Giro per la città, anche se forse sarebbe più giusto dire vago e mi accorgo di quanto vorrei avere con me la macchina fotografica.
L'autunno finalmente si vede nell'aria, nella luce e nelle foglie. Il sole filtra stanco tra i rami degli alberi, mentre vado incontro alla mia amica delle passeggiate, così penso a quanto sia bello questo viale tanto bistrattato.
La piazza del Duomo è un trionfo di colori: verde scuro verde chiaro rosso giallo. E' meglio di un arcobaleno.
La nevicata recente ha imbiancato la montagna che dall'alto ci guarda. Ora è tutta bianca e con il cambio dell'ora, alle 5 di pomeriggio i raggi del sole la fanno sembrare ancor più vicina ed imponente. Oggi il cielo è sereno, lassù si allungano nuvole stiracchiate, sottili ed arrossate.
In lontananza, una luna piena già alta che sembra d'oro.
Ma quant'è bello questo nuovo autunno.
30 ottobre, 2012
29 ottobre, 2012
Unica
Non avrò mai un fratello
non avrò mai una sorella
non avrò mai un cugino, una cugina
non avrò mai nè uno zio nè una zia.
Sono figlia unica, figlia di figli unici
La cosa brutta è che nonostante questa unicità, ricordo a stento dei momenti in cui i miei genitori, entrambi lavoratori, hanno potuto spendere del tempo giocando con me, quand'ero bambina.
Ricordo i pomeriggi a scuola, quelli con le compagne di classe, quelli con l'amica, la vicina di casa e quelli lunghi, lunghissimi, da sola nella mia camera con i miei giochi, trascorsi imparando ad accontentarsi della solitudine, facendosela piacere.
La mia bambina non avrà mai una zia, non avrà mai uno zio
non avrà mai nè una cugina, nè un cugino.
Anche mio marito è figlio unico.
Non avremo mai nè cognate nè cognati.
Avremo solo pochi parenti lontani. Ma forse se saremo fortunati, lei un fratellino o una sorellina potrà averli, chissà.
Come si faccia a pensare che sia giusto tutto questo, io proprio non lo so. Come si faccia a pensare che i figli unici non si perdano nulla, lo capisco ancor meno. So che per scelta altrui, ci si ritrova con un sacco di affetto, emozioni, sentimenti - sia buoni che meno buoni - IN MENO. Privazioni in partenza, decise da altri.
Chiedo scusa per questo post che potrà sembrare noioso e infantile, ma ognuno ha le sue ferite aperte e la mia sarà sempre questa.
non avrò mai una sorella
non avrò mai un cugino, una cugina
non avrò mai nè uno zio nè una zia.
Sono figlia unica, figlia di figli unici
La cosa brutta è che nonostante questa unicità, ricordo a stento dei momenti in cui i miei genitori, entrambi lavoratori, hanno potuto spendere del tempo giocando con me, quand'ero bambina.
Ricordo i pomeriggi a scuola, quelli con le compagne di classe, quelli con l'amica, la vicina di casa e quelli lunghi, lunghissimi, da sola nella mia camera con i miei giochi, trascorsi imparando ad accontentarsi della solitudine, facendosela piacere.
La mia bambina non avrà mai una zia, non avrà mai uno zio
non avrà mai nè una cugina, nè un cugino.
Anche mio marito è figlio unico.
Non avremo mai nè cognate nè cognati.
Avremo solo pochi parenti lontani. Ma forse se saremo fortunati, lei un fratellino o una sorellina potrà averli, chissà.
Come si faccia a pensare che sia giusto tutto questo, io proprio non lo so. Come si faccia a pensare che i figli unici non si perdano nulla, lo capisco ancor meno. So che per scelta altrui, ci si ritrova con un sacco di affetto, emozioni, sentimenti - sia buoni che meno buoni - IN MENO. Privazioni in partenza, decise da altri.
Chiedo scusa per questo post che potrà sembrare noioso e infantile, ma ognuno ha le sue ferite aperte e la mia sarà sempre questa.
17 ottobre, 2012
Amicizia
Io non sono mai stata una da grandi compagnie. Non sono mai stata quella da tutti i weekend impegnati, mai un sabato sera a casa, mai un momento di solitudine. Tutt'altro. A me è sempre piaciuta la tranquillità, stare da sola, con i miei pensieri, i miei libri, la mia musica. Stare a casa sul divano, io marito e figlia (che dorme, possibilmente).
Eppure credo che ognuno di noi abbia un viscerale bisogno di amicizia, in un modo o nell'altro. Cioè non è che se una, come me, attraversa periodi in cui apprezza un moderato isolamento, questo voglia dire che non ha bisogno di amici.
Il bisogno c'è. Ma è un bisogno speciale, silenzioso e discreto. Fatto di mail che arrivano inaspettate, fatto di inviti dopo mesi di distacco volontario, fatto di condivisione di piccole cose incomprensibili ai più, fatto del comprendersi al volo anche dopo anni che non ci si parla.
Oggi, nonostante io non abbia la rubrica del cellulare che esplode di numeri, mi sono sentita così, circondata da amici, come un lungo abbraccio: nella mia città, più lontano e molto lontano; nel web e nella vita reale o nell'intersezione di esse.
E' una sensazione che scalda, tranquillizza, rasserena. E fa ben sperare, dà speranza per tutto.
Eppure credo che ognuno di noi abbia un viscerale bisogno di amicizia, in un modo o nell'altro. Cioè non è che se una, come me, attraversa periodi in cui apprezza un moderato isolamento, questo voglia dire che non ha bisogno di amici.
Il bisogno c'è. Ma è un bisogno speciale, silenzioso e discreto. Fatto di mail che arrivano inaspettate, fatto di inviti dopo mesi di distacco volontario, fatto di condivisione di piccole cose incomprensibili ai più, fatto del comprendersi al volo anche dopo anni che non ci si parla.
Oggi, nonostante io non abbia la rubrica del cellulare che esplode di numeri, mi sono sentita così, circondata da amici, come un lungo abbraccio: nella mia città, più lontano e molto lontano; nel web e nella vita reale o nell'intersezione di esse.
E' una sensazione che scalda, tranquillizza, rasserena. E fa ben sperare, dà speranza per tutto.
16 ottobre, 2012
Paure
Eccomi qui. Dopo avervi sfrantegato le scatole per mesi sulla mia recherche del lavoro perduto, dopo aver passato giorni all'insegna del non-mi-vuole-nessuno, dopo giorni di ottimismo immotivato (se non dal sole e dal vento o dall'essere in montagna), adesso sto facendo il conto alla rovescia. Il 5 novembre si comincia. La mia recherche alla fine è durata 108 giorni, quindi non posso proprio lamentarmi.
Solo che adesso mi assalgono le paure.
Che impiastro, non sono mai contenta.
Paura nr.1: la sveglia che suona presto, prestissimo.
Speriamo non si svegli la piccola.
Speriamo che non mi pesi troppo.
Speriamo di riuscire ad andare a nanna ad un'ora decente la sera prima.
Speriamo non sia troppo buio.
Paura nr.2: il traffico. Va beh, che ve lo spiego a fare?
Paura nr.3: il clima. Vivendo nella Zona-Depressa-Anche-Meteorologicamente, il minimo che possa capitare nei mesi autunnali, è la nebbia. Ma poi d'inverno nevica, ghiaccia...vi dico solo che ho già montato le gomme da neve.
Paura nr. 4: il lavoro stesso.
Saprò ancora parlare francese?
Saprò ancora scrivere in francese?
Saprò trattare con i fornitori? Mon Dieu, io finora ho sempre parlato con clienti (odiandoli, nella stragrande maggioranza dei casi).
Paura nr. 5: le ore fuori casa.
Sono circa 11. La Ballerina mi vorrà ancora bene? La vedrò solo per un paio d'ore al giorno...Aiuto.
Meglio smetterla. Vado a stringere un grande amicizia col cioccolato fondente che ho comprato ieri pensando a questo momento.
Au revoir!
Solo che adesso mi assalgono le paure.
Che impiastro, non sono mai contenta.
Paura nr.1: la sveglia che suona presto, prestissimo.
Speriamo non si svegli la piccola.
Speriamo che non mi pesi troppo.
Speriamo di riuscire ad andare a nanna ad un'ora decente la sera prima.
Speriamo non sia troppo buio.
Paura nr.2: il traffico. Va beh, che ve lo spiego a fare?
Paura nr.3: il clima. Vivendo nella Zona-Depressa-Anche-Meteorologicamente, il minimo che possa capitare nei mesi autunnali, è la nebbia. Ma poi d'inverno nevica, ghiaccia...vi dico solo che ho già montato le gomme da neve.
Paura nr. 4: il lavoro stesso.
Saprò ancora parlare francese?
Saprò ancora scrivere in francese?
Saprò trattare con i fornitori? Mon Dieu, io finora ho sempre parlato con clienti (odiandoli, nella stragrande maggioranza dei casi).
Paura nr. 5: le ore fuori casa.
Sono circa 11. La Ballerina mi vorrà ancora bene? La vedrò solo per un paio d'ore al giorno...Aiuto.
Meglio smetterla. Vado a stringere un grande amicizia col cioccolato fondente che ho comprato ieri pensando a questo momento.
Au revoir!
06 ottobre, 2012
Come funzionano le cose
Le cose funzionano così.
Un bel giorno vai al lavoro e ti dicono che nel giro di 2 settimane, sarai messa in aspettativa e terminata quest'ultima, sarai disoccupata. Dopo 8 anni e mezzo di onorato servizio e mazzo tanto.
Un altro bel giorno ti affidi a professionisti (?) del settore e con loro riscrivi cv, lettere di presentazione, simuli colloqui e spendi un sacco di soldi di biglietti del treno perchè costoro sono a Torino.
Nessuno ti si fila.
Sei donna. Sei mamma. Vivi in zona depressa. Hai trentasei anni.
(Sei rossa, lentigginosa, torinista, non ti piacciono i Red Hot Chili Peppers e odi i funghi. Tutte motivazioni non dette, ma che in questo periodo i datori di lavoro possono tirar fuori, tanto hanno la fila fuori).
Un bel giorno la tua amica che da quattro anni cerca un figlio, lo trova. Le aveva provate tutte, più volte. Poi accade quello che non so come chiamare se non miracolo.
Un bel giorno la tua amica ti segnala al tuo capo come possibile sostituta in sua assenza. Et voilà. Detto fatto, sulla fiducia: contratto di un anno, lavoro figo, un'azienda parte di un mega gruppo della moda-lusso. Wow. Parlare francese e parlare di scarpe tutto il giorno. Triplo wow.
E ci pensi e dici, cavolo, ma se lei non fosse incinta? Se non avesse pensato a me? Se non fosse riuscita ad acchiappare la cicogna?
Le cose funzionano così. Che aveva ragione John Donne. Io l'ho sempre detto che era un figo.
No man is an island.
Un bel giorno vai al lavoro e ti dicono che nel giro di 2 settimane, sarai messa in aspettativa e terminata quest'ultima, sarai disoccupata. Dopo 8 anni e mezzo di onorato servizio e mazzo tanto.
Un altro bel giorno ti affidi a professionisti (?) del settore e con loro riscrivi cv, lettere di presentazione, simuli colloqui e spendi un sacco di soldi di biglietti del treno perchè costoro sono a Torino.
Nessuno ti si fila.
Sei donna. Sei mamma. Vivi in zona depressa. Hai trentasei anni.
(Sei rossa, lentigginosa, torinista, non ti piacciono i Red Hot Chili Peppers e odi i funghi. Tutte motivazioni non dette, ma che in questo periodo i datori di lavoro possono tirar fuori, tanto hanno la fila fuori).
Un bel giorno la tua amica che da quattro anni cerca un figlio, lo trova. Le aveva provate tutte, più volte. Poi accade quello che non so come chiamare se non miracolo.
Un bel giorno la tua amica ti segnala al tuo capo come possibile sostituta in sua assenza. Et voilà. Detto fatto, sulla fiducia: contratto di un anno, lavoro figo, un'azienda parte di un mega gruppo della moda-lusso. Wow. Parlare francese e parlare di scarpe tutto il giorno. Triplo wow.
E ci pensi e dici, cavolo, ma se lei non fosse incinta? Se non avesse pensato a me? Se non fosse riuscita ad acchiappare la cicogna?
Le cose funzionano così. Che aveva ragione John Donne. Io l'ho sempre detto che era un figo.
No man is an island.
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