Voglio provare a esprimere quello che penso.
Quante volte abbiamo sentito dire: "I
trentenni di oggi sono mammoni, sono dei Peter Pan, non crescono, non
lasciano il nido, sono eterni adolescenti, sono viziati, vogliono
lavorare, ma solo sotto casa, vogliono lavorare, ma sono alle condizioni
che dicono loro, solo per fare ciò che decidono loro".
Eh basta!
Credo
che ci sia una buona parte di chi ci addita e ci si rivolge con quegli
epiteti che è diretta parte in causa delle nostre disavventure. Abbiamo
studiato in un sistema scolastico/universitario giurassico e
pachidermico, che nonostante gli sforzi ci ha sputati fuori con, ad
andar bene, 25 anni suonati. Ci siamo ritrovati in un mondo del lavoro
prosciugato nel post new economy, popolato da una classe
managariale rampante e ingombrante da un lato e da schiere di giovani
pensionati d'oro dall'altra. Per pagare gli uni e gli altri noi adesso
viviamo come viviamo, sgomitando in una società che ci respinge, ci
mettiamo in fila per il concorsone, compiliamo pagine e pagine di domande online, riscriviamo cv al ribasso, ci iscriviamo a tutte le
agenzie interinali del pianeta e possiamo pianificare al massimo cosa
fare nel weekend...
Già, perchè ora si parla tanto (e
giustamente) dei "giovani": neo laureati o diplomati il cui tasso di
disoccupazione tocca livelli record. Si parla tanto di over 40 e a volte
anche over 50, esodati forzati o peggio spinti a pedate fuori da
aziende in crisi o addirittura fallite. Ma se provate a guardare gli
annunci, le categorie cercate sono:
-giovani al primo impiego, da svezzare e sfruttare ben bene al minor costo possibile;
-personale con anni di consolidata esperienza, decennale o di più, da collocare in posizione di medio-alta importanza.
C'è una zona d'ombra in mezzo, voragine, buia e
profonda. La voragine di chi dopo l'università, nei primi anni 90, si è
sciroppata stage gratis, magari lontano da casa e spesso in posizioni
che poco c'entravano con i propri studi. La voragine di chi ha accettato
come manna dal cielo contratti di due anni formazione lavoro sapendo
che prima o poi sarebbero finiti e come benedizione celeste quelli a
tempo indeterminato, pur tappandosi il naso, accettando qualsiasi cosa,
mettendo in fondo al cassetto i proopri sogni e ricoprendoli ben bene
per non vederli più e non pensarci più. La voragine di chi nonostante
l'apparente sicurezza si è ritrovato senza lavoro, con in mano una
professionalità che invece di essere un'opportunità, si è rivelata una
zavorra. La voragine di chi ha comprato casa, acceso mutui e messo al
mondo bambini e adesso si sente con l'acqua alla gola e senza terreno
sotto i piedi.
In una società che ora non ci vuole più, ci ignora e oltretutto ci dà degli sfaticati/mammoni/pantofolai.
Non posso che dire una sola cosa:Sante parole, Lizzie!
RispondiEliminaScarlett non sai quanto mi conforti, è stato uno sfogo, il classico sfogo dopo la goccia che fa traboccare il vaso e quindi temevo di aver scritto spropositi dettati dall'emotività...
RispondiEliminaE aggiungerei: tutte le stronzate teoriche che ci hanno fatto studiare, che sembravano indispensabili a trovare un lavoro (ma servivano solo a prosciugare le tasche dei nostri genitori) e su cui abbiamo trascorso la nostra gioventu' e parte dell'eta' adulta. Adesso non valgono piu niente e veniamo anche derisi per la nostra "inettitudine a vivere". Anch'io sono un po' inkazzata.
RispondiElimina