20 dicembre, 2012

Zona d'ombra

Sarà che sono un po' ipersensibile all'argomento, a causa di storie di vita vissuta che conoscete fin troppo bene e sarà che sto diventando un po' megera, ma mi sono rotta, disintegrata, sminuzzata, polverizzata le scatole, di sentir parlare male della mia generazione. Bamboccioni, sfigati, viziatelli, potenziali choosy....Che 2 palle. Normalmente qui affronto discorsi più intimi: emozioni, sensazioni, pensieri e parole. Oggi invece starò un po' più in alto, non mi addentrerò così tanto nel personale, anche se in realtà di personale c'è molto anche qui.
Voglio provare a esprimere quello che penso.
Quante volte abbiamo sentito dire: "I trentenni di oggi sono mammoni, sono dei Peter Pan, non crescono, non lasciano il nido, sono eterni adolescenti, sono viziati, vogliono lavorare, ma solo sotto casa, vogliono lavorare, ma sono alle condizioni che dicono loro, solo per fare ciò che decidono loro".
Eh basta!
Credo che ci sia una buona parte di chi ci addita e ci si rivolge con quegli epiteti che è diretta parte in causa delle nostre disavventure. Abbiamo studiato in un sistema scolastico/universitario giurassico e pachidermico, che nonostante gli sforzi ci ha sputati fuori con, ad andar bene, 25 anni suonati. Ci siamo ritrovati in un mondo del lavoro prosciugato nel post new economy, popolato da una classe managariale rampante e ingombrante da un lato e da schiere di giovani pensionati d'oro dall'altra. Per pagare gli uni e gli altri noi adesso viviamo come viviamo, sgomitando in una società che ci respinge, ci mettiamo in fila per il concorsone, compiliamo pagine e pagine di  domande online, riscriviamo cv al ribasso, ci iscriviamo a tutte le agenzie interinali del pianeta e possiamo pianificare al massimo cosa fare nel weekend...
Già, perchè ora si parla tanto (e giustamente) dei "giovani": neo laureati o diplomati il cui tasso di disoccupazione tocca livelli record. Si parla tanto di over 40 e a volte anche over 50, esodati forzati o peggio spinti a pedate fuori da aziende in crisi o addirittura fallite. Ma se provate a guardare gli annunci, le categorie cercate sono:
-giovani al primo impiego, da svezzare e sfruttare ben bene al minor costo possibile;
-personale con anni di consolidata esperienza, decennale o di più, da collocare in posizione di medio-alta importanza.
C'è una zona d'ombra in mezzo, voragine, buia e profonda. La voragine di chi dopo l'università, nei primi anni 90, si è sciroppata stage gratis, magari lontano da casa e spesso in posizioni che poco c'entravano con i propri studi. La voragine di chi ha accettato come manna dal cielo contratti di due anni formazione lavoro sapendo che prima o poi sarebbero finiti e come benedizione celeste quelli a tempo indeterminato, pur tappandosi il naso, accettando qualsiasi cosa, mettendo in fondo al cassetto i proopri sogni e ricoprendoli ben bene per non vederli più e non pensarci più. La voragine di chi nonostante l'apparente sicurezza si è ritrovato senza lavoro, con in mano una professionalità che invece di essere un'opportunità, si è rivelata una zavorra. La voragine di chi ha comprato casa, acceso mutui e messo al mondo bambini e adesso si sente con l'acqua alla gola e senza terreno sotto i piedi.
In una società che ora non ci vuole più, ci ignora e oltretutto ci dà degli sfaticati/mammoni/pantofolai.
 

3 commenti :

  1. Non posso che dire una sola cosa:Sante parole, Lizzie!

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  2. Scarlett non sai quanto mi conforti, è stato uno sfogo, il classico sfogo dopo la goccia che fa traboccare il vaso e quindi temevo di aver scritto spropositi dettati dall'emotività...

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  3. E aggiungerei: tutte le stronzate teoriche che ci hanno fatto studiare, che sembravano indispensabili a trovare un lavoro (ma servivano solo a prosciugare le tasche dei nostri genitori) e su cui abbiamo trascorso la nostra gioventu' e parte dell'eta' adulta. Adesso non valgono piu niente e veniamo anche derisi per la nostra "inettitudine a vivere". Anch'io sono un po' inkazzata.

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