26 giugno, 2014

Voti

Questa mattina ho letto che in Francia c'è la possibilità che a scuola vengano aboliti i voti. Insomma, gira e rigira si torna sempre lì, in Italia ci avevamo già provato, prima sostituendo i numeri con le parole (singole), poi le parole sono diventate giudizi, poi lettere, poi sono tornati i numeri....Un gran casino.

Ciò che è evidente è che in una maniera o nell'altra, da anni si cerca di evitare che gli insegnanti giudichino e dato che a scuola, vuoi o non vuoi, non si può fare, si cercano modi per far sì che il processo sia il più delicato, indolore e insapore possibile.

Sarà che sono figlia di insegnante e che quindi il giudizio e valutazione scorrono potenti nella mia famiglia, ma questa storia mi lascia interdetta.

Leggevo che chi perora la causa dell'abolizione, colloca nei voti negativi l'origine di tutte le insicurezze, le depressioni, i fallimenti e i complessi dei ventenni di oggi. Pare che un 4 o peggio, un 2, lascino un marchio indelebile nel cuore e nell'anima del malcapitato studente, che mai riuscirà a scrollarsi di dosso il fardello dell'insuccesso, il senso di inadeguatezza e la paura di ricascarci. E da lì alla depressione, il passo è breve.
Cosa questi peroratori propongano in alternativa, non è chiaro.

Quello che posso considerare chiaro, scaturisce dalla mia esperienza, di figlia che ha preso i votacci e da figlia di chi i votacci li distribuiva ( e credetemi, quando capitava raramente era un'attività che desse soddisfazione...)

Per prima cosa, la mia è un'esperienza "a 360 gradi", come si usa dire oggi: alle elementari ho provato i voti in parola (ottimo, buono, discreto, sufficiente, insufficiente), alle medie le lettere (A, B, C, D, E), alle superiori, i voti che tutti conosciamo, i numerelli.
Credo che almeno una volta per ognuna di queste fasi, io sia riuscita a provare l'emozione dell'insuccesso, magari non tante volte, non ero una collezionista di E, ma le mie D e soprattutto i miei 4 alle superiori li ho conquistati, e come se li ho conquistati.
A ben pensarci, il voto più orrendo che io abbia mai preso è stato "2 voto reale -11". La prof. in questione, fan sfegatata della regola "un errore, un punto", era andata a scalare partendo dal 10 e non potendo darmi -11, mi affibbiò un 2. Qualcuno riusci ad avere "1 voto reale -15", e via discorrendo.

Stando a chi vorrebbe abolire i voti, a quest'ora io dovrei penzolare da un ponte sul Po e avere un tatuaggio con scritto -11 sulla schiena.

Così non è.

Fu un choc, un trauma, io studentella mediamente saggia e diligente, cominciavo ad assaporare l'amarezza di quando va tutto storto, di quando studi ma va male lo stesso. Eppure, dopo lacrime e mal di testa, mi sono pur sempre diplomata. E laureata. E giuro che se mai diventerò depressa, non sarà per il "2 voto reale -11". E' indimenticabile, come potrebbe non esserlo, ma è lì, è un episodio, è un passo, un gradino, alto e scivoloso, ma ci sono passata e l'ho superato.

Perchè non dovrebbero farlo anche gli studenti francesi?

Seconda riflessione: quando un insegnante pone un voto, giudica il tema, il compito, la verifica. NON la persona, non lo studente, ma il valore del suo operato. E' ben diverso, no?
E poi se si aboliscono i voti, come faranno gli insegnanti a valutare i risultati degli studenti?
E cosa c'era di sbagliato nel giudicare insufficiente un elaborato che effettivamente lo era? Stessa cosa dicasi per quelli giudicati ottimi.

Terza riflessione: siamo così sicuri che lastricando di mattonelle lisce e dorate la strada della vita scolastica dei ragazzi, questi NON diventeranno tristi, depressi e disperati? Siamo sicuri che eliminando le asperità, le delusioni, i fallimenti e i gradini scivolosi, da grandi diventeranno tutti degli alpinisti di successo?
Non sono una psicologa, ma temo che se mai sarà il contrario.

Vivere fino a 18 anni nella bambagia, protetti da una campana di vetro, lontano dai fallimenti, è giusto?
Prima o poi la campana si solleverà e allora? Come si affronteranno le avversità che naturalmente la vita presenterà se non si è fatta un minimo di palestra? Se non si è in grado di metabilizzare i propri fallimenti/sbagli/delusioni? Come si gestiranno le situazioni difficili e drammatiche che, ahinoi, prima o poi ci capitano fra capo e collo?

Non so, forse la mia analisi è ingenua e semplicistica, figlia di una mente assai inesperta in materia, con alle spalle nulla se non la propria personale e famigliare esperienza, ma così, d'impulso, credo che l'abolizione dei voti sia una cavolata clamorosa.

23 giugno, 2014

La regola del trolley

L'abbiamo visto tante volte, nei film americani: quando gli uomini combinano qualche patatrac, corrono a casa, si sciolgono furiosamente il nodo della cravatta, aprono l'armadio, estraggono una valigina (spesso già aperta, nemmeno la lampo chiusa), la buttano sul letto e cominciano a buttarci dentro vestiti alla rinfusa. Camicie hawaiiane, calzini blu, maglioncini celesti, t-shirt colorate, polo fighette, costumi da bagno...Un trionfo di forme e colori totalmente spiegazzato, ma di grande effetto. Di seguito, l'uomo che ha combinato il patatrac accende il pc, prenota un volo online per Timbuctù, stampa la carta d'imbarco, se la ficca nella tasca della giacca e sbattendo la porta esce di casa, trafelato e sudato. Piomba in strada gridando "Taxi! Taxiiiiiiiiiii!!!!""" e poi alla fine tutto questo bailmame, piglia il taxi, sbarca in aeroporto, mette il suo sedere su un Boeing e se ne va a quel paese. Solo o accompagnato. Felice o no. Sollevato o angosciato. Chi se ne frega.

Noi donne sappiamo cavarcela da sole. Sappiamo cavarcela anche non da sole, perchè magari abbiamo un figlio, o magari due o tre. Ma sappiamo COMUNQUE cavarcela.
Lo sappiamo atavicamente.
Prima i portatori di cromosoma Y partivano per la guerra, per un viaggio, per una missione, per quel che volevano e non esistendo gli aerei, stavano via anni. E non esistendo la medecina come la intendiamo ora, si ammalavano, venivano feriti e morivano, morivano prima, morivano giovani, lasciando sole le donne. Le quali da lì in avanti, imparavano a cavarsela da sole, avendo fin da subito quella strana sensazione di saperlo già fare, che fosse naturale, che non ci fosse nulla di nuovo da imparare.

Ce la caviamo egregiamente. Da sempre.

Quindi, cari uomini che combinate i patatrac, siano essi

-pasticci di lavoro
-corna
-innamoramento extraconiugale
-debiti
-reati vari

fateci un santo favore.

Invece di brandire un coltello e farci fuori, noi e l'eventuale INNOCENTE prole, invece di spezzare le nostre ancora verdissime vite, invece di fare ulteriori, peggiori, irreversibili danni (per usare un eufemismo) BRANDITE UN BEL TROLLEY, si si, proprio quello strafigo he vi ha regalato mamma per Natale per quando fate le trasferte di lavoro, si, lui, quello che va in cabina così non perdete tempo al ritiro bagagli, si proprio lui. E' lì che vi aspetta, semi aperto, nell'armadio. Branditelo, riempitelo, caricatelo prima su taxi e poi su un aereo insieme al vostro deretano e andatenevene fuori dalle palle.

Grazie.

20 giugno, 2014

Guarda un po' chi si rivede!

Nell'ultimo post mi avevate chiesto, in più d'una, di tenervi aggiornate. Ebbene, direi che è chiaro che non l'ho fatto!
Perdonatemi ragazze, ho vissuto una piccola fase di rigetto dal web, un po' per mancanza di voglia (lo ammetto), un po' per mancanza di tempo (strano eh?), un po' per "blocco della blogger" (già vissuto anche questo, niente panico, ho proferito evitare proclami tanto sapevo che non avrei resistito tanto lontano da qui).

Fatta questa doverosa premessa e nuovamente chiedendovi scusa per la sparizione, in questi ultimi 30 giorni sono stata un po' sballottata.

Per sintetizzare:

La schiena: tutto bene, tutto a posto...MA devo iniziare a fare ginnastica posturale. Inizio mercoledì, voglia ZERO. Ma è per il mio bene, quindi almeno per un po', mi ci metto

Il lavoro: c'è!!! ....MA non è quello di cui vi avevo parlato! Esatto. Nell'attesa di quella fantomatica chiamata, ne ho ricevuta una seconda, non andata a buon fine, e poi una terza, che invece nel giro di 4 giorni lavorativi si è risolta in un contratto di lavoro di 6 mesi, buttalo via!
Sono a 16km da casa (niente, in sostanza!), l'ambiente è sereno, l'azienda mi piace....uhm, dove sarà la magagna? Troppo bello per essere vero?? Non lo so ancora, non voglio essere precipitosa, ma per il momento accarezzo sognante un pacato ottimismo.

La Ballerina: cresce! Ha compiuto 3 anni, è una micro donna vanitosa, volitiva, capricciosetta, ruffiana, dolce e intelligente. Ieri mi ha stesa come nemmeno Tyson avrebbe potuto fare con un pungo. Appena sono rientrata in casa mi ha detto: "Mamma, sono davvero contenta che tu sia qui". E rotolando sul pavimento ho pensato "ok, adesso posso morire!".


Ecco, a dirla tutta non ci sono solo le cose belle, ma oggi delle brutte proprio non voglio parlare.
Vorrei soltato riprendere piano piano, leggervi tutte, aggiornarmi e sentirmi di nuovo vicina a voi.

Intanto, il blocco della blogger sembra scomparso, perchè guarda un po', ho già un paio di post che mi girano in testa, il tutto starà a farli uscire dal labirinto del mio cervello.

Nell'attesa, vi abbraccio tutte.