23 dicembre, 2012

Natale 2012

L'albero illuminato, i doni ammassati sotto, colorati e scintillanti. La casa che profuma di biscotti al vino bianco, una visita dagli amici più cari con il loro tesoro di tre settimane, Darcy a casa tranquillo che gioca con la piccola e lei che saltella per la casa ridendo, poi ci corre incontro, ci abbraccia e appoggia la testolina alle nostre. 
Oh mamma che Natale!


Auguri a tutti!


20 dicembre, 2012

Zona d'ombra

Sarà che sono un po' ipersensibile all'argomento, a causa di storie di vita vissuta che conoscete fin troppo bene e sarà che sto diventando un po' megera, ma mi sono rotta, disintegrata, sminuzzata, polverizzata le scatole, di sentir parlare male della mia generazione. Bamboccioni, sfigati, viziatelli, potenziali choosy....Che 2 palle. Normalmente qui affronto discorsi più intimi: emozioni, sensazioni, pensieri e parole. Oggi invece starò un po' più in alto, non mi addentrerò così tanto nel personale, anche se in realtà di personale c'è molto anche qui.
Voglio provare a esprimere quello che penso.
Quante volte abbiamo sentito dire: "I trentenni di oggi sono mammoni, sono dei Peter Pan, non crescono, non lasciano il nido, sono eterni adolescenti, sono viziati, vogliono lavorare, ma solo sotto casa, vogliono lavorare, ma sono alle condizioni che dicono loro, solo per fare ciò che decidono loro".
Eh basta!
Credo che ci sia una buona parte di chi ci addita e ci si rivolge con quegli epiteti che è diretta parte in causa delle nostre disavventure. Abbiamo studiato in un sistema scolastico/universitario giurassico e pachidermico, che nonostante gli sforzi ci ha sputati fuori con, ad andar bene, 25 anni suonati. Ci siamo ritrovati in un mondo del lavoro prosciugato nel post new economy, popolato da una classe managariale rampante e ingombrante da un lato e da schiere di giovani pensionati d'oro dall'altra. Per pagare gli uni e gli altri noi adesso viviamo come viviamo, sgomitando in una società che ci respinge, ci mettiamo in fila per il concorsone, compiliamo pagine e pagine di  domande online, riscriviamo cv al ribasso, ci iscriviamo a tutte le agenzie interinali del pianeta e possiamo pianificare al massimo cosa fare nel weekend...
Già, perchè ora si parla tanto (e giustamente) dei "giovani": neo laureati o diplomati il cui tasso di disoccupazione tocca livelli record. Si parla tanto di over 40 e a volte anche over 50, esodati forzati o peggio spinti a pedate fuori da aziende in crisi o addirittura fallite. Ma se provate a guardare gli annunci, le categorie cercate sono:
-giovani al primo impiego, da svezzare e sfruttare ben bene al minor costo possibile;
-personale con anni di consolidata esperienza, decennale o di più, da collocare in posizione di medio-alta importanza.
C'è una zona d'ombra in mezzo, voragine, buia e profonda. La voragine di chi dopo l'università, nei primi anni 90, si è sciroppata stage gratis, magari lontano da casa e spesso in posizioni che poco c'entravano con i propri studi. La voragine di chi ha accettato come manna dal cielo contratti di due anni formazione lavoro sapendo che prima o poi sarebbero finiti e come benedizione celeste quelli a tempo indeterminato, pur tappandosi il naso, accettando qualsiasi cosa, mettendo in fondo al cassetto i proopri sogni e ricoprendoli ben bene per non vederli più e non pensarci più. La voragine di chi nonostante l'apparente sicurezza si è ritrovato senza lavoro, con in mano una professionalità che invece di essere un'opportunità, si è rivelata una zavorra. La voragine di chi ha comprato casa, acceso mutui e messo al mondo bambini e adesso si sente con l'acqua alla gola e senza terreno sotto i piedi.
In una società che ora non ci vuole più, ci ignora e oltretutto ci dà degli sfaticati/mammoni/pantofolai.
 

05 dicembre, 2012

Pendolarismo

6.40 
Sveglia, colazione in piedi, doccia-lampo, vestizione-lampo.
7.20
In auto.
8.10
Entro in ufficio. Accendo il pc, metto il pranzo in frigo, prendo l'indispensabile secondo caffè della giornata e timbro. Già, perchè qui si timbra. Novità assoluta per me.
12.30-13.10
Pausa pranzo in cui oltre a suddetto pranzo io smazzo altre amenità: telefono al pediatra, ad altri medici vari, faccio acquisti online, faccio capolino da queste parte, sui social network, leggo i giornali online. Insomma, cerco di far sapere al mondo che ci sono anch'io.
17.30
Esco dall'ufficio e salgo in macchina, non ancora del tutto distrutta.
18.30
Arrivo a casa, letteralmente a pezzi dopo una lunga giornata conclusa con 1h di auto in compagnia di persone ingiustamente strappate alla Formula 1e camionisti che ignorano l'esistenza del codice della strada. Il tutto al buio, con mille luci che sfavillano in giro (lavori in corso, lampeggianti di qualsiasi forza dell'ordine, retronebbia accessi senza motivo....) e magari sotto una sottile pioggia che sull'asfalto NON drenante pare l'uragano Sandy. Per tacere della nebbia.
Alle 19, dopo essermi cambiata e rinfrescata, sono disponibile per la mia famiglia.
Alle 23 crollo verticale, in questo momento sono sveglia grazie ad una dose massiccia di pocket coffee. 

Ora ditemi, ma perchè tutto il lavoro dello stramaledetto nordovest deve concentrarsi a Milano e circondario? Non sarebbe stato più sano pianificare una distribuzione più omogenea? 
Scusate, saranno domande banali e noiose di chi non ne capisce nulla di economia, ma mi pare insensato (e nonostante ciò lo faccio perchè, appunto, non ci sono alternative) che per poter lavorare si debba fare 130km al giorno. 

E sono convinta che la maggioranza della gente "di provincia" faccia questa vita. 
E sono pure convinta che ci sia un sacco di gente che fa più strada.

28 novembre, 2012

Pillole dal mio nuovo mondo

I nuovi colleghi.

A volte mi irritano.
Mi chiedono, mi parlano, mi fanno spiegare e raccontare. A quel punto mi guardano con occhi tristi, compassionevoli e mi dicono:
"E quindi al mattino quanto ci metti? E non puoi venire in treno? E chissà che traffico! E quindi alla sera a che ora arrivi a casa? E quindi chissà quanto sarai stanca! ".
Sì certo, ma ho scelto di farlo, ho scelto di lavorare, di lavorare qui, dato che più vicino a casa al momento pareva impensabile. Ma nessuno mi ha costretta, non sono da compatire, non sono un anatroccolo che non è potuto migrare verso Sud, non sono una sfortunata creatura fatta espatriare a forza. Non compatitemi, perlamiseria!

A volte mi lasciano di sasso.
"Vercelli è ad un'ora dal mare? Eh già...Ma quale mare?"
"Mozart non era austriaco. Era di Lussemburgo e non mi pare sia in Austria, ma magari mi confondo".

A volte mi raggelano.
"Io non avrei mai assunto qualcuno che non viene dal settore calzaturiero. Tipo te".
"Ti occupavi di pellami nell'altro lavoro? NOOO? Poverina."
"Eri in un'azienda che si occupa di software. Software...cioè, computer?"
"Queste scarpe col pelo non sono gran che. Ma magari si usano così dalle tue parti, no?"
"Si ma tu che cognome hai???"

Solo a volte però.
Molte altre volte capiscono che ho fatto una scelta scomoda, ma in qualche modo obbligata, capiscono che per me è tutto da imparare e quindi si dimostrano pazienti e disponibili. 
Vorrei far capire a tutti quanto lo apprezzo e spero di poterlo fare imparando a lavorare bene e autonomamente al più presto.








20 novembre, 2012

Imbecillità

Ero abituata ad essere la vecchia gallina del gruppo, ormai da un bel po' di tempo. Qualcuno addirittura mi chiamava "momoria storica" (non del tutto lusinghiero, se vogliamo).
"Chiedilo a Lizzie, magari a lei è capitato", "Lizzie sta cosa una volta l'ha gestita", "Prova a sentire Lizzie che secondo me lo sa".
Tutte frasi che ultimamente sentivo spesso. E io con piacere dispensavo racconti di esperienze al limite della follia umana, perchè non mi è mai piaciuto tenere per me quel che sapevo, al contrario mi piaceva condividere, fare qualcosa di utile, insegnare quel poco che potevo agli altri.
Qui mi sento imbecille. 
I-m-b-e-c-i-l-l-e. 
Ma tanto nè.
Mi vengono dette cose che fatico a capire, mi vengono spiegati e ripetuti continuamente processi che non riesco a ricordare. Che fine ha fatto la persona che, dopo due soli giorni di lavoro, già faceva e disfava? (prendendosi anche dei vaffa, va detto). Quella che bastava spiegarle le cose una volta e subito se le ricordava? Quella che dopo pochissimi giorni lavorava a pieni giri? (anche un po' per necessità contingenti, però...).

Quella persona aveva un cervello con 10 anni di meno e comincio ad accorgermene. Ho perso smalto, concentrazione, capacità mnemonica, intuitività, sicurezza, sfacciataggine, capacità di adattamento.
Gli automatismi tardano ad arrivare, la memoria fa cilecca, la confusione è sempre dietro l'angolo: la freschezza mentale è un lontano ricordo.

"E' giusto così?"
"Va bene così?
"Non ho capito"
"Me lo ripeti per favore?
"Mi sa che ho fatto qualche casino".
"Eh già è vero ho sbagliato. Rifaccio? Così?"

Queste sono le mie frasi più gettonate.

Certe volte vorrei vedere la mia faccia perchè sento chiaramente di avere un punto di domanda dipinto in fronte e gli occhi vuoti come un uovo di Pasqua senza sorpresa.
Che sensazione orrenda.
Per non parlare poi di quando tutti parlano, tutti capiscono e tu sei lì, immobile, con un'espressione diversamente intelligente, che brancoli nel buio assoluto, come se gli altri stessero parlando un estinto dialetto ugro-finnico. Che ovviamente tu non conosci.
Verrebbe voglia di sprofondare. Tu e la tua autostima. Tu e la tua convinzione dei tuoi mezzi. Con cui già di norma non è che tu ci vada proprio a braccetto.
E' vero che la novità mi stimola, mi invoglia e mi interessa, ma che fatica. Forse non mi aspettavo una difficoltà simile, non pensavo che sarebbe stato così complicato acquisire nuove competenze. Diciamo la verità, ultimamente mi ero un po' accasciata sul mio sapere, sulla mia esperienza e complice il fatto di avere una figlia-assorbi-energie a casa, avevo dedicato molto meno impegno al lavoro.
Meglio così allora, meglio usare il cervello che non usarlo o usarlo al minimo sindacale, meglio imbarcarsi in nuove avventure, Dio solo sa quanto ne avevo bisogno.
Devo solo abituarmi all'idea che ora sono io quella che deve continuamente affidarsi agli altri e imparare a farlo senza vergognarsi, senza sentirmi un peso, senza sentirsi troppo idiota. 

Solo un pochino.
Concedetemelo, non riesco a fare di meglio.

16 novembre, 2012

Casa

Quando si è nati nel 1976, certe voci, certi suoni, sono famigliari come la voce della mamma, come il glanc della porta della propria casa quando si apre, come il rumore della pioggia, come il miagolio inconfondibile del proprio gatto, come il rumore delle proprie ciabatte sul pavimento. 

Quei suoni, quelle voci, sono la nostra casa.


Così capita che un mattino, guidando verso l'ufficio su un tratto di autostrada semideserta, con il sole rosso che sorge alla mia destra e le montagne dipinte di rosa davanti a me, mentre sogno un buon caffè invece della porcheria della macchinetta che mi aspetta alla meta, dicevo, mentre sono lì sola soletta, io e la mia piccola auto, ecco che dalle sue casse esce questa musica

http://www.youtube.com/watch?v=XmSdTa9kaiQ

Come se mi scorresse nelle vene, come se facesse parte delle mie orecchie, come se abitasse in un angolo del mio cervello, eccola qua. E io canto, canto forte, tanto chi mi sente, canto perchè conosco bene le parole e ogni singolo suono prodotto dagli strumenti. Mi sento così bene.

Intanto arrivo allo svincolo, cambio autostrada, lascio quella deserta e prendo quella sovrappopolata. Mi immetto in un serpentone di auto e camion guidati da sconosciuti e penso che non conta poi così tanto il luogo: ci si può sentire a casa anche in auto, mentre si viaggia.

03 novembre, 2012

Tetris

Sono totalmente sommersa da pensieri e sentimenti, così tanto da far fatica a tener la testa fuori e respirare.
In certi momenti sembra che la vita giochi a tetris con gli eventi, così i pezzetti si incastrano alla perfezione e tu resti lì, un po' stupito e incredulo, pensando come sono strane certe coincidenze. 

Ieri ha chiuso i battenti in maniera definitiva la sede dell'azienda per cui lavoravo, la sede in cui ho vissuto per nove anni. Lunedì inizia il mio contratto presso una nuova azienda. Quando, a fine settembre, ho firmato per quest'ultima, ancora non si sapeva con certezza i tempi della chiusura della sede dell'altra azienda. Poi il caso/fato/destino ha messo insieme i pezzi e ha creato questa successione di eventi.

Per me è come uscire da quella porta e, senza quasi respirare, aprirne un'altra. Una vita dietro l'altra, senza interruzioni, senza tempi morti, senza nemmeno il tempo per rifletterci troppo. 

A dir la verità una riflessione va fatta.

Saputa la data di chiusura, non mi sono scaldata più di tanto: sapete bene ormai che da giugno sono in aspettativa, non sto lavorando da mesi, quindi all'atto pratico per me l'ufficio aveva chiuso da tempo.
Ma questa chiusura, ha scatenato qualche piccolo fenomeno su FB: status nostalgici, pubblicazione di vecchie foto e video, condivisione di articoli di giornali locali...Tutto che ruotava intorno alla nostra piccola sede provinciale, su cui tanto si era detto, sperato, fantasticato 10 anni fa, quando aveva aperto.

Questo moto di nostalgia di colleghi ed amici mi ha mosso qualcosa nella testa. Non sono rimasta più così indifferente. Rivedere facce, risentire voci, ripensare ad episodi...mi sono tornate in mente tante di quelle cose, ma così tante....ed eccomi qua, subissata dalle sensazioni. 
In questi anni mi è capitato di tutto e il contrario di tutto, mi sono successe cose che mai e mai più avrei pensato mi sarebbero capitate. Non riesco nemmeno a metterle in fila. Tante cose bellissime e altre invece che non sono andate come avrei pensato, o forse dovrei dire non proprio come avrei pensato e che mi hanno lasciato un po' di amarezza. Poi l'amarezza si è sciolta, come lo zucchero nel caffè girando con il cucchiaino. Si è sciolta e volatilizzata, fino a non sentirla più.

E alla fine di tutto, sulla bilancia non c'è proprio storia.

Ringrazio tanto la vita e le persone, perchè sono stati nove anni densi e indimenticabili.

30 ottobre, 2012

Benvenuto autunno

Giro per la città, anche se forse sarebbe più giusto dire vago e mi accorgo di quanto vorrei avere con me la macchina fotografica. 

L'autunno finalmente si vede nell'aria, nella luce e nelle foglie. Il sole filtra stanco tra i rami degli alberi, mentre vado incontro alla mia amica delle passeggiate, così penso a quanto sia bello questo viale tanto bistrattato. 

La piazza del Duomo è un trionfo di colori: verde scuro verde chiaro rosso giallo. E' meglio di un arcobaleno.  

La nevicata recente ha imbiancato la montagna che dall'alto ci guarda. Ora è tutta bianca e con il cambio dell'ora, alle 5 di pomeriggio i raggi del sole la fanno sembrare ancor più vicina ed imponente. Oggi il cielo è sereno, lassù si allungano nuvole stiracchiate, sottili ed arrossate. 

In lontananza, una luna piena già alta che sembra d'oro.

Ma quant'è bello questo nuovo autunno.

29 ottobre, 2012

Unica

Non avrò mai un fratello
non avrò mai una sorella
non avrò mai un cugino, una cugina
non avrò mai nè uno zio nè una zia.

Sono figlia unica, figlia di figli unici


La cosa brutta è che nonostante questa unicità, ricordo a stento dei momenti in cui i miei genitori, entrambi lavoratori, hanno potuto spendere del tempo giocando con me, quand'ero bambina.

Ricordo i pomeriggi a scuola, quelli con le compagne di classe, quelli con l'amica, la vicina di casa e quelli lunghi, lunghissimi, da sola nella mia camera con i miei giochi, trascorsi imparando ad accontentarsi della solitudine, facendosela piacere.


La mia bambina non avrà mai una zia, non avrà mai uno zio
non avrà mai nè una cugina, nè un cugino.

Anche mio marito è figlio unico.

Non avremo mai nè cognate nè cognati.

Avremo solo pochi parenti lontani. Ma forse se saremo fortunati, lei un fratellino o una sorellina potrà averli, chissà.


Come si faccia a pensare che sia giusto tutto questo, io proprio non lo so. Come si faccia a pensare che i figli unici non si perdano nulla, lo capisco ancor meno. So che per scelta altrui, ci si ritrova con un sacco di affetto, emozioni, sentimenti - sia buoni che meno buoni - IN MENO. Privazioni in partenza, decise da altri.


Chiedo scusa per questo post che potrà sembrare noioso e infantile, ma ognuno ha le sue ferite aperte e la mia sarà sempre questa.


17 ottobre, 2012

Amicizia

Io non sono mai stata una da grandi compagnie. Non sono mai stata quella da tutti i weekend impegnati, mai un sabato sera a casa, mai un momento di solitudine. Tutt'altro. A me è sempre piaciuta la tranquillità, stare da sola, con i miei pensieri, i miei libri, la mia musica. Stare a casa sul divano, io marito e figlia (che dorme, possibilmente). 

Eppure credo che ognuno di noi abbia un viscerale bisogno di amicizia, in un modo o nell'altro. Cioè non è che se una, come me, attraversa periodi in cui apprezza un moderato isolamento, questo voglia dire che non ha bisogno di amici. 

Il bisogno c'è. Ma è un bisogno speciale, silenzioso e discreto. Fatto di mail che arrivano inaspettate, fatto di inviti dopo mesi di distacco volontario, fatto di condivisione di piccole cose incomprensibili ai più, fatto del comprendersi al volo anche dopo anni che non ci si parla.

Oggi, nonostante io non abbia la rubrica del cellulare che esplode di numeri, mi sono sentita così, circondata da amici, come un lungo abbraccio: nella mia città, più lontano e molto lontano; nel web e nella vita reale o nell'intersezione di esse.

E' una sensazione che scalda, tranquillizza, rasserena. E fa ben sperare, dà speranza per tutto.

16 ottobre, 2012

Paure

Eccomi qui. Dopo avervi sfrantegato le scatole per mesi sulla mia recherche del lavoro perduto, dopo aver passato giorni all'insegna del non-mi-vuole-nessuno, dopo giorni di ottimismo immotivato (se non dal sole e dal vento o dall'essere in montagna), adesso sto facendo il conto alla rovescia. Il 5 novembre si comincia. La mia recherche alla fine è durata 108 giorni, quindi non posso proprio lamentarmi.

Solo che adesso mi assalgono le paure.

Che impiastro, non sono mai contenta.

Paura nr.1: la sveglia che suona presto, prestissimo.

Speriamo non si svegli la piccola.
Speriamo che non mi pesi troppo.
Speriamo di riuscire ad andare a nanna ad un'ora decente la sera prima.
Speriamo non sia troppo buio.

Paura nr.2: il traffico. Va beh, che ve lo spiego a fare?


Paura nr.3: il clima. Vivendo nella Zona-Depressa-Anche-Meteorologicamente, il minimo che possa capitare nei mesi autunnali, è la nebbia. Ma poi d'inverno nevica, ghiaccia...vi dico solo che ho già montato le gomme da neve.


Paura nr. 4: il lavoro stesso. 

Saprò ancora parlare francese? 
Saprò ancora scrivere in francese?
Saprò trattare con i fornitori? Mon Dieu, io finora ho sempre parlato con clienti (odiandoli, nella stragrande maggioranza dei casi).

Paura nr. 5: le ore fuori casa. 

Sono circa 11. La Ballerina mi vorrà ancora bene? La vedrò solo per un paio d'ore al giorno...Aiuto.

Meglio smetterla. Vado a stringere un grande amicizia col cioccolato fondente che ho comprato ieri pensando a questo momento.


Au revoir!


06 ottobre, 2012

Come funzionano le cose

Le cose funzionano così.

Un bel giorno vai al lavoro e ti dicono che nel giro di 2 settimane, sarai messa in aspettativa e terminata quest'ultima, sarai disoccupata. Dopo 8 anni e mezzo di onorato servizio e mazzo tanto.

Un altro bel giorno ti affidi a professionisti (?) del settore e con loro riscrivi cv, lettere di presentazione, simuli colloqui e spendi un sacco di soldi di biglietti del treno perchè costoro sono a Torino.

Nessuno ti si fila. 

Sei donna. Sei mamma. Vivi in zona depressa. Hai trentasei anni.
(Sei rossa, lentigginosa, torinista, non ti piacciono i Red Hot Chili Peppers e odi i funghi. Tutte motivazioni non dette, ma che in questo periodo i datori di lavoro possono tirar fuori, tanto hanno la fila fuori).

Un bel giorno la tua amica che da quattro anni cerca un figlio, lo trova. Le aveva provate tutte, più volte. Poi accade quello che non so come chiamare se non miracolo.

Un bel giorno la tua amica ti segnala al tuo capo come possibile sostituta in sua assenza. Et voilà. Detto fatto, sulla fiducia: contratto di un anno, lavoro figo, un'azienda parte di un mega gruppo della moda-lusso. Wow. Parlare francese e parlare di scarpe tutto il giorno. Triplo wow.

E ci pensi e dici, cavolo, ma se lei non fosse incinta? Se non avesse pensato a me? Se non fosse riuscita ad acchiappare la cicogna?

Le cose funzionano così. Che aveva ragione John Donne. Io l'ho sempre detto che era un figo.


No man is an island.

28 settembre, 2012

Questione di paglia

Qui dalle mie parti, se una persona se la cava anche nelle difficoltà, se non si lascia surclassare, se ce la fa e riesce bene dai casini, si dice che "ha la paglia". 
Avere la paglia: espressione locale che si riferisce a persone particolarmente toste, dal carattere forte, dal fisico resistente.

A volte mi capita di pensare di NON avere la paglia. Oggi è uno di quegli "a volte".


La Ballerina raffreddata mangia meno, eliminando quasi del tutto la frutta.

La Ballerina raffreddata è più capricciosa del solito e già di norma lo, oh se lo è.
La Ballerina raffreddata-capricciosa piange, perchè non si può (NON SI PUO') dargliele tutte vinte, quindi le si riempie quel micronaso che si ritrova, respira peggio e diventa più noiosa. Circolo vizioso, o meglio capriccioso e moccioso.

Mio papà è fiacco, stressato, esaurito e ha la gastrite e la colite. Gestisce mia nonna, sua madre, che a mala pena ricorda i nostri nomi, provandole la glicemia non so quante volta a settimana, controllando che assuma correttamente le sue venticinquemila medicine, controlla che non si ammazzi a furia di magiare pesche, controlla che non si ammazzi a furia di mangiare salsiccetta (ha passato un infarto, la signora). 

Il tutto, NON vivendo con lei, chiaramente. 
In più: aiuta mia mamma con l'altra nonna, novantadueenne ipovedente (per usare un eufemismo) che non perde occasione per dirci: "Gli occhi, gli occhi! Cosa mi è capitato! Sarebbe stato meglio la sedia a rotelle!"; aiuta me con la Ballerina, perchè quando c'è necessità, la porta in giro senza batter ciglio; aiuta chi capita, non si tira mai indietro se si tratta di aggiustare una porta, montare scaffali, e simili; frequenta spesso funerali di ex-colleghi, che ultimamente cadono come pere mature. Sarà mica per l'eternit che hanno avuto per anni nel controsoffitto? Nooo, non si dice.
Nonostante ciò, mio papà si ostina a fumare. Nonostante digerisca con la velocità del bradipo missile in letargo e il resto dell'apparato digerente sia in autogestione e sciopero da mesi.

Mia mamma gestisce la nonna ipovedente, aiuta me con la Ballerina raffreddata-noiosa-mocciosa-capricciosa e, inutile dirlo, sopporta e supporta un marito che sta cadendo a pezzi.


Io ho in ballo 2 colloqui di lavoro:

1) lavoro fichissimo, un cambiamento epocale per me, che mi ci vorrebbe like the desert needs the rain. Ma dovrei andarci in auto, pagando di mio pedaggio e carburante. Per ora paga ignota. Ma anche l'esito del colloquio.
2) lavoro uguale a quello che facevo prima=nervi a pezzi e stufaggine a livello di bollino rosso. Ma raggiungibile col treno. Il colloquio, è lunedì.

Non devo ancora decidere niente, ma sommato a tutto il resto mi sento un po' sommersa, soffocata, sovraccarica.


E penso di non avere la paglia.


23 settembre, 2012

Pensando a Parigi

In questi giorni di piatta ricerca, Darcy ed io abbiamo deciso di concederci un lungo weekend romantico a Parigi, a dicembre, col freddo, in clima pre-natalizio. Già pregusto, oh se pregusto.

Non fate quella faccia, lo so che una vacanzina non è la panacea di tutti i mali, lo so che sarà un piccolo strazio salutare la piccina e non vedere i suoi sorrisoni per quattro giorni.

Ma immaginatevi la scena.
E' mattina, la Ballerina è con la nonna, io sono a casa, in testa ho i pinzini che mi tengono indietro la frangia, in faccia ho una maschera esfoliante. Ho appena spento il gas, ho cucinato le zucchine da mettere nella quiche. La casa "profuma" di zucchine. Mi appresto a stirare: asse in pozione, vaporella carica, massa di roba che urla stirami pronta sul tavolo. Su suddetto tavolo, il pc è acceso, perchè nelle pause mi butto sui siti degli head hunters, sui portali del lavoro, sui social network. 
Capite? 

Quindi, dato che tra pochi giorni sarà il nostro anniversario, ma non potremo muoverci perchè LUI va a Londra (sì, non proprio Londra, altrimenti avrei già il biglietto in mano), abbiamo concordato quattro giorni parigini, visto che lui c'è stato solo per lavoro ed io l'ho vista in gita scolastica in quinta superiore, correva l'anno 1995...

Quindi se avete suggerimenti su dove cercare l'hotel, o proprio anche dell'hotel, siete benvenute!

11 settembre, 2012

Ottimismo, please.

Ho cominciato. Sono alla ricerca di un nuovo lavoro. 
La settimana scorsa sono andata dalla mia "consulente" della società di outplacement (tra l'altro, la sua quarta di reggiseno mi ha svelato il motivo dell'entusiasmo degli ex colleghi maschietti per codesta consulente) e insieme abbiamo discusso di competenze, obiettivi, priorità, situazione contingente. 
"Per il momento non si aspetti di trovare subito un impiego a tempo indeterminato, molto più probabile che si parta con contratti a termine"
"Ecco magari anche sullo stipendio...non si aspetti di trovare subito un trattamento analogo a quello che aveva prima..."
"Si certo, diciamo che la sua zona è abbastanza depressa quindi io metterei in conto almeno un periodo di pendolarismo"
"Non si aspetti di trovare il mercato del lavoro di 9 anni fa, quando ha trovato il suo impiego, perchè da allora è stato stravolto, in peggio"
"Suggerirei di stendere due cv, uno effettivamente corrispondente suo livello professionale ed uno di più basso profilo..."



Una ventata di ottimismo.




E io mi ritrovo un po' persa, persa nella mia bella cultura inutile, nelle mie Songs of Innocence che non servono a un gran che, con la mia mania di trovare inasattezze nei doppiaggi, con la mia tendenza a capire il perchè e per come una parola che in italiano è deambulatore, allora perchè cavolo in inglese è zimmer frame, se poi zimmer in tedesco è camera??? 

Come mi è accaduto spesso in questi mesi, mi sento un brava studentella senza talenti, con tante conoscenze fighette e inutili...

Ma non importa, io sono qui, pc sotto le mani, tazza di tè e musica che urla nelle orecchie. Niente ipod stamattina, faccio zapping su youtube, vado a cercare canzoni che non sento da tanto, canzoni che magari non sono neppure le mie preferite, canzoni un po' vecchie di quando ero tanto giovane. 
La musica dei 16 anni, niente di meglio per infondersi un po' di ottimismo. 

http://www.youtube.com/watch?v=gavcjNniIvk




04 settembre, 2012

Avrei voluto

Avrei voluto rientrare con un bel post sulle mie lunghe, bellissime vacanze.
Raccontarvi di quanto si sia divertita la Ballerina al mare, di come si sia presa la sesta malattia dopo 2 giorni che era con ME in montagna (e quindi, senza il suo pediatra). Avrei voluto raccontarvi di come abbia fatto progressi incredibili e ormai cammini spedita, sebbene tenendosi alla mano di chiunque le capiti a tiro. Oppure raccontarvi di come abbia gradatamente schifato gli omogeneizzati ed ogni tipo di cibo per bambini, preferendo gnocchetti con ragù, agnolottini al brasato, pizza, tome, panna, gelato e...olive.

In alternativa avrei potuto parlare dei miei nuovi propositi, delle batterie ricaricate, di come mi senta nuova dopo un mese di montagna, amici e grigliate. Avrei potuto spiegarvi come e perchè proprio da domani comincio seriamente a cercare lavoro; di come, per l'occasione, sia anche andata dalla parrucchiera a sistemare la mia chioma incolta. 

E invece. Invece proprio dalla parrucchiera la mia mente è stata colpita da una notizia che ha spazzato via tutto il resto. 
Altro che la mia bambina. Altro che le mie vacanze. Altro che il mio - futuro - lavoro.

Altro che gossip.
Qui si parla di roba seria. Pagine e pagine di riviste per raccontarci che

Fabrizio Corona va con Nicole Minetti, la quale per conto suo ha registrato un marchio di profilattici, i "Bunga bunga".

Giuro. L'ho letto stamattina su un qualcosa che definire giornale mi pare esagerato. Ma giuro che l'ho letto ed era l'una di pomeriggio e quell'ora non bevo.

04 agosto, 2012

A presto!

Domani mattina Ballerina, Darcy ed io impacchetteremo mezza casa, caricheremo detto bagaglio in auto e partiremo per un luogo più fresco e decisamente meno afoso. E senza zanzare, se Dio vuole.


Veniamo al bagaglio:
-valigia di Ballerina

-valigia di Lizzie e Darcy
-borsone con pannolini, salviette e beauty set della Ballerina
-borsone con giochi vari della Ballerina
-passeggino da viaggio
-seggiolone portatile
-lettino portatile (credo si definisca "da campeggio", ma io di fronte alla parola "campeggio" inorridisco a prescindere)
-paracolpi del lettino
-borsa frigo con cibo deperibile avanzato in settimana
-due pc portatili (non siate prevenuti, uno è per scopi ludici, cioè fare l'album della vacanza in Canada - estate 2009....- l'altro è perchè Darcy dal 20 dovrà lavorare un pochino).
Da notare che lo zaino porta-figlia gentilmente prestatomi da Seavessi (ancora grasssssssssie) è già in montagna, altrimenti forse avremmo dovuto noleggiare un tir.


In ogni caso, buone vacanza a chi viene, a chi va e a chi resta. Se riuscirò posterò qualcosa anche dalle verdi montagne.
BACI!!!

01 agosto, 2012

Elogio del cattivo

Prendo spunto dal messaggio stampato sulla maglietta indossata da una delle nostre atlete alle Olimpiadi. Ho sentito per radio, quindi non ho visto con i miei occhi, che un'atleta azzurra (non so nemmeno la disciplina), sotto la maglietta "ufficiale", ne indossava una con un messaggio che così recitava:
"Good girls go to Heaven, bad girls go to London".

Nella mia memoria fa capolino il messaggio di uno spot pubblicitario in cui la parola "London" era sostituita da "Everywhere", ma giuro che non ricordo di cosa si trattasse. Non so nemmeno se questa frase non abbia in realtà un'origine diversa. Immagino di sì.


La mia riflessione parte da quel messaggio. 
Premetto che non ho proprio niente contro questa atleta, anzi! Già solo per il fatto che si trova a Londra a gareggiare alle Olimpiadi la rende ai miei occhi degna di grandissima stima. 


Rifletto unicamente sul contenuto del messaggio.
Le ragazze cattive vanno alle Olimpiadi. O, come lo ricordavo io, dappertutto. Quelle buone, tapinacce, vanno in Paradiso. Quando muoiono.
Allora, che il cattivo e maledetto sia ricco di fascino, da sempre oggetto di nascosta ammirazione da parte dei giovani soprattutto, non è una novità.
Quello che mi colpisce è lo sdoganamento. Insomma, ormai in questa vita se ti comporti bene non vai da nessuna parte. Se non sei cattivello, trasgressivo, non combinerai mai niente. I valori sono sovvertiti e quel che era sbagliato oggi è giusto. 


Abbiate pietà, fa caldo e di fronte a me fa capolino la vaporella che mi sussurra: "Non puoi ignorarmi per sempre", quindi oggi sono un po' così, forse un po' acidella. 


Ma non so, vi sembra giusto questo il dilagare di messaggi di questo tipo? Quello che ho usato come spunto è solo uno su mille, uno che mi ha colpito in un momento in cui avevo la ricettività per elaborarlo. Ma in realtà dalla tv alla carta stampata la cattiveria viene abbastanza pubblicizzata come qualcosa di giusto, di positivo, di buono. 
Uhm, cattiveria buona, a casa mia è un ossimoro. 
A casa mia.

26 luglio, 2012

Tornare bambini

E' proprio vero che con i figli piccoli, si torna un po' bambini. 
Se una parte di noi viene naturalmente portata a crescere, a maturare, a cambiare priorità e prospettive, è altrettanto vero che ciò che i bambini ci portano è anche un ritorno alla nostra infanzia.


Quest'estate per noi si divide appunti fra i luoghi della nostra infanzia, di quella di Darcy e della mia. 


Luglio al mare, nell'amena località dove le case costano insensatamente, sia in affitto che per l'acquisto (avete notato: ci sono luoghi dove viene sovvertita la legge della domanda e dell'offerta, cioè a fronte di un'offerta massiccia di alloggi, i prezzi invece che scendere, salgono sempre di più. C'è qualche economista/immobiliarista che mi possa spiegare questo fenomeno? Grazie!!!). 
Ci permettiamo di lasciare la Ballerina là coi nonni un mese, nel paesello dove suo papà Darcy ha trascorso tutte le vacanze della sua infanzia. Montagne di ricordi suoi che giorno dopo giorno, a sentirli raccontare, diventano anche miei. Luoghi così familiari per lui, da poterci girare bendato; io che invece mi perdo come un pinguino uscito dal gruppo. Ma piano piano, anche le strade diventano meno oscure. Dopo quasi un mese, anch'io ho preso confidenza con i nomi delle vie e delle piazze principali, con gli stabilimenti balneari e, ovviamente, coi negozi.


Dalla prossima settimana invece ci sposteremo in montagna, dove le storie sono le mie, dove io posso girare bendata, dove conosco ogni sasso, ogni panchina, ogni cima. Dove i negozianti mi danno del tu.
Il bar dove compravo le sigarette per mio papà, il negozio con cui facevo la spesa con mia nonna, l'edicola spacciatrice di Settimana Enigmistica, il Minigolf conquistato dopo la lunga passeggiata.
Tornare a casa di fretta al suono delle campane perchè i nonni non vogliono cenare tardi, sentire dalle finestre aperte delle case antiche che stanno iniziando i telegiornali e quindi capire che è già tardi, sentire il rumore del fiume che non smette mai di scorrere e il profumo della montagna che non va mai a dormire.


Mi tornano in mente mille episodi, mille persone, mille ricordi. Il pensiero va in particolar modo a chi non vedo da tanti anni, mi domando dove siano certe persone, cosa facciano, se hanno figli, se stanno bene, se vengono ancora ogni tanto tra i monti e mi chiedo chissà perchè non ci siamo più visti. 
A volte è questione di un attimo, una telefonata non fatta, una rimpatriata saltata, una gita non fatta. E in un secondo son passati dieci anni, o di più. 
La cosa più bella è quando ci si perde, ma poi, quasi per forza, la vita ci ricongiunge. Basta capire quando sta accadendo.


Che bello, poter tornare bambina.




25 luglio, 2012

Buon costume

Che io non sia una tipa da spiaggia, credo l'abbiate capito da tempo. Che col caldo non vado d'accordo e con il sole ho un rapporto odio-amore. Quando però frequento i lidi, cerco di comportarmi e di vestirmi sempre secondo educazione, buongusto e buon senso. 


Da qui mi chiedo: ma sarà davvero così bello e sexy il trikini?? Questo ibrido, questo costume geneticamente modificato, nato dalla innaturale unione tra il bikini e il costume intero, questa creatura del terzo millennio che pare spopoli a Saint Tropez, è davvero tutta sta figata?
A me non pare. A mio giudizio, infligge un'abbronzatura a macchie e righe che di bello ha davvero poco: a chi piace avere un'autostrada bianca in mezzo alla pancia? Mah. 
Poi, da quel che ho visto, il trikini è spesso decorato con anelli che uniscono le varie parti, cordini, treccine, sbarlusin di varia natura e dimensioni....il che, secondo me, non è proprio la quint'essenza del buon gusto. Credo. 


Preferisco un sano costume intero sportivo, che non ha mai fatto male a nessuno e per lo meno ha la dote di essere pratico se una vuole fare quattro bracciate tranquilla. Oppure un classico due pezzi, magari scelto con criterio in base alla nostra età e al nostro giro vita, giro chiappe e giro fianchi. (Già, perchè anche qui ci sarebbe da iniziare una divagazione sulle sciure con qualche primavera alle spalle che sfoggiano costumi crudeli e sbugiardanti).


Ecco, solo questo. Un post frivolo, dopo uno molto sentito e personale e uno che ha scatenato qualche polemica di troppo. Avevo voglia di essere frivola.
Però ditemi cosa ne pensate voi!

23 luglio, 2012

Dorina

E' stata lei a insegnarmi a difendermi
E' stata lei a infondermi l'autostima
E' stata lei a togliermi i denti senza farmi male
E' stata lei a insegnarmi il rispetto per gli altri
E' stata lei a insegnarmi a studiare
E' stata lei a disinfettarmi il taglio sopra l'occhio
E' stata lei a farmi capire che non c'era niente di sbagliato in me
E' stata lei a insegnarmi ad essere paziente
E' stata lei a darmi le basi per il futuro


In questo periodo in cui si parla tanto di maestre brave, cattive, processate, assolte, condannate....a me è tornata in mente la mia, minuscola, giovane e forte, che aveva combattuto e sconfitto un male molto più grande di lei, ma che al secondo vigliacco attacco, non ha potuto più difendersi.


Tutti noi, quando ci ritroviamo, parliamo di te, perchè sei sempre nei nostri pensieri, sei un mattoncino di noi.

17 luglio, 2012

Pappe sì, ma fino a un certo punto

Recentemente ho incontrato un paio di amiche che hanno figli con la stessa età della Ballerina. 
Sapete com'è, alla fine si parla sempre di peso, di pannolini e di pappe. Così scopro che questi coetanei della mia piccola si svegliano ancora diverse volte per notte per poppare il latte della mamma. E quando dico diverse, intendo nel migliore dei casi 4 o 5 volte, nel peggiore 10 o più. 
Sarò stordita, ma non riesco a capire come questa cosa possa non avere conseguenze sulle psiche e sul fisico di una mamma che lavora. 
Io non lavoro, quindi dovrei stare zitta, però tacere mi riesce difficile. 

Incuriosita da questo fenomeno, domando: "Davvero? Ma anche se cena si sveglia così tante volte per mangiare?" e mentalmente penso alla cena di mia figlia, che da quando ad aprile ha rispedito al mittente le creme multicereali e i semolini (e pure la mia tetta), mangia pastina e riso con sughetto di pomodoro e verdure con una generosa grattugiata di parmigiano, philadelphia con un filo d'olio, un frutto, pane e a volte un paio di pavesini. Mi pare inverosimile che una creaturina tanto piccina possa non essere sazia dopo tanto ben di Dio. 
Appunto. 
Le amiche rispondono: "Eh sì, mangia solo un po' di crema di mais e tapioca e mezzo vasetto di omogeneizzato, di più non mangia proprio". 


Mumble Mumble. 
La Ballerina di vasetto, a pranzo, se ne sbafa uno intero. Sì sì, le dò gli omogeneizzati, primo perchè ha solo due denti, secondo perchè sono molto comodi e io sono una mamma un po' pigra (ma la verdura la preparo io, lunga vita al Baby cook!). Le creme multicereali, come ho detto, le schifa da tempo. Ha evoluto molto i suoi gusti, rifiutando anche gli omogeneizzati di frutta a favore di frutta fresca a pezzettini. Mangia il prosciutto cotto, il parmigiano, il pane e i biscotti. Prova a mangiare tutto quello che vede nei nostri piatti, nel limite del buonsenso.


Da madre improvvisata, da profana, da ignorante vi chiedo: non sarà che questi bimbi con fame notturna mangiano troppo poco di giorno? 
A 13 mesi, non avranno voglia di salutare le sbobbe (e forse anche le poppate??) per cibi più saporiti e "adulti"?


10 luglio, 2012

Letture da spiaggia

***Attenzione, questo post ha un contenuto altamente snob***


Una volta d'estate proliferavano le offerte sui libri, la gente ne comprava a palate con l'idea di avere tanto tempo da dedicare alla lettura. In spiaggia si vedevano innumerevoli Harmony, gialli Mondadori di vario tipo, romanzi "leggeri" ma pur sempre romanzi che però ora sembrano un po' passati di moda.
Dai pochi giorni trascorsi al mare quest'anno, posso dire che c'è stato un cambiamento. Si passa da un estremo all'altro: o letture decisamente intense e di pregio, oppure stupidaggini pazzesche, ma per stupidaggini intendo proprio stupidaggini
Cioè: ragazze fichissime e senza un filo di grasso che leggono riviste i cui titoli a caratteri cubitali sono Gambe e Glutei, Se lui guarda un'altra, Doposole o Anticellulite?, La sfida dei capelli al sole. 
Parliamone, o forse è meglio di no.
I ragazzi dal canto loro non vanno oltre Gazzetta dello Sport, TuttoSport, Corriere dello Sport Stadio, passando da Men's Health e Max (sì, Max).


Poi c'è l'altra faccia della popolazione, i cavalieri Jedi, quelli che rifuggono il lato oscuro e ancora osano accendere il cervello. Così, capita che tra un ombrellone e l'altro tu veda Cime Tempestose, Il Gattopardo, Il Rosso e il Nero, Macbeth (ebbene sì!!!) e Il console onorario.
Respect.


PS: Una ola per la Vale Guladelamajun che ha letto "La Versione di Barney", libro che io ho letto lo scorso anno e che ha vinto il mio personalissimo premio come miglior libro letto nel 2011.

02 luglio, 2012

Quando la figlia è in vacanza

Ieri abbiamo accompagnato al mare la Ballerina. La fanciulla trascorrerà il mese di luglio là coi nonni, lontana dall'afa, dalle zanzare e da questo caldo opprimente. Dormirà con la brezza che entra dalla finestra, riposerà tranquilla senza sudare. Al mattino, tutta bella spalmata di protezione solare, giocherà sulla spiaggia, zampetterà sulla sabbia morbida senza pericoli e farà i primi brevi bagnetti in mare. Il nonno e la nonna saranno i suoi due attenti e amorevoli angeli custodi.
Qui, in città, mentre Darcy lavorerà da bravo papà e bravo marito, io riprenderò un po' di fiato, trascorrendo per la prima volta da 13 mesi qualche giorno senza la nostra piccola. Dormirò un po' di più la mattina, avrò tempo per qualche pratica ormai in disuso tipo una manicure ben fatta, o un massaggio fresco alle gambe; potrò cucinare qualche buona pietanza estiva e uscire con le amiche. 
Però. (Ci doveva pur essere un però in questa situazione idilliaca).
Però ci sono altre mamme, più o meno amiche, che mi fanno sentire una mamma snaturata.
"Ma come fai????" Occhi strabuzzati e sguardo incredulo, della serie sto-guardando-un-elefante-rosa-alato.
"La lasci un mese coi nonni??" Tipo, la stai lasciando con la Banda Bassotti.
"Ffffffffffsssssssss" Occhi a fessura e labbra strette in un sibilo di dolore.
"Ah no io non ce la farei" espressione severa che sottintende rimprovero, madre snaturata!
"Non so se ce la farei...." gli occhi tradiscono vera e propria disperazione.


Insomma, mi sono sentita un po' di giudicata, da queste reazioni. So che non sono veri e propri giudizi, almeno non direttamente, ma indirettamente lasciano intendere disaccordo, rimprovero e disapprovazione. Non pretendo di essere nel giusto, perchè forse non c'è nemmeno un giusto e uno sbagliato. Ho solo pensato alla mia esperienza: intere estati trascorse serenamente coi nonni, lontana dal cemento bollente della città, lontana dal traffico, dai pericoli e sì, anche dalle zanzare. E' ovvio che mi manchi, è la prima volta che mi allontano dalla Ballerina, ma non voglio sentirmi madre crudele o meno madre perchè ho deciso di separarmi da lei per farle trascorrere un'estate migliore di quella che passerebbe con me. Certo io sono la mamma, quale migliore estate di quella passata con la mamma? Boh, non so. Quello che so è che il caldo mi stanca e mi snerva, in questi giorni ero irritabile, nervosa, spompata, insofferente e bisognosa di una pausa. Da tutto. Sì, tutto. Anche da lei. Perchè lei lo sentiva e sicuramente pativa. Una pausa da mia figlia. Che cosa orribile ho scritto! Ma che ci posso fare? E' così! Credo che mi sarebbero bastati un paio di giorni di ossigeno,  ma visto che c'era la possibilità di farle respirare aria buona per un mese intero, perchè non coglierla? Non starà forse meglio là a giocare sul bagnasciuga, che qui in città a bollire dal caldo? 
Il dubbio è parte di me, quindi mi auguro di aver scelto per il meglio.


Ma quanto mi manca??

25 giugno, 2012

Torture estive

Arriva l'estate e siamo tutte contente.
Siamo contente perchè questa primavera è stata piovosissima, non se ne poteva più, abbiamo voglia di sole, di sandali...e di gonne. E lì casca l'asino. Care mamme, va bene i chiletti sui fianchi, va bene un po' di panzetta, ma aver partorito non ci esenta dalla tortura della depilazione. 
Tortura è la parola giusta, qualsiasi metodologia si utilizzi. 
1. Lametta: è una tortura perchè va fatto molto frequentemente e i nostri cari peli di solito si rinforzano, invece che indebolirsi...In più, passare la lametta porta via un pochino di quella sudata abbronzatura che abbiamo guadagnato sgambettando per la città.
2. Crema depilatoria: ma come si fa a sopportarne la puzza? E poi il risultato dura poco, diciamo la verità.
3. Ceretta: la tortura per definizione, doloroso sul momento, costoso se fatto dall'estetista, ma anche l'attrezzatura DIY non è economicissima...Poi per fare la successiva occorre che i peli siano abbastanza lunghi, quindi dobbiamo sorbirci giorni e giorni di afa con gonne lunghe o, peggio, pantaloni lunghi (in questo caso, viva il lino).
4. Aggeggi elettrici: idem come sopra. Ah, e vogliamo parlare dell'effetto morbillo che si forma sulle gambe dopo l'operazione? Tutti quei puntini rossi che non svaniscono se non dopo ore....




Nota divertente: quest'inverno mi è stata proposta una "promozione" per depilazione definitiva. Ecco, duemila euro solo per l'inguine!! Diamo i numeri.




Insomma, comunque la si guardi, la depilazione è una terribile rottura di scatole.  
Vi prego, ditemi che non sono la sola a viverla così male!

20 giugno, 2012

La mia città #3

Sono scomparsa per quasi una settimana: nonostante abbia smesso di lavorare, ho molto meno tempo per scrivere, perchè prima in ufficio, essendo tutto ormai in disarmo, avevo parecchi tempi morti, diciamo così. Ora invece sono a casa con Ballerina ed è tutto un altro tran tran.


Oggi è mercoledì, giorno dedicato alla mia città. Non avendo avuto la testa di maturare qualcosa di più interessante, oggi parlo di casa mia, delle mie case.


Ho vissuto per 27 anni coi miei, nel classico appartamento col corridoio e le stanze che si affacciano su di esso: salotto, cucina (grande per fortuna) camera, cameretta e bagno. Condominio enorme, con 2 scale e 6 piani, un sacco di famiglie e poca confidenza, piccolo cortile in cemento e zero giardino. Posizione: centrale, ma non centro storico, su una direttrice ad alto livello di traffico, in particolare di ambulanze. L'incubo della mia gioventù era prendere sonno. Siamo noi, i ragazzi  cresciuti negli anni 80, quando già era un lusso poter giocare per le strade.
Forse da queste righe traspare che io da quell'appartamento, sono letteralmente fuggita. Appena ho avuto un contratto a tempo indeterminato (quello che ho appena perso, per intenderci), ho cercato una casa tutta per me, come direbbe Virginia Woolf. Quindi mi sono messa in caccia e dopo pochi mesi mi sono trasferita nella mia casetta "da single": centrissimo, centro storico, terzo piano senza ascensore, parcheggio manco a parlarne, ma tanto non ho la macchina; cucina, bagno, camera e grande salotto. La mia casina. Ricordo benissimo la difficoltà ad adattarsi alle luci della notte che filtravano dalle persiane, io che ero abituata a delle ermetiche tapparelle; ricordo la leggerezza che mi dava avere tutto quello spazio per me, la mia cucina, il mio bagno...e ricordo com'era migliorato il mio rapporto coi miei genitori! 
Il legame con la mia casina è forte, molto, soprattutto perchè poi io e Darcy ci abbiamo trascorso i primi mesi da sposini, da novembre 2008 a luglio 2009, dato che la nostra attuale casa era tutt'altro che pronta nei tempi stabiliti! Con grande fatica, lo ammetto, gli ho fatto spazio nell'armadio, in bagno, in soggiorno. E' stato un po' complicato, non avevamo davvero lo spazio per tutto, non trovavamo mai parcheggio....ma alla fine è stato tutto ripagato. Perchè quando ci siamo trasferiti qui, è stato come se ci fossimo sposati di nuovo, una sensazione splendida ed un'emozione che non dimenticherò.




Ora la nostra casa è così e ciò che mi ha fatto innamorare è la posizione. La via non è trafficata, è una vietta secondaria dove passa solo chi ci vive. E sul retro, il nostro cortile ha un bel giardinetto che confina con l'enorme parco di una scuola elementare. D'inverno non vola una mosca e d'estate ci svegliamo al canto dei passerotti, poi al gioioso vocio dei bimbi che entrano a scuola. Il profumo dei tigli ci intontisce in primavera e il più fastidioso dei rumori, se così si può definire, è il cane dei vicini che abbaia. 
Adoro la mia casa.


Adoro che la mia città mi consenta di vivere qui, nel verde, ma di essere nel contempo a 5 minuti a piedi dal centro. Adoro che i prezzi ci abbiano consentito di comprarla, seppur col mutuo, perchè qui non siamo ancora al ladrocinio che vige nelle grandi città. Adoro il fatto che siamo in una palazzina con 4 appartamenti, quindi molto diverso da dove sono cresciuta. 
La mia città offre ancora di queste possibilità, il che non è banale, secondo me. E' un piccolo grande valore. Me ne sono resa conto ancor di più col la Ballerina: ma sapete che vantaggio andare a spasso per le vie del centro col passeggino, senza dover prendere l'auto, caricare il passeggino e sedere la piccola anguilla nell'ovetto? Sapete che comodità essere a un tiro di schioppo da un supermercato, ma anche dal comune, dalla farmacia, dal banchetto della frutta?


Quando visito una grande città e penso a tutto ciò che offre, penso anche questo nostro lusso provinciale è rovescio della medaglia.

14 giugno, 2012

Domani è un altro giorno

Ho dormito male. Dormo male già da un po'.
Oggi è il compleanno di mia mamma. Le ho regalato una favolosa palette di Dior. Era contenta, ma non completamente. Che strano compleanno per lei.
Stamattina c'è un bellissimo sole, ieri notte ha imperversato il temporale.
Il pinetto, la buganville, l'ibisco rovesciati. I gerani trapanati, la lantana grattugiata. Il gelsomino e l'ulivo resistono bene.
Il balcone è un delirio.
Ho lo stomaco chiuso, da giorni. Ma non dimagrisco.
Ho raccolto le mie cose, talmente poche che non mi serve uno scatolone.
L'ufficio è strano, si ride per non piangere.
Avete presente il film "Tra le nuvole"? Ecco, rende molto bene l'idea di ciò che stiamo vivendo.
Al diavolo la crisi, al diavolo chi decide sopra le nostre teste senza chiedere, senza sapere, senza pensare.
Arrivano email inaspettate, scorrono lacrime impreviste. Nascoste sotto gli occhiali, a testa bassa.
Le lacrime no, quelle davvero non le avevo considerate. Smettetela, state lì, state indietro, non vi voglio, non è giusto. Mando giù e mi ripeto come un matra che dopo tutto, domani è un altro giorno.








13 giugno, 2012

La mia città #2

E' mercoledì, torna la mia personale rubrichetta sulla mia piccola, dormiente città.

Oggi non parlo di architettura, storia o opere d'arte. Oggi parlo di CALCIO. Ebbene sì, io che col calcio ho un rapporto odio/amore molto sbilanciato sul primo, visto che la mia squadra del cuore porta con sè un destino sciagurato, un passato glorioso, un presente traballante e un futuro....mah, meglio non pensarci.

Oggi tralascio la mia sfiga calcistica e vi parlo della squadra della mia città.
Non sono una tifosa di quelle proprio accese, da piccolina ogni tanto mio papà mi portava con lui allo stadio, ma poi le vicende altamente deludenti che hanno caratterizzato la storia recente della squadra, hanno fatto intiepidire molti animi, tra cui il mio.
Poi nella mia vita è arrivato Darcy, che nonostante si macchi di essere juventino, grattando l'infame superficie lascia emergere il vero tifoso che è in lui: quello che sostiene la Pro Vercelli. Con il cuore e con il cervello, con la pioggia e con il sole, nella buona e nella cattiva sorte. Dopo innumerevoli ed interminabili anni di cattiva sorte, finalmente alla fine di questo campionato siamo stati promossi in serie B. Sembra roba da poco, per chi segue le squadre famose, ma per la Pro Vercelli significa rompere un incantesimo e tornare, quasi, fra le grandi. Già, tornare, perché quello che la Pro Vercelli può vantare è un curriculum di tutto rispetto, molto più ricco di quelli di tante altre squadre attualmente in serie A.
Io non sono un'esperta e quindi non mi dilungo, se per caso vi interessasse approfondire visitate questo sito.
http://it.wikipedia.org/wiki/Pro_Vercelli

Concludo con un anedotto simpatico.
Avete presente la seconda maglia della nazionale? E' bianca. Ecco, quella maglia bianca è in onore della Pro Vercelli. Leggenda narra che anni e anni fa la Pro Vercelli dovesse giocarsi lo scudetto con l'Inter, ma tutta o quasi la squadra era stata appena impegnata in nazionale, quindi la società chiese alla società interista di posticipare la partita. L'Inter rifiutò e la Pro Vercelli perse il campionato. Trattandosi di una vicenda piuttosto unfair, per rimediare allo sgarbo, la federazione italiana assegnò alla nazionale una seconda maglia bianca, come la maglia della Pro Vercelli.

La storia, è ben nota anche all'estero http://www.runofplay.com/2009/04/23/pro-vercelli-the-ghosts-of-1910/

11 giugno, 2012

Mamma-che-lavora

Questo giovedì sarà il mio ultimo giorno di lavoro e invece di sentire un vago senso di libertà, come forse si potrebbe pensare, sento sulle spalle il peso della responsabilità della casa, della spesa, della figlia e di sa il cielo che altro.


Prima, se il soggiorno sembrava un campo di battaglia, se il cesto della biancheria era simile ad un vulcano in eruzione e se la cena consisteva in tonno+insalata+un frutto+tantisalutiebaci, avevo sempre la scusa pronta: io lavoro, io sono una mamma-che-lavora. La mamma-che-lavora, essere mitologico, dotato di fantapoteri che le consentono di compiere imprese impossibili. Ciò che gli altri esseri umani fanno in 24 ore, la mamma-che-lavora lo fa in 2, la mamma-che-lavora non solo risolve i problemi, ma li anticipa, evitanto che si verifichino. Conosce i propri polli, con la pupa c'è un feeling inarrivabile, sa leggere nei suoi occhi e nei suoi gesti. Idem col consorte, basta un sopracciglio così e non cosà e lei capisce tutto.


Ma da venerdì la mamma non lavora più.
Quindi sento già il senso del dovere che mi piomba addosso. Sento che non potrò più lasciare la posta da aprire per giorni sul tavolino, non portò più trascurare le piante, non potrò più ignorare la polvere che mi fa ciao ciao dagli scaffali, non potrò più rifilare a Darcy tonno e insalata. Ma sono io o siamo noi donne che in generale che abbiamo questo istinto disastroso che ci spinge a fare sempre il massimo possibile e immaginabile?
Non lo so davvero.


Su una cosa però non voglio cambiare. La Ballerina.
Anche se presto, appunto, non sarò più una mamma-che-lavora, non è detto che io non torni ad esserlo nel giro di qualche mese, anzi, direi che me lo auguro proprio. Visto che la pargola aveva recepito con sorrisi e baci il mio rientro al lavoro dopo 10 mesi di amorevole simbiosi, non vedo perchè rischiare di fare il danno nei prossimi mesi. Perciò ho deciso, con buonapace dei 4 nonni, che per lei i cambiamenti saranno ridotti al minimo, manterremo la sana abitudine della mezza giornata con loro, in modo che se io dovessi ricollocarmi velocemente, la sua routine non debba subire bruschi scossoni. Adoro quando mi chiama, quando è in braccio a qualcun'altro e su butta letteralmente verso di me, quando tende le braccine, quando mi dà quei suoi strani bacini bavosi e quelle violente carezze. Ma non voglio che diventi mamma-dipendente, non voglio che soffra il distacco in futuro, visto che non l'ha patito due mesi fa. Continuerà a trascorrere tempo coi nonni, loro ne sono felici, lei sta bene e io ho più tempo libero.


E un po' di senso di colpa. Ci risiamo: sono incorreggibile.

06 giugno, 2012

La mia città #1

Finalmente riesco con calma a raccogliere l'inziativa lanciata dalla Solita Mamma.
Mi è piaciuta l'idea di dedicare una serie di post alla propria piccola provinciale città, un piccolo gesto d'amore in un rapporto spesso conflittuale.


Faccio una premessa. La mia città è antica, molto. In passato (tanto in passato) ha goduto di grande importanza e per certi versi, questa importanza è ancora visibile. Per altri no, purtroppo il signor Napoleone ha fatto qualche pasticcetto. Sapete com'è, è sempre colpa dei francesi ;-). Ma torniamo alla città. Oggi della gloria passata c'è solo il racconto, nemmeno il ricordo, perchè non credo sia vivo nessuno che possa ricordare. Oggi la mia città è come la Bella Addormentata nel Bosco: bella e fragile, immobile e muta, aspetta che arrivi il suo prinicipe a rompere l'incantesimo e a risvegliarla dal suo sonno profondo. Il sonno profondo ormai è l'attività prinicipale dei suoi abitanti, dato che ormai, si sta pian piano tramutando in una città dormitorio, perchè la realtà  questa: non c'è lavoro. E senza lavoro, non si va da nessuna parte.


Fatta questa doverosa premessa, con questa serie di post mi propongo di raccontarvi qualcosa di lei, qualcosa di bello, qualcosa che possa farla vedere per quello che potrebbe essere: una città in una posizione assolutamente strategica, a misura d'uomo, con un buon livello di qualità della vita, con discreti (sì, solo discreti) servizi offerti al cittadino, ma con un grande potenziale, una città con un significativo patrimonio artistico e culturale, soprattutto se si tiene conto delle ridotte dimensioni della città stessa.


Da dove cominciare?
Dal simbolo. La mia città ha un simbolo, un fiore all'occhiello, che purtroppo sta un pochino sfiorendo.
Eccolo qua.








Le foto sono mie, scattate quest'inverno dopo una bella nevicata




Non sono un'esperta di storia dell'arte, ma due cenni ve li so dare.
Quella che state vedendo è la Basilica di Sant'Andrea, vero e proprio simbolo della città di Vercelli, monumento risalente al tredicesimo secolo, esempio splendido di architettura romanica fortemente influenzata dagli influissi gotici europei. Caratteristica principale e quasi unica, i due campanili che delimitano la facciata. Degno di nota anche il chiostro, di cui purtroppo oggi non ho fotografie, ma posso facilmente rimediare. Stessa cosa per l'interno, non ho potuto fare scatti, ma posso dirvi che entrare in Sant'Andrea dona la sensazione che donano in genere le chiese gotiche: slancio verso il cielo, tensione verso qualcosa di superiore, senso di se stessi piccini piccini di fronte a tanta grandezza, forte senso di sacralità.


Come vi ho detto all'inzio, questo fiore è in pericolo. Purtroppo viste le sue dimensioni e la sua veneranda età, avrebbe bisogni di continui lavori di manutenzione, ma i fondi scarseggiano, anche perchè la Basilica non è proprietà della Curia, bensì del comune, che ha sempre qualcos'altro di più urgente su cui investire, così che le imprese importanti rimangono ad aspettare.