05 novembre, 2013

Oltre il danno, la beffa

Premessa Uno.
Lizzie desidera da tempo un cellulare nuovo, un cellulare con cui fare belle fotografie, con cui sentirsi collegata con il mondo. Un cellulare che funzioni bene.
Lizzie non si compra un cellulare dal 2001. Non scherzo.

Premessa Due.
Lizzie come ben sapete, lo scorso anno ha lasciato il lavoro principalmente perché, chiudendo la sede cittadina, per lei sarebbe stato impossibile raggiungere l'ipotetica nuova sede.

Premessa Tre.
Gli uomini sanno essere di un candore disarmante.
Parlano col cuore in mano e l'espressione di bambino.
Una porzioncina del loro cuore resta sempre in quarta...no, forse in quinta elementare, legata ai sentimenti puri che contraddistinguono quell'età: sentimenti netti, forti, chiari. Felicità, tristezza, odio, amore.
Sono teneri, a loro modo. Viene voglia di abbracciarli e strapazzargli la faccia. Come a degli orsetti di peluche.


Ieri.

Darcy torna a casa (tardi) tutto felice, ha due belle notizie.
Prima. La Multinazionale gli fornirà un nuovo smartphone, in sostituzione della ciofeca con cui tira giù improperi a raffica da alcuni mesi, perché funziona male. Preso atto che trattasi di ciofeca, l'azienda gli accorda una sostituzione anticipata con uno smartphone degno di tale nome.
Seconda. I sindacati hanno finalmente reso pubblico il piano di ufficializzazione per 3 tipologie di remote workers, la Multinazionale si adeguerà finalmente all'Europa e consentirà il lavoro da casa. Tutto previa approvazione, certo, ma sarà consentito almeno avanzare una richiesta.

"Così adesso se ti accontenti di questo (la ciofeca), potrai usarlo tu!!! Perché non penso lo vogliano indietro (eccerto, è una ciofeca!). Alla fine, è nuovo." dice Darcy con gli occhi colmi di quella contentezza di chi sa che sta facendo un dono gradito.

"Finalmente, farò subito la richiesta, così potrò lavorare da casa dai 3 ai 5 giorni la settimana!" dice Darcy con lo sguardo pieno di gioia e soddisfazione.


Lizzie sente due fitte nel suo irrazionale cuoricino. Anzi tre.

Lizzie pensa al suo lavoro triste e traballante, al suo capo con cui non-si-dialoga, alla sua postazione di lavoro che grida "Me ne sbatto di te, 626!" , alle risate (sì, risate) suscitate alla richiesta di avere una sedia decente. Non bella, non nuova. Decente, la mia è rotta.

Lizzie pensa che una volta lavorava dove lavora Darcy e pensa che lui non ha alcuna responsabilità di quello che è successo.

Lizzie è molto felice per il suo consorte ed è molto felice che lui le abbia così candidamente trasferito la sua gioia e Lizzie non vorrebbe mai che questo cambiasse. Mai. Perché è bello che almeno lui abbia queste soddisfazioni.

Ma si sente anche nella situazione di...come dire, che oltre al danno, la beffa.
E quindi Lizzie, tanto per cambiare, si sente in colpa, perché ha la sensazione di non riuscire ad essere completamente felice per Darcy.

Moglie orribile che non sei altro.


12 commenti :

  1. Ci si sente al posto e al momento sbagliato. Però sei in gamba perché te ne rendi conto e sono certa non lo farai pesare a Darcy. :-*

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    1. ...e anche un po' vittima di un'inesistente congiura. Ma scaccio questo insensato pensiero. Grazie

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  2. Moglie orribile no solo che a volte un po' di fortuna non guasterebbe!
    In bocca al lupo a entrambi!

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    1. Sì ultimamente sul fronte lavoro mi manca proprio. Crepi!

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  3. Si che sei felice per lui, perché e' come esserlo per te, ma rendersi conto che nella propria situazione qualcosa non va e potrebbe essere migliorato, e' solo sintomo di intelligenza.

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  4. ti prego non pensare questo, è solo che un posto dove se chiedi una sedia decente vieni accontanto subito e via di sto passo dovrebbe essere normale per tutti. bacione sandra frollini

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    1. Già, invece credo che la normalità siano posti come il mio!

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  5. Secondo me bisogna scindere. Da una parte c'è la moglie felice, soddisfatta e orgogliosa del proprio marito. C'è, ci sarà sempre e in questo ruolo è completamente felice per Darcy. Dall'altra c'è la donna che lavora e che - in quanto donna - ha dovuto fare delle scelte e delle rinunce che gli uomini - in quanto uomini - non fanno. Prendere atto di ciò ed anche incazzarsi un filo (non con il marito, ci mancherebbe, ma con la società, lo scarso tempismo del destino, la sedia rotta e magari anche con un vaso da tirare) mi pare legittimo, altrimenti saremmo ancora qui a cucinare il brontosauro per i nostri cacciatori custodendo il fuoco. Detto ciò, la sedia della mia cattedra è di legno scheggiato, e mi ha già rotto un sacco di calze, oltre che aver tirato fili assortiti agli abiti. E tutte le volte ci ricasco. Un bacio, Milady sloggata.

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    1. Domani mi procuro un vaso da 1 € made in Taiwan e me lo porto in ufficio. Almeno sarà catartico!
      PS. la scuola meriterebbe tutto in discorso a parte sulla qualità delle infrastrutture, ma che dici, lasciamo perdere??

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  6. e guardo caso come spesso capita mi ritrovo esattamente nella tua situazione...ma non sentirti in colpa...i sensi di colpa sono bugie mascherate di verità...e spesso non sono reali...
    penso sia normale a volte cadere in una sorta di "paragone" e a volte magari pensare " come sono contenta per te amore....sì ma io ?? cioè invece io sono contenta per me ?? " ...o meglio a volte a me capita cosi...non so se ho afferrato bene quello che intendevi dire...questa è la mia versione e se è cosi anche per te ...allora ti capisco pienamente...baci

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    1. Sì, nel mio caso purtroppo il paragone è inevitabile visto che per anni il nostro percorso lavorativo è stato parallelo. Poi per lui è iniziata la carriera, se vogliamo chiamarla così. Per me invece, il declino. E adesso annaspo, cercando di non drammatizzare :)

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