11 giugno, 2013

Rimpatriata sì, rimpatriata no

Nella mia casella di posta si stanno accumulando email di ex colleghi: partendo dall'idea di uno di loro, stanno tentando di organizzare la classica rimpatriata, approfittando del primavera finalmente arrivata, della vicinanza di un sacco di luoghi ameni dove poter mangiare bene, bere meglio e riposarsi sui prati. Prima che le zanzare rendano impossibile tutto ciò.

Non ci giro attorno: non vado.
Non che non mi farebbe piacere vedere gli invitati: per lo più si tratta di persone davvero carine, con cui ho condiviso mesi e mesi di lavoro, ma...lo sapevate che ci doveva essere un MA.
Un MA grosso come una casa.

Queste seppur splendide persone sono la rappresentazione vivente della parabola discendente che ha caratterizzato gli ultimi periodi in cui ho lavorato per la Multinazionale. Quasi tutti loro erano arrivati in azienda dopo di me, quando ormai il mio entusiasmo giaceva sfinito sotto la moquette, quando il mio primo (e unico in un certo senso, ahimè) capo se n'era andato lasciandomi in una valle di lacrime, quando le mie aspettative si erano infrante come baccarat nelle mani di mia madre, quando il mio futuro lavorativo ormai, aveva il colore dell'asfalto bagnato.

Mi spiace, ma con la morte nel cuore dico che queste persone mi ricordano quella fase, quella in cui non accettavo, ma ormai sapevo benissimo come sarebbe andata a finire, quella fase in cui le ho provate tutte, prima e dopo la panza e la figlia, ma in fondo allo stomaco sapevo che nulla sarebbe servito.

In quella fase, forse mi sono sentita peggio di quando poi è concretamente finito il calvario, fine che è poi arrivata quasi come una liberazione.

Quindi non ce la faccio, a sentire aneddoti, raccontare episodi, ricordare eventi, persone e roba varia. Perchè per quasi tutti loro si tratta di momenti belli, divertenti. Per me sono ferite su cui si butta il sale.

Mi spiace perchè - ripeto - alcuni di loro sono brave persone e mi sento che sto facendo loro un torto, ma so quali sarebbero le nefaste conseguenze sulla mia psiche traballante.
Voglio bene a loro, ma devo volerne un pochino anche alla sottoscritta.

Poi, all'atto pratico, non mollo a casa marito e figlia per un pranzo in campagna con gli ex colleghi. Non ora.
Mi spiace davvero.
Ma non ce la faccio.

Ma a voi piacciono, le rimpatriate?

PS. vedete, ricollegandomi al post "Lavoro quindi sono", vedete che tutt'ora non l'ho mica superata del tutto...

14 commenti :

  1. Sono scelte personali, non crucciarti troppo, fai quello che ti senti. Io decido sul momento, anche se spesse volte a decidere è la pigrizia...
    buona giornata
    Robi

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Si è vero, anche la pigrizia fa la sua parte in queste occasioni...

      Elimina
  2. Fai quel che senti; pensa al tuo benessere e alla tua serenità. Non fa niente se diserti..e ci saranno altre occasioni nelle quali sarai magari più predisposta e ti divertirai a partecipare!! Un abbraccio!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Si, diciamo che ora non sono proprio nel "mood" giusto"

      Elimina
  3. Dipende..... dai personaggi che vi partecipano. L'unica a cui vado sempre è quella con i compagni della scuola superiore. sono stati anni bellissimi in loro compagnia, e mi fa sempre piacere vederli tutti.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Noi abbiamo fatto una mitica reunion delle elementari che ha avuto risvolti davvero speciali: due ex compagni si sono ritrovati, innamorati, sposati e adesso hanno uno splendido bambino!

      Elimina
  4. adoro le rimpatriate, anche se temo sempre mi vedano invecchiata male, ma mai quelle lavorative, perchè se anch'io ho vissuto momenti gloriosi con alcuni, in verità non molti, colleghi, l'ambiente lavorativo in generale mi delude sempre +.
    Per cui rimpatriata sì ma solo di compagni di scuola, amici del mare ecc.
    baci sandra frollini
    ps. fai bene a non andarci!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Il problema infatti penso proprio sia la rimpatriata tra colleghi: troppe implicazioni, amicizie contaminate, troppi sassolini nelle scarpe. Molto meglio quelle dei compagni di scuola e pazienza se abbiamo qualche capello bianco in più!

      Elimina
  5. non per vantarmi ma una rimpatriata organizzata da me, ha fatto si che qualcuno si innamorasse, si sposasse e si riproducesse ;-9 detto ciò dipende tanto da come ti senti con quelle persone :)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Cara Paola, infatti quella rimpatriata rimarrà nella storia come la rimpatriata di maggior successo mai avvenuta! Noi non siamo ex colleghi, ma amici d'infanzia che hanno avuto la voglia (e grazie a te per l'idea) di ritrovarci. <3

      Elimina
  6. Se posso, evito le rimpatriate e qualunque cosa possa avvicinarsi al concetto di rimpatriata. Con le persone che hanno o hanno avuto un ruolo positivo nella mia vita, mantengo i contatti, anche se magari ci si vede non più di un paio di volte l'anno. Per quanto riguarda le altre, se ho tagliato i ponti un motivo ci sarà! E poi, condivido il tuo punto di vista: alcune persone sono inevitabilmente legate a periodi della mia vita che preferisco mantenere remoti nella memoria, per cui preferisco archiviare anche loro

    RispondiElimina
  7. Forse io ci andrei anche solo per vedere coi miei occhi che anche se me ne sono dovuta andare, non mi sto perdendo niente (questo sempre che i tuoi ex collleghi ci lavorino ancora). Lo so, e' un po' meschina come idea, pero' la troverei terapeutica...(a meno che gli ex colleghi siano proprio amici, nel qual caso mi dispiacerebbe sentire storie avvilenti!)
    Comunque se non te la senti, non farti scrupoli, tu devi essere felice!!
    Pure io ho sempre paura che mi vedano invecchiata male!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ehm no Sfolli, nessuno di loro lavora più nella Multinazionale, siamo stati "spediti" fuori tutti...
      Invecchiata male?? Ma va!

      Elimina