La stanchezza si accumula, mi si ferma sugli occhi, sulle palpebre, pesa sulle spalle e opprime i miei pensieri. Sono giorni ormai che non riesco a riposare, o meglio, riposo, ma non a suffiecienza. Sembra che i weekend non siano abbastanza lunghi, sembra che scivolino via in un attimo. Di sera arrivo a casa senza energia, svuotata, mi costano fatica anche azioni semplici come bagnare i fiori, uscire a mangiare una pizza con le amiche, raccogliere i panni stesi. Di notte, dormo come un ghiro, ma la luce del mattino mi sveglia dandomi il tormento, sono senza l'entusiasmo che fino a poco tempo fa avevo e che avevo raccontato proprio qui. Stanchezza fisica, ma soprattutto stannchezza mentale. Conto i giorni che mi separano da ogni sabato, conto i giorni che mi separano dalle sospirate vacanze, chissà che possano servire per ritrovare l'energia e la serenità.
In questo stato di affaticata inquietudine, mi viene in mente questa poesia:Forse perché della fatal quiete
tu sei l'imago a me sì cara vieni
o sera! E quando ti corteggian liete
le nubi estive e i zeffiri sereni,
e quando dal nevoso aere inquiete
tenebre e lunghe all'universo meni
sempre scendi invocata, e le secrete
vie del mio cor soavemente tieni.
Vagar mi fai co' miei pensier su l'orme
che vanno al nulla eterno; e intanto fugge
questo reo tempo, e van con lui le torme
delle cure onde meco egli si strugge;
e mentre io guardo la tua pace, dorme
quello spirto guerrier ch'entro mi rugge
0 commenti :
Posta un commento