13 giugno, 2013

Un brutto giorno

C'era una volta un amico da tanto, tanto tempo (quantifichiamo? quantifichiamo: 26 anni) che esce con una bella ragazza. Stanno insieme un paio d'anni, convivono. Poi un brutto giorno, si lasciano. Ma lei è incinta. Provano a ricucire, ma non funziona.

In quella fase, io conosco anche lei: bella, intelligente, determinata, risoluta, ferita, amareggiata, ma felice del suo pancino. Frequentiamo insieme il corso preparto, diventiamo amiche mentre la sua storia d'amore finisce.
Nascono le nostre bimbe, a un mese e mezzo l'una dall'altra. Durante tutti i mesi della gravidanza e della maternità, ci frequentiamo e lei mi racconta, si confida, ma non mi fa mai domande tendenziose, pur sapendo quanto io sia in confidenza con il papà della sua bambina. La aiuto con l'inglese per dei colloqui, viviamo insieme anche l'amara fase della ricerca del lavoro.

Poi io lo trovo e lei anche, quindi ci vediamo un po' meno, ma quando capita lei mi aggiorna. Mi parla di avvocati, di test del DNA, di tribunali, di riconoscimenti, di doppio cognome. Io ascolto incredula. L'ammiro, per come cresce sola la sua splendida bambina.

D'altra parte rifletto, so di aver sempre e solo sentito una campana sola, non posso fare a meno di chiedermi cosa mi racconterebbe il mio amico.
Mi rendo conto che lei mi parla di una persona che non riconosco. Ma ne sto fuori, visti i miei precedenti di coinvolgimenti non voluti... tengo per me qualsiasi giudizio, consiglio, parere, considerazione.

Un brutto giorno però, lui mi chiama.
Mi dice che stanno procedendo per vie legali, per decidere tempi e modalità con cui lui i suoi genitori potranno vedere sua figlia e io compaio nella documentazione del legale di lei come "teste", teste di qualcosa, qualcosa che non so. Io casco, ma non dal pero, casco da una delle Petronas Towers, non ne so nulla, proprio niente, zero, nessuno mi ha informata di questa cosa e ci resto male, non poco. Parliamo a lungo, mi racconta tante cose, le stesse identiche cose che mi ha raccontato lei mesi fa, solo viste dalla prospettiva opposta. Lui ha la voce rotta, ha paura. Adesso lo riconosco. Forte fuori e fragile dentro.

Capisco che non c'è un giusto e uno sbagliato, una ragione e un torto. C'è una situazione in cui l'incomprensione, l'incomunicabilità, le ferite del passato mai lenite, le cicatrici e la paura del futuro, l'hanno fatta da padrone e hanno mandato all'aria tante vite, toccando purtroppo anche quella di una innocente bambina.

Ripercorrendo con la memoria eventi passati, individuo finalmente l'episodio a cui potrebbero riferirsi le carte. Per fortuna non è nulla di cruciale, ma Signore ti prego, fai che non mi chiamino mai a testimoniare alcunchè.

8 commenti :

  1. mamma che brutta storia, spero tanto non ti chiamino. un abbraccio
    sandra frollini

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    1. Ma tutte a me vanno a capitare ste beghe...non ne posso più!

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  2. Tu dì solo la verità, e stai serena..

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    1. Sulla verità non c'è dubbio. Sullo star serena...ci provo, ma quando penso alla piccola che subisce questa situazione mi si stringe il cuore

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  3. Speriamo che non ti chiamino, non sarebbe giusto.

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    1. Come minimo avrei dovuto essere avvisata di essere stata inserita in questa lista, no??

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  4. So di non esserti di conforto, ma non vorrei proprio essere al tuo posto! essere messi in mezzo a queste cose non è mai bello, soprattutto perchè una delle due parti si sentirà molto probabilmente tradita da te, anche se cercherai di essere imparziale e aderente alla verità.
    Comunque il gesto di coinvolgerti senza avvertirti non lo trovo per niente rispettoso.
    Soprattutto, mi dispiace per la bambina, che meriterebbe di essere cresciuta serenamente da entrambi i genitori, anche se non insieme

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    1. Io ho un talento particolare per essere tirata in mezzo a questioni del genere...cmq ho parlato chiaro e col cuore in mano con entrambi: io vorrei solo che trovassero l'accordo migliore per il bene della piccola.

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