Pesce fuor d'acqua
Succedeva da bambina, quando le mie compagne di scuola si erano iscritte in una palestra e io in un'altra: nell'intervallo loro facevano crocchio raccontandosela di spalliere, travi, scarpette, scaldamuscoli, colore del body, simpatia/antipatia dell'istruttrice....e io mi sentivo PFDA.
A settembre, quando ricominciava la scuola, le maestre immancabilmenente chiedevano di raccontare delle nostre vacanze: e allora via! Fiumi di parole su spiagge, onde, sole, ombrelloni, secchielli, braccioli, scottature. Io, fuori dal coro, raccontavo di scarponi, camminate, rifugi e polenta. PFDA.
Alle medie cominciavano le prime uscite indipendenti, spesso seguite dai primi amori. Le mie compagne passavano ore a raccontarsi di quello e quell'altro, che erano andati al cinema, avevano fatto un giro in bici, avevano preso il gelato (e poco altro, allora eravamo tardone). E io? Col mio difettuccio, nessuno mi guardava "in tal senso". Quindi amica, quindi compagna di scuola. Ma nulla più. Niente da raccontare. PFDA.
Alle superiori impazzivano tutte per le lunghe, oserei dire interminabili uscite del sabato sera in cui si partiva da un bar e si finiva in discoteca, attraveerso peregrinazioni insensate, per le vie della città. Io non mi divertivo e quindi ho smesso quasi subito di partecipare a queste allegre serate, tagliandomi fuori con le mie stesse mani. E poi non guardavo Beverly Hills. Lunedì mattina: nulla da raccontare, men che meno da condividere. Manco a dirlo PFDA.
All'università ho sempre scelto di viaggiare giornalmente. Non mi sono trasferita. Non ho lasciato la casa dei miei perchè già la retta era salata e lavorare avrebbe voluto dire forse pagarsi un affitto, ma di certo impiegare più tempo a laurearmi (quindi aumentare in numero di rette da pagare). Perciò, niente "vita universitaria" nella metropoli, niente aperitivi lunghi, niente pomeriggi di studio tutti insieme, niente feste. PFDA.
Oggi al lavoro, in mezzo a tutti programmatori e sviluppatori, pestatori di codice sulle tastiere, nerd fino al midollo, nerd dentro e fuori anche le ragazze, spesso (ehm...sempre) fatico a star dietro ai loro discorsi. In pausa caffè li guardo, cerco di fare la faccia di una che capisce, ma in realtà non capisco una cippa e mi sa che loro invece questa cosa la capiscono benissimo. Finisco il caffè e me ne torno al mio lavoro. PFDA.
Forse da adolescente pativo. Da bambina un pochino. Poi come dicevo all'inizio, mi sono abituata e la sindrome del PFDA è diventata parte di me.
Non so, dite che devo farmi delle domande???