22 maggio, 2014

Camminare da sola

Contro ogni regola, contro la scaramanzia, l'educazione, il buon senso e pure il buon gusto, vi dico una cosa: oggi mi hanno telefonato per un potenziale colloquio. Non è neppure certo che mi chiamino per un primo incontro e io son già qui che ve lo scrivo. Fa sorridere, ma ormai è fatta.

Questa telefonata è arrivata nel più classico dei momenti "quando meno te l'aspetti": quando l'estate è alle porte e immagini che nessuno assuma, quando stai facendo piani per le vacanze,  quando non sai assolutamente cosa vuoi fare, cosa cercare, chi diventare.

Ed eccola lì, la voce gentile di una donna che - indovino - è di mezza età, che mi dice di mandarle subito il cv, perchè l'azienda ha bisogno, sarebbero 6 mesi, ma con possibilità di proroghe.

Mi dice che non sono totalmente obsoleta, che c'è ancora qualcuno che ha bisogno di me, delle mie conoscenze e delle mie capacità. Mi dice provaci, provaci in fretta, indora più che puoi la pillola, colora il pane, lucida la chincaglieria.

Io ho fatto un po' come il pavone maschio: ho fatto la ruota. Mi sono autovantata cinque minuti di sapere qualcosa che quasi più nessuno studia, ma che in tanti ancora richiedono: il francese.

Apro la mail, dò tutte le sistematine del caso al cv e via, partito, verso l'ignoto. E ora aspetto.

Chissà se chiameranno.
Chissà come andrebbe il colloquio. Il tailleur è già lì, pronto e comprato per simili occasioni.
Chissà se sono simpatici.
Chissà se mi assumeranno.

Chissà se saprei camminare da sola.
Già, perchè finora, ho l'amara sensazione di non saperlo fare.

La vecchia me continua ad aggirarsi per casa e, per vie traverse, occuparsi di cose che non le competono più; la vecchia me non è ancora del tutto uscita di scena e comincio a chiedermi quando lo farà.

Subito dopo il siluramento dalla Multinazionale della Barca, ho lavorato in un'azienda calzaturiera che fa tra le scarpe più belle del mondo, di una strafamosa griffe francese (avete presente, quella della doppia C incrociata...). Ero all'ufficio campionario. Parlavo con gli stilisti. Ordinavo pelli, accessori. Avevo accesso ai disegni di collezioni future e la possibilità di avere sconti sulle scarpe e sui cosmetici. Una specie di Paradiso, insomma.
Eppure, vuoi la distanza (60km), vuoi la strada (trafficatissima), vuoi l'ambiente (ancora provincialissimo in cui sono sempre stata la forestiera), vuoi il mezzo di trasporto inadatto al percorso extraurbano (l'utilitaria presa in prestito da mia madre), tutti questi elementi hanno fatto sì che io non sia riuscita a camminare da sola per più di 4 mesi e poi, trovato uno spiraglio, ho mollato.
E fu così che poi, come sapete, sono finita in una microscopica azienda di servizi informatici dove ho patito le pene dell'inferno: shock delle dimensioni (19 dipendenti...io ero abituata a quasi 1000), ambiente refrattario (per usare un elegante eufemismo) alla nuova arrivata che non si capisce cosa fa, capo rozzo, con le idee molto confuse, capo che mi ha detto più volte "Arrangiati" che "Ciao". Il tutto per qualcosa che si è rivelato essere un non-lavoro a tutti gli effetti, un'attività destrutturata e senza un piano, avente come base solo gli umori di un singolo essere dispotico.

Ho retto finchè ha retto la mia schiena, il resto lo sapete.

Anche se non ho mollato come nel caso precedente, ma per motivi di salute seri, so benissimo che avrei mollato lo stesso, non si mente a se stessi, perciò non cambia niente...Ed eccomi qua, con un secondo caso in cui non sono riuscita a camminare da sola.

Ho un po' paura.
Ho paura che la vecchia me non se ne andrà mai. Perchè era lei che sapeva chi era, cosa sapeva fare e come farlo. Che si trovava bene dove stava e aveva imparato a lottare apertamente con chi le metteva i bastoni tra le ruote. E a volte vinceva. Quella consapevole delle sue capacità e del suo valore. Quella che aveva intorno a sè persone che conoscevano quel valore.

Ora, la fuori, sono sempre sola. Smarrita, non so più cosa so fare, cosa voglio e non so neanche più tanto bene chi sono, lavorativamente parlando, s'intende.

La mia esperienza, la mia professionalità, si è sfilacciata come una cordicella logora e bagnata, è diventata sempre più debole, fino a scivolarmi del tutto via dalle mani.

Cammino con la manina attaccata al muro, come facevo da piccola, perchè non mi fido delle mie stesse gambe e chissà, mi chiedo, se mai ri-imparerò a camminare da sola.


20 maggio, 2014

Riscoprirsi sportiva

Non sono mai stata una sportivona, una di quelle che consideravano l'appuntamento in palestra importante e irrinunciabile quanto quello con una cara amica. Non sono mai impazzita per la sala attrezzi, con i suoi invasati abitanti, esseri perennemente sudati, con in mano tabelle di attività e valori nutrizionali, esseri con un occhio sempre, immancabilmente buttato là, verso lo specchio, per darsi una controllatina alla zona critica.
Non sono mai nemmeno stata una maniaca delle tipiche attività più femminili: aerobica, step, gag...tutte queste amenità hanno finito per stufarmi, dopo poco.
C'era stato solo lo spinning, o race, chiamatelo un po' come volete, che contro ogni mia previsione, contro il mio più solido scetticismo, era riuscito ad appassionarmi un po' e a divertirmi, a recuperare la gioia di fare sport, che per me è rimasta (e lo è tutt'ora) sui campi da tennis e le piste da sci.
Ma la mia storia sullo spinning è triste e dolorosa, parla di persone care che si ammalano gravemente, parla di sofferenza. Quindi, non ne parlo, almeno non adesso.

E il tennis per il momento è ancora inaccessibile, così come lo sci e non solo per chiari motivi stagionali.

Tuttavia, dopo aver provato la pessima emozione del somi-immobilismo, ora che sto meglio ho proprio voglia di muovermi, di sentire i muscoli che lavorano, di non aver subito il fiatone, di sentire il cuore che pompa forte e il sangue che circola bene.

Per adesso sto solo camminando, non posso fare altro. Con Darcy, a fine giornata, un paio di volte la settinama, tre quarti d'ora di passeggiata di buon passo. A fine mese vedrò il dottore, lui mi saprà indicare le attività giuste ed io non vedo l'ora, letteralmente.

Questa cosa che mi è successa mi aveva fatto perdere completamente il controllo di me stessa, soprattutto del mio corpo. Non ero più padrona di nulla.
Ora, piano piano e con fatica, sto tornando io a comandare. In realtà spesso sento ancora del fastidio, sento che la gamba destra e debole, è ancora ben lontana dall'essere com'era, ma pian piano, ricostruiremo tutto.

Sì, ricostruiremo tutto.
C'è così tanto da riprendere in mano, che a volte mi spaventa. Poi ci rifletto un attimo e mi dico che no, non devo nè farmi spaventare, nè farmi prendere dalla fretta.

Poi un giorno, magari non tanto lontano, riuscirò a riprendere in mano lei:



13 maggio, 2014

Booknomination!




Ringrazio molto Mammavvocato che ha pensato a me per questa iniziativa.

Pensa e ripensa, sfoglia e risfoglia, alla fine ho deciso di postare un estratto da un romanzo che avevo già postato. Non è pigrizia, non è mancanza di idee...forse è eccesso di idee! Ci sarebbero talmente tanti brani, che non so nemmeno dove mettere le mani per ritrovare il libro! (in soggiorno? in studio? dai miei? oddio...). E poi alla fine dei conti, quel pezzetto di testo descrive così bene un luogo e persone che amo tantissimo e mi fa emozionare e rinvigorire quel sentimento ogni volta.
Quindi rieccolo.
Ah, naturalmente è in inglese, ma che ve lo dico a fare...

Ah2, perdonatemi ma non rinomino a mia volta i blogger per portare avanti l'iniziativa. Qui si trattasi di mancanza mia: mancanza di tempo per stare al pc, che nonostante tutto, devo ancora limitare al minimo. Dato che non vorrei fare delle nomination ad minchiam, chiunque abbia voglia può aderire, più circolano libri o pezzi di libri, meglio è.


"I love this country, she thought. I love it because it is soft and green and the sky is a theatre of white and grey and is so heart-breakingly beautiful in all its moods. I love it because of its people, who are frustrating and interesting and full of joy and sorrow, in equal amounts perhaps; who plot and scheme and yet find time to love one another and make songs and music and plant rhododendrons and write poetry and talk Gaelic and catch fish. I love it for all of that".

A. McCall Smith, "The charming quirks of others
"

12 maggio, 2014

Festa della mamma e capelli bianchi

Quando si è a casa, spesso tranquilli, perchè ancora forzatamente in convalescenza post intervento, capita di avere tanto tempo per pensare, per psicanalizzarsi, per rimuginare e a volte si scoprono cose che non ci piacciono neanche tanto: si scoprono aspetti di se stessi di cui faremmo a meno, che denigriamo negli altri e che spergiuriamo non ci appartengano.

Tuttavia.

Tuttavia sono lì, come i capelli bianchi, spuntano infingardi tra le colorate ciocche e si mettono in evidenza con tutta la loro odiosa sfrontatezza.

Stamattina.
Sto stendendo il bucato felice e contenta: felice della bella giornata che asciugherà tutto con un buon profumo di sole e contenta perchè ogni volta che esco sul balcone o guardo fuori dalla finestra e vedo tutto il verde che si distende rigoglioso dietro casa mia, mi si allarga il cuore.
Tra una molletta, una calzina rosa e una maglietta di Hello Kitty, ecco che si fa avanti il capello bianco: ieri era la festa della Mamma. Pfui. A me queste bieche feste consumistiche non piacciono, sono solo un raggiro per far spender soldi. La mamma si festeggia ogni giorno.
Già, la mamma.
E la mia? La festeggio ogni giorno? Direi proprio di no, anzi.
Il capello bianco si mostra in tutto il suo spessore e tutta la sua lunghezza.
Su fb ieri ho letto messaggi sdolcinati, lodi sperticate, frasi al limite dell'imbarazzante, parole talmente mielose dal sembrare false, ma anche auguri ben espressi, parole trasparenti, lucide e sincere. Mi ha morso una punta di invidia e non per non aver ricevuto simili auguri, perchè mia figlia non ha ancora tre anni non sarebbe in grado; il suo regalo, una stellina di vetro (decorazione di un vecchio acquario) accompagnato dalla frase "Mamma sei la più bella" è il più bel dono che lei potesse farmi.
Mi ha morso l'invidia verso chi riesce a fare simili auguri.
Per prima cosa io mi esprimo tanto bene qui quanto male a parole, ma questo lo sanno tutti e come ulteriore scusa accampo che è uno dei mali dei tempi dei social networks bla bla bla.
Mi punge dentro il fatto che forse e dico forse, mi piacerebbe saperlo fare e saperlo pensare.
Invece con mia mamma ci sono stati 26 anni di incomprensioni, di litigi, di battaglie, di lacrime, di grida, di rinfacciamenti.
Io mi sono sempre sentita non ascoltata, non presa sul serio, poco considerata e mettiamoci pure un poco stimata. Lei - credo - si è sempre sentita tagliata fuori, rifiutata.
Ma chi coinvolgerebbe una mamma che non ti prende sul serio e ti attacca sulle tue debolezze? Io no, non l'ho fatto.
Non lo faceva certo apposta, lei penso facesse del suo meglio, solo che i risultati dal mio punto di vista erano scarsissimi.
Poi, dopo la mia uscita di casa, le cose sono andate meglio, complice la sua età, che procedeva inesorabile portando più malleabilità e la mia - alleluja -  indipendenza economica.
Ora è un rapporto liscio, senza drammi e senza urla, ma lontano anni luce dai mammaseilamiavitailmiofaroilmiosoleelossigeno che leggo qua e là.

Ma il capello bianco è ancora lungo, caspita se è lungo.

Penso che io voglio essere il meglio possibile per la mia Ballerina e quindi, vaffan**** alla festa consumistica, mi sarebbe piaciuto un invito a cena, un fiorellino, una qualsiasi cavolata da parte di chi mi sta intorno che mi facesse capire che sì, sono una mamma a tutti gli effetti e questa cosa VA festeggiata. Non mi è bastata la stellina di mia figlia, avrei voluto di più.

Che oca, contraddico me stessa, vero? Sì, è vero, eppure è così, è il capello bianco, un lungo capello bianco che porta a galla invidie che non sapevo di provare e desideri che non sapevo di avere.

05 maggio, 2014

Finchè non si prova

Ma ci pensate? E' passato quasi un mese dal mio ultimo aggiornamento, un'infinità di tempo! Eppure sapete, oggi è la prima volta, da quel mio ultimo veloce aggiornamento, in cui posso sedermi tranquilla sul divano, mettermi comoda col pc sulle gambe e lasciar andare occhi e dita.

Mi sembra di essere stata via una vita. Perchè in effetti, sono stata via.

Dopo l'intervento sono stata in montagna, dove ho festeggiato in primis la mia ripresa e poi la Pasqua. Come al solito stare là ha un effetto benefico incalcolabile su di me, ma la mia bimba era al mare coi nonni, quindi dopo tre giorni io e Darcy ci siamo trasferiti dai monti ai mari.
Lui, dopo aver strafatto tutto l'inverno, si è finalmente concesso qualche giorno di ferie. Io non ne ho bisogno, la mia vita ora è tutta un essere in ferie, o per meglio dire, essere disoccupata. Ma no, oggi non scriverò di questo.

Al mare ero senza connessione, non ho mai potuto leggervi. Chissà quante cose vi sono successe....andare da ognuna di voi e rimettermi al passo coi post sarebbe utopistico, non ce la posso fare! Facciamo che mi lasciate voi detto come state? Facciamo che da domani riparto da zero e vi leggo zelante giorno per giorno lasciando traccia del mio passaggio?
Sapete che mi siete mancate?

E quanto mi mancava potermi sedere così, comoda sul divano. La cosa più normale del mondo...eppure non potevo più farla, così come non potevo sedermi a tavola, sdraiarmi a pancia in sotto, star in auto, andare in bici, fare un bel bagno profumato, prendere in braccio la Ballerina.
Le cose più normali erano diventate impossibili e ora, dopo tanta inattività, dovrò rimettermi in pista.
A fine mese avrò un controllo col chirurgo, ormai la ferita è quasi completamente guarita, ma lui si è affrettato a farmi capire che la mia schiena non lo è ancora. Ci sarà del lavoro da fare: esercizio, movimento e anche un po' di dieta. Ho voglia di camminare, di muovermi, di sentirmi sana.
Star male, avere addosso qualcosa di così invalidante è tremendo e io non ne avevo idea, non si può capire, finche non si prova.

Ho imparato anche questo. Il 2014 mi sta insegnando tantissimo e come vi avevo già detto, non riesco a non trovare qualcosa di positivo in tutto questo casino che mi è capitato, con tutte le sue pesanti conseguenze.

Ora, dopo 2 settimane di esilio felice, sono di nuovo a casa, con la mia vita in mano, da ricostruire giorno per giorno. Compere, incombenze, impegni, ruotine...tutto pian piano riprenderà come prima, ma nello stesso tempo sarà diverso. Ancora una volta, per l'ennesima volta, ho dovuto ri-imparare a non dar nulla per scontato.
Nemmeno sedersi sul divano.

Ma via, passiamo oltre per un attimo!
Tra i commenti al mio ultimo post ho trovato una bellissima sfida di Murasaki che non posso non cogliere, con vero piacere!


A noi tutte, che siamo donne fantastiche e normali.


Sonnet 130 - W. Shakespeare

My mistress' eyes are nothing like the sun;
Coral is far more red than her lips' red;
If snow be white, why then her breasts are dun;
If hairs be wires, black wires grow on her head.
I have seen roses damask'd, red and white,
But no such roses see I in her cheeks;
And in some perfumes is there more delight
Than in the breath that from my mistress reeks.
I love to hear her speak, yet well I know
That music hath a far more pleasing sound;
I grant I never saw a goddess go;
My mistress, when she walks, treads on the ground:
   And yet, by heaven, I think my love as rare
   As any she belied with false compare. 



Ovviamente sono fuori tempo massimo, ma spero che questa poesia piaccia a chi passa di qua :)