quando la sera si butta sul letto, a pezzi per le fatiche di ogni giorno, è da sola. Si guarda intorno e vicino a lei c'è solo la tazza con la tisana. Mi ha confessato che le pesa, nonostante all'apparenza sia una roccia. Le pesa e tanto, non poter fare due parole, parlare dei progressi della bambina, scambiarsi un po' di affetto. Io per tre notti da sola mi sento già un po' immotivatamente triste, non oso immaginare quale forza abbia la mia amica. 


Sono le famose risorse che non sappiamo di avere, ma che quando è ora, saltano fuori.

21 novembre, 2011

Nebbia

Alla maggior parte delle persone che conosco, non piace. Mette tristezza, penetra nelle ossa, è indubbiamente pericolosa se si viaggia in auto, non permette al sole di farsi vedere. 
C'è però qualcosa nella nebbia che a me piace. Eccola là, direte voi, la solita Lizzie bastian contrario che odia il caldo e ama il freddo, che non andrebbe mai ai Caraibi a Natale, ma andrebbe volentieri, chessò, in Svezia. 
Un po' è vero, sono così, una specie di snob-climatica che guarda storto quelli che dicono "Argh, che palle sto freddo padano, farei un mese a Santo Domingo". Se io partissi oggi per Santo Domingo credo che il mio fisico collasserebbe nel giro di poche ore, perchè io sono fatta così, seguo pedestremente le stagioni come un animaletto che fa la muta: quando è inverno ho bisogno dell'inverno, stessa cosa per la bella stagione. 


Ma torniamo alla nebbia.
In certi casi, è fascinosa. 
Nasconde le cime dei palazzi più alti, le classiche brutture edilizie degli anni 60-70, rende tutti suoni ovattati, un po' come fa anche la neve, tutto sembra più calmo, silenzioso, rallentato. Intorno ai lampioni che emanano luce arancione, si creano degli aloni che hanno un che di fatato, di magico...quando è buio la città sembra popolata da tante, grandi lucciole.
E poi per me nebbia significa tornare a casa con la sciarpa umida e raggomitolarmi nel plaid, significa cioccolata calda al bar, significa preludio del periodo natalizio, quando la frenesia degli acquisti è ancora lontana, ma si comincia a pensare a cosa regalare a chi. 
Significa passeggiare per i viali e sentirsi sulla Luna, perchè sembra che tutt'attorno non ci sia nessuno, significa poter pensare, riflettere, stare con se stessi e potersi isolare, protetti e nascosti dalla nebbia e dal cappotto.


...Ma qui ovviamente interviene il mio indomabile lato sociopatico ^__^

18 novembre, 2011

Due parole col Dott. Freud

Mi sveglio nel mio morbidissimo lettone, Darcy sta già facendo il caffè, ne sento il profumo salire fino al mio naso. Mi alzo, spalanco le tende e vado nella cameretta della Ballerina: che bella, è tutta arredata di bianco, con un sacco di peluches in giro. Prendo la bimba, scendo l'ampia scalinata e raggiungo Darcy in cucina, dove facciamo colazione tutti insieme. La cucina dà sul retro, da dietro le tende intravedo il bel giardino: quanto ne sono fiera. Lascio per un po' la piccola col suo papà, che se la sbaciucchia tutta. Io risalgo, faccio una doccia rapida e mi vesto. Adoro avere un armadio così grande! Ecco, scelgo un vestito strambo di Marc Jacob, è talmente strambo che non riesco neanche a descriverlo...
Quando scendo Darcy è ai fornelli e la bambina ridacchia dal seggiolone.
Dopo un'oretta esco dalla nostra splendida casa (due piani, mattoni rossi, infissi bianchi...) con la Ballerina, insieme attraversiamo St. John's Wood e ci spingiamo fino a Maida  Vale, dove prendiamo la metro e ci dirigiamo verso il centro: ci aspettano le amiche per un giretto di shopping non troppo alternativo (vorranno andare a Convent Garden, penso tra me e me)....


...E poi sento la piccola che si lamenta, mi chiama...ma cos'ha? Caspita, piangiucchia...
Apro gli occhi. Azz. Stavo sognando! Vado dalla Ballerina, le accarezzo la testolina e lei, tesoro, riprende sonno. Torno a letto, chiudo gli occhi sperando di riprendere da dov'ero rimasta, ma niente. Quella specie di sogno fantastico rimarrà tale, ovviamente. 


MA chi dice che i sogni esprimono il nostro subconscio? Questo era conscissimo!!!!

08 novembre, 2011

Forse tradirò me stessa

Fin da ragazzina ho sempre detto che avrei avuto più di un figlio, con la spensierata inconsapevolezza di quando si è troppo giovani per capire che non sono cose pianificabili.


Sono figlia unica, figlia di due figli unici. Ne ho sofferto, inutile tentare di negarlo. Ho sofferto perchè non avevo zii e cugini e ho sofferto perchè non potevo conoscere il legame che lega fratelli e sorelle. 
Quando avevo otto anni ho invidiato pazzescamente un mio amico, anzi IL mio amico, perchè i suoi genitori gli avevano regalato un fratellino. 
E nello stesso modo pazzesco ho cominciato a colpevolizzare i miei per aver scelto di lasciarmi figlia unica. Per me era inconcepibile: mia madre sbandierava a destra e a sinistra quanto fosse stato sereno il suo parto e quanto io fossi stata una bambina d'oro e poi, nemmeno un seguito?? Folli. Senza contare che mi lasciavano potenzialmente sola al mondo! Senza cugini, senza fratelli. Ai miei occhi erano due egoisti irresponsabili che per motivi meramente economici e di (loro) comodo, avevano scelto in modo consapevole di privarmi di qualcosa di speciale. 
Quanta, quanta tristezza quando sentivo i racconti dei compagni di scuola che parlavano dei loro fratelli/sorelle....Sapevo che io non avrei mai vissuto quelle situazioni, provato quei sentimenti. Che ingiusta privazione, mi ripetevo incarognita. 
Certo, avevo le amiche, anche una con cui ci chiamavamo "sorella" (figlia unica anche lei), ma ammettiamolo, non è la stessa cosa. Con lei non condividevo la cameretta, non ci pranzavo insieme a Natale, non andavamo insieme in vacanza.
Così, animata da questo sentimento, mi sono sempre detta che io non avrei privato mio figlio di tutto ciò di cui era stata privata sua madre.


Oggi, vacillo. Col cuore a pezzi, vacillo. Io non voglio, non voglio davvero, lasciar sola la Ballerina. Vorrei con tutta l'anima che un giorno avesse un fratello o una sorella. Ma. Ma io ho già quasi 36 anni, Darcy due di più. Se anche il secondo figlio sarà "laborioso" come la Ballerina, passerà comunque molto altro tempo. Saremo due genitori vecchi? E i rischi per la salute? Che angoscia...


Poi c'è il lavoro. Già cosi sono in crisi nera, se dovesse capitarmi un'altra gravidanza, apriti cielo.


E per finire, il dolore e la paura. Giaggià, perchè io, madre snaturata, non ho per niente dimenticato i dolori del parto col sorriso della mia bambina. Ovvio, quando lei mi guarda e mi sorride io volo in Paradiso, ma non ho dimenticato un bel niente. Non ho dimenticato le ore di indecisione dei medici su da farsi. Non ho dimenticato l'induzione "meccanica", con la sua invasività e con le sue 12 ore di durata. Non ho dimenticato la furia delle contrazioni portate dall'induzione "chimica". Non ho dimenticato il nervoso, la paura e l'angoscia di quando, tolto il foley, la Ballerina ha avuto ore e ore di tachicardia notturna e io ero là, da sola, con l'ostetrica che non mi toglieva mai il monitoraggio perchè il battito era troppo accelerato. Non ho dimenticato niente e credo che non potrò mai dimenticare.


Non mi sento libera di scegliere altre strade, un'altra struttura. Sebbene io mi stia informando e abbia la più cara amica che lavora in un altro ospedale non lontano da qui, non mi sento libera, non mi sento appoggiata in questa eventuale decisione da prendere. Credo che se rimanessi di nuovo incinta, mi verrebbe detto (e velatamente imposto) di restare qui, perchè alla fine è andato tutto bene.
Ma io non ne sono convinta e non sono sicura di voler ripetere l'esperienza. Poi magari da un'altra parte sarebbe lo stesso, ma almeno avrei provato a cambiare. Ma se non posso provare, se non vengo sostenuta in questa scelta...beh, con tutti questi dubbi che si sommano non so se ce la farò.


Ma forse è presto per pensarci, vero??

04 novembre, 2011

So never mind the darkness, we still can find a way

In giornate come questa, tipicamente autunnali, il cielo è cupo e pesante, l'acqua si riversa a terra come una cascata e le pozzanghere si gonfiano, diventando specchi in cui gli alberi giallastri guardano le loro chiome che tra pochi giorni non ci saranno più. In giornate come questa, in casa si accende la luce fin dal mattino, si beve thè caldo ad ogni ora e viene voglia di mangiare roba calda. 
Ringrazio il cielo di non dover andare a lavorare, mettere gli stivali, l'impermeabile e il cappellino anti-pioggia (odio e raramente uso gli ombrelli) e contemporaneamente covo un sottile e pungente senso di colpa verso me stessa, appunto perchè non lavoro, e risentimento invidioso verso chi invece, come Darcy, a lavorare ci va e torna pure a casa tardi perchè anche se il mondo si fermasse, è pur sempre novembre (nè Seavessi?)
In questa situazione di sentimenti shakerati a dovere dalla mia psiche instabile, mi stanno salvando gli assoli di chitarra del riccioluto Slash, che sarà pure un tamarro senza eguali, sarà pure uno strafatto, ma che volete che vi dica, quando lui suona e la sua chitarra parla, io volo in alto.


http://www.youtube.com/watch?v=8SbUC-UaAxE