10 settembre, 2013

Bivio

Leggendovi, care amiche blogger, mi rendo conto di come siamo messe.
Sentendo i telegiornali, leggendone le versioni online, comprendo che il panorama è più mai fosco.

Mi sono sentita spesso in colpa (vedi post precedente...), oppure un'emarginata, a volte una vittima. Sola.

Niente di più sbagliato. In questi mesi di travaglio, di perdita-ricerca-ritrovamento momentaneo del lavoro, ho capito una cosa drammatica: quale sia la portata del problema mamma che vuole/deve lavorare.

Se qualche anno fa, pensavo che una donna che mette al mondo uno o due figli scegliesse autonomamente di stare a casa, ora credo che chi sceglie il proprio destino in materia sia una minoranza.

Certo, ci sono tante mamme che optano per farlo a tempo pieno e a loro va tutta la mia ammirazione: ci vuole coraggio, forza, dedizione, pazienza.
Sospetto però che delle tante che sento in questa situazione, ormai poche l'abbiano deciso autonomamente.

Girando per il web, scopro che tante, tantissime di voi vivono situazioni simili alla mia, situazioni in cui ci si ritrova nostro malgrado, situazioni in cui ci troviamo di fronte a scelte importantissime, in cui dobbiamo conciliare, mediare, scendere a compromessi, accontentarci.

Siamo la maggioranza, questo ho capito.

Le donne, le mamme con un figlio o più e con un lavoro sicuro e magari pure di una media importanza, sono rare. Spesso e volentieri la prima gravidanza viene "tollerata", ma la seconda, no.

Chi ha la "fortuna" di avere un titolo di studio che porta verso quella strada, può gestire un'attività propria, penso ai liberi professionisti, per esempio. Ma quanta fatica, quanti sacrifici, quanti punti interrogativi, nell'essere il datore di lavoro di se stessi.

Chi non ha questa possibilità si barcamena, si accontenta, spera nella fortuna, si dà da fare per non lasciare nulla di intentato, ma può essere frustrante, umiliante, deprimente.
E restare in stallo, alla ricerca per tanto tempo, con un buco nel cv e nella contribuzione che si pagherà caro, fa male, fa tanto male.

Ammiro anche chi, con il coraggio a due mani, apre una propria attività: uno shop online, un negozietto, un bar, un blog professionale. Tanto di cappello. Davanti ci sono tante spese, investimenti e sacrifici e di sicurezza, zero.

Finirà mai questa discesa? Cambierà qualcosa prima o poi?
O siamo destinate a dover scegliere, a dover affrontare il classico bivio famiglia-lavoro?

17 commenti :

  1. Problema molto spinoso e di difficile soluzione, soprattutto, secondo me, per le enormi disparità esistenti.Considerando coloro che sono diventate mamme negli ultimi anni tra le mie amicizie di facebook (so che è un campione piccolo e quindi poco rappresentativo, ma mi serve solo da esempio) e parlando di persone con lo stesso titolo di studio, alcune, con contratto da libere professioniste, pur di non rinunciare alla loro professione, hanno lavorato fino alle ultime settimane di gravidanza e da pochi mesi (massimo 3) dopo il parto, altre, dipendenti pubbliche, si sono fermate all'ottava settimana di gravidanza per poi rientrare al lavoro dopo il compimento del primo anno del bambino. Per quanto io ritenga sacrosanta la tutela dei diritti delle madri lavoratrici, non riesco a considerare accettabile questa differenza di trattamento.

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    1. A me fa male pensarci. Sentirmi dire da un'amica insegnante bismamma da poco: ho programmato giusto e tra i mesi primi, quelli dopo, l'estate e la maternità prolungata, starò a casa quasi due anni di seguito, così anche la grande posso tenerla a casa dal nido e risparmiare. Ma tu come hai fatto a tornare subito al lavoro? povero bimbo!
      Mi fa male che stare con il proprio piccolino non sia una scelta ed una opportunità per tutti. Un pò la invidio, ma in senso buono.

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    2. Quello che tu sollevi Serena è un altro enorme problema: c'è una disparità di trattamento enorme, ma io credo riguardi proprio solo il pubblico (almeno per quello che è il mio ristretto campione di conoscenza).

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  2. NOn so se cambierà. Lo spero ma temo che ci voglia un cambiamento radicale di mentalità, non solo delle donne ma anche degli uomini, giovani e vecchi.
    E poi un pò di crescita economica non guasterebbe, invece..

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    1. Sarebbe fondamentale, come lo sarebbe il cambio di mentalità. La strada è lunghissima, temo...

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  3. Presente...la mia strada non e' più percorribile, le ho dedicato tanto ma la seconda gravidanza non me l'hanno perdonata, nonostante abbia lavorato fino all'ultimo e ripreso subito dopo. Riparto da zero, non mi spaventa ma ho rabbia dentro e la crisi, per molti, e' una scusa!

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    1. Mmmmm ti sento vicina Piky...anch'io quanto a rabbia non scherzo.

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  4. Mi permetto di commentare anche se non sono mamma. Se avessi avuto un figlio o magari pure due, (già che sogno, sogno in grande!!) credo che avrei chiesto il part time verticale cioè lavorando 3 giorni a settimana, e so che l'avrei ottenuto, su questo da me sono piuttosto generosi, all'ultima andata in maternità hanno concesso anche 6 mesi di aspettativa ovvio non retribuita però così quando il bimbo aveva già oltre un anno. Credo che le mamme che stanno a casa spesso abbiano un marito con un ottimo stipendo, o un aiuto economico extra dai genitori, parlo dalla città + cara d'Italia e tra le + costose d'Europa dove con uno stipendio medio (che vorrà poi mai dire medio? Ipotizziamo 1500 euro) non ce la si fa se lavora solo uno dei due. Mi vien da dire che il problema è irrisolvibile perchè è ancestrale che i figli li facciano le donne, che i primissimi tempi il ruolo materno sia insostituibile o quasi, ma poi penso ai paesi nordici dove tutto è assai diverso per cui forse il problema è come al solito il
    nostro bel paese. Comunque sia è dura, è un bivio come dici tu, e spesso le mamme mettono una gamba su una strada e l'altra sull'altra rischiando la spaccata. Bacioni

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    1. Anch'io penso che il part time sarebbe la soluzione ottimale per una mamma. Sfortunatamente spesso è l'anticamera del defenestramento: prima ti relegano ad una mansione di scarso interesse (ma questo ci sta, in parte) e poi se ci sono rimescolamenti sei in pole position per prendere il volo. Senza contare che in posti come quello dove lavoravo prima, era proprio impensabile anche solo chiederlo. Manco fosse un delitto.
      E' dura sì, la spaccata è faticosa e io non sono mai stata particolarmente ginnica!
      Baci Sandra
      PS: i tuoi commenti sono sempre più che benvenuti, che si parli di mamme o no :)

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  5. oi oi
    proprio in questi mesi, visto il percorso di PMA e il tipo di lavoro che faccio, ho dovuto affrontare e fare delle scelte che mi hanno portato inevitabilmente a ridurre lo stipendio. e probabilmente dopodomani si ridurrà ancor di più. Eppure il mio lavoro è quel che sono, il mio investimento eppure un bambino che deve trovarci è diventato L'Investimento. non ho grandi consigli ma solo quel "tutto si sistemerà" che mi scorre nelle vene..e mi fa venire qui, a casa tua, a scrivertelo sfacciatamente. Eppure ho i tuoi stessi timori...
    Ma ho quel "tutto si sistemerà" che non mi molla...nonostante tutto. Volevo dirti che ti capisco, tutto qui. :) (ma quante volte ho scritto"tutto"???)

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    1. Quella speranza, quell'idea che "tutto si sistemerà" è lì in fondo al cuore di tutte e ci fa andare avanti. Non solo: ci fa andare avanti con un sorriso, che magari chissà poi cosa nasconde, ma noi ci proviamo.
      Ti abbraccio!

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  6. E' pazzesco quel che dici, ma è tutto vero. Al bivio arrivano, prima o poi, tutte le donne con un posto non flessibile, non garantito e non eterno, ossia il 90% di noi. Non so che dirti, se non continuare a sperare che qualcosa cambi, cosicché almeno le nostre figlie non si ritrovino come noi, tra 20 anni.
    Coraggio, Liz, andiamo avanti: siamo madri, cittadine, donne, sempre avanti.

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    1. Eh sì, è tutto vero. C'è tanta rabbia: per chi abusa delle proprie possibilità, per chi ci discrimina, perchè la crisi sembra ancor più amara se sei donna...Ma andiamo avanti, come dici tu. Un abbraccio!

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  7. Non ho figli, ma sento comunque il peso di questo argomento,
    mi pare sempre di non aver scelta, nonostante la giovane età, e mi pare sempre più utopistica l'idea di un'attività in proprio, soprattutto nel Paese in cui viviamo.
    Baci

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    1. Baby non è necessario esser mamme o voler esserlo per sentirsi coinvolte in questo turbine. E' vero quello che dici: in questo momento il nostro paese non offre la possibilità di scegliere, perchè se per grazia ricevuta hai un lavoro sicuro ma maluguratamente ti fa schifo e ti fa star male, gioco forza tocca tenertelo e magari beccarti l'ulcera. E' giusto? Non credo. Non parliamo poi di chi il lavoro non ce l'ha e non lo trova: che scelte potrà mai fare??

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    2. Esatto, appunto.
      Ho un lavoro fisso, che non mi dispiace, ma non mi gratifica come vorrei, non mi realizza, e non vorrei fosse il alvoro della vita. Ma che faccio?? Lo lascio con tutta la gente che è disoccupata e un lavoro non lo trova? A volte penso che potrei farlo esclusivamente se l'opzione sarebbe quella di andare all'estero e lasciare l'Italia..

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    3. Conosco persone che l'hanno fatto: hanno lasciato il posto fisso per gettarsi in un'avventura più gratificante e senza garanzie. Ma avevano le spalle coperte da genitori generosi e benestanti. In bocca al lupo, quando verrà il momento, deciderai!

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