Era un po' che volevo scrivere su questo fatto, ma non mi decidevo mai perchè mi sembra un argomento più grande di me, per il quale mi sento inadeguata.
Poi per caso oggi ho visto un internet una foto e le parole mi stanno uscendo dalle dita e dai tasti del pc senza che io possa impedirlo.
Il furto della terribile e beffarda insegna di Auschwitz mi ha riportato alla memoria un fatto della vita che non potrò mai dimenticare: ad otto anni, ho visitato Dachau.
Io e i miei eravamo in Germania per una mini vacanza pasquale ed il programma di viaggio prevedeva anche quella visita. Mio papà tentennava un po', riteneva fossi troppo piccola; mia madre, invece da brava insegnante, mi ha spiegato ben bene di cosa si trattasse e ha detto che se io me la sentivo, non c'erano problemi.
Quindi andammo. Ho pochissimi ricordi visivi: edifici grigi, bassi, corridoi vuoti, stanze vuote; un grande cortile, spoglio. E' buffo come io conservi solo questi pochi frammenti visivi, mentre indelebile sia la sensazione che provavo, intatta e chiarissima a distanza di 25 anni. Lì dentro niente mi sembrava reale, mi sentivo in una dimensione parallela, in un mondo che non esiste, che non poteva esistere, tutto era irreale, impossibile. Quella sensazione per me è incancellabile e mi ha fatto restare, nel corso degli anni, particolarmente sensibile all'argomento.
Quel giorno la visita per me terminò prima del previsto, ma non fui io sentirmi poco bene, fu mio padre. Proprio lui che era preoccupato per la sua bambina, di fronte alla realtà di quel luogo, si è sentito male. Era inaffrontabile, per lui. Inconcepibile la presa di coscienza di esserci dentro e pensare "è successo davvero, perchè ci sono dentro". Eccolo lì, grande e grosso, un metro e ottantacinque centrimetri d'uomo con le gambe molli, che chiede di uscire prima che la visita finisca. Mi ricordo che lo accompagnai fuori. Era a pezzi e io non sapevo cosa dirgli per farlo stare meglio; non potevo dirgli proprio nulla.
Quel giorno pensai che sarebbe stato bello se al mondo ci fossero stati più uomini con la sensibilità di mio papà, che smise di essere invincibile ai miei occhi, ma diventò uno splendido essere umano imperfetto.
23 dicembre, 2009
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Commenti sul post
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Molto intenso. Probabilmente, uomini come il tuo papà sono perle rare, altrimenti non ci sarebbe mai stata una dimensione parallela così tragica.
RispondiEliminaUna testimonianza importante e diversa, da tenere sempre nel cuore.
Buon Natale, cara, sii felice.
Sì, forse è una perla rara...anche se sono un po' di parte!
RispondiEliminaBuon Natale anche a te!