In
linea generale, sono d'accordo con quanto scrive Chiara. La mentalità
italiana tende a rallentare, posticipare e in estremi casi ad annullare,
il distacco dei figli, la loro partenza, il "lasciare il nido".
Una
persona di 19 anni che non lascia la casa dei genitori, non è niente di
sorprendente, è la normalità, mentre forse all'estero lo sarebbe un
pochino meno. Non neghiamolo.
Loro però non sono meglio, secondo me. Sono diversi.
Penso a me stessa.
A 19 anni ho scelto di studiare a Milano, nonostante la facoltà che ho
frequentato, una analoga, ci fosse anche nella mia piccola città. Ho scelto Milano e
un'università privata con una specializzazione che alla Statale e nella mia città non
c'era, specializzazione a cui tenevo davvero - e con ragione visto che
quelle materie erano e sono rimaste la mia passione VERA, una scelta azzeccata non va mai rinnegata! Anche se non porta lavoro...
Quindi
di fronte ad una retta salata e ad una distanza percorribile in
giornata, non mi sono sognata di prender casa a Milano. Ho fatto 2
conti: avrei potuto cercare lavoro, ma questo avrebbe portato via tempo allo
studio, prolungando la mia permanenza nell'ateneo, quindi aggiungendo
rate. E poi chi l'ha detto che un lavoro da barista/commessa mi avrebbe
permesso di pagarmi un affitto? A Milano erano già altissimi allora e
non sempre si trova qualcuno con cui condividere casa. Forse era proprio questo l'aspetto che mi frenava maggiormente: non me la sentivo di convivere con estranei. Sarà per le esperienze negative raccontatemi da amici, la paura di trovarsi male, di imbattersi male, non so, ma non me la sentivo.
Alla
fine, sono rimasta coi miei, dando costantemente ripetizioni per
racimolare qualche soldo e non portare via troppo tempo allo studio.
Una volta laureata, appena avuto un contratto a tempo indeterminato (che
poi non si è rivelato tale, ma questa è un'altra storia sob sob), sono
andata a vivere da sola. Nella mia città, ovvio, perchè mi avevano
CHIAMATA (chiamata, loro! mi avevano chiamata loro!) per questo lavoro che era proprio lì, in centro città. Era passato un anno
esatto dalla mia discussione della tesi.
Il resto è storia.
Cosa avrei potuto fare? Mille altre cose. Non è vero che non avrei potuto per via soldi, perchè non ero ricca e non godevo di grandi disponiblità.
Avrei
potuto non scegliere Milano, ma ad esempio Venezia, Bologna, Roma e
trasferirmi là. Rinunciare alla mia inutile, ma amatissima
specializzazione. Avrei potuto scegliere un'università statale che mi
sarebbe costata meno, avrei potuto mantenermi lavorando e poi scegliere
di andare chissà dove, trovando il coraggio di intraprendere una vita diversa, di condividere un mini appartamento con qualcuno.
Ma non l'ho fatto.
Perchè
non mi andava di farlo. Ecco. Chiaro che i miei avrebbero patito, hanno
solo me. Chiaro che avrebbero protestato, ma alla fine mi avrebbero
lasciato scegliere, ne sono certissima, tutto sommato sono (erano...) giovani e aperti.
Il fatto è che nemmeno io volevo
separarmi da loro così nettamente. Quando ho avuto il mio vero
stipendio, ho subito cercato casa, sentivo fortissima la necessità di
trovare la mia indipendenza. Ma prima non me la sono sentita, e non solo
per i soldi! Perchè a 19 anni non me la sentivo, ma a 25 sì!
E' un male?
Non credo. Ognuno è diverso. Forse io sono maturata dopo.
Avevo diversi colleghi del Sud che per lavoro, per studio, hanno scelto
di lasciare la famiglia e trasferirsi al Nord. Pensate che sia stato
tutto rosa e fiori? Pensate che non abbiano sentito il distacco, provato
nostalgia, solitudine, tristezza? Pensate che non se ne siano sentite
di ogni dai loro "amici" che sceglievano di restare? Oh sì. In alcuni casi si sono sentiti dare dei traditori. Non è sempre
facile.
Loro per necessità, l'hanno fatto. Io per scelta, no.
Nel
mio caso la famiglia non c'entra nulla, non mi hanno tarpata o
mortificata, ho sempre deciso IO. Non sono stati menefreghisti, ci
abbiamo ragionato, ne abbiamo parlato, ma hanno fatto scegliere ME.
Questo
fa di me una provinciale? Non lo so, ma io non mi sento provinciale.
Non mi sento provinciale nella testa, e non perchè ho potuto viaggiare,
visitare Londra e Buenos Aires. Io spero, credo di non essere
provinciale per come ragiono.
Ho
girato, ho viaggiato molto lo stesso. Ho visto tanti posti meravigliosi; 9
anni in una multinazionale mi hanno portata a contatto con persone,
mentalità, culture e paesi diversi, stupendi e interessanti che mi hanno
dato tanto, tantissimo, un sacco di ricchezza mentale.
Oggi,
con questa crisona economica e di valori, penso che forse chi ha
lasciato l'Italia ha fatto bene. Ma io ho scelto, tanti anni fa, di non
farlo.
Poi chissà cosa ci riserverà il domani.
Grande Lizzie!
RispondiEliminaPure io avevo letto quel post e come sempre avevo pensato 'Ecchepp...un altro post contro l'Italia e che siamo provinciali e che siamo sfigati e bla bla bla'.
Lasciare la propria casa ha un prezzo, e non solo economico. Capisco benissimo chi sceglie di non farlo. Io pure sono stata a casa. Poi non vuol dire che uno il mondo non lo pssa vedere dopo, quando ha un po' piu' di sale in zucca, si spera...
...infatti poi i 19enni che fanno il gap year sono risaputamente gente matura e resposnabile, gia' gia'..
RispondiEliminahttps://www.youtube.com/watch?v=eKFjWR7X5dU
;-)
Ecco appunto! Che poi sia vero che la mentalità della famiglia media italiana sia diversa da quella che si trova all'estero siamo tutti d'accordo, ma ciò non significa che qui non sia necessario crescere, come asserisce il titolo del post, secondo me è una scelta individuale, dettata dai propri desideri, aspirazione e situazione contingete. Quasi sempre :)
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