15 novembre, 2007

Lui l'aveva già detto

E' quello che penso tutte le volte che rifletto sulla natura umana. Infatti, se piace tanto osservare, è altrettanto vero che mi piace tantissimo anche rilfettere sulle parole che le persone usano e sui loro comportamenti.
Domenica pomeriggio ho rivisto con vero piacere una coppia di amici che non vedevo da tanto tempo. Siamo andati a casa loro, ci hanno mostrato la loro villetta a schiera, ci hanno raccontato gli sforzi fatti per arredarla, i problemi affrontati con il lavoro...ma ci hanno anche parlato di come siano ansiosi di rivedersi la sera, quando tornano a casa, di come si diano una mano a vicenda a gestire una casa così grande, di come non siano stati così felici come da quando si sono sposati. Allora ho pensato a quant'era forte, bello, indistruttibile, ciò che li unisce da tredici anni. E mi sono venute in mente delle immagini molto romantiche...poi ho capito che non erano mie, quelle immaagini, ma arrivavano dai ricordi di qualcosa che avevo già letto. Qualcosa che il bardo aveva già scritto, prima di tutti.





Sonnett 116



Let me not to the marriage of true minds
Admit impediments, love is not love
Which alters when it alteration finds,
Or bends with the remover to remove.
O no, it is an ever-fixed mark
That looks on tempests and is never shaken;
It is the star to every wand'ring bark,
Whose worth's unknown, although his height be taken.
Love's not Time's fool, though rosy lips and cheeks
Within his bending sickle's compass come,
Love alters not with his brief hours and weeks,
But bears it out even to the edge of doom:
If this be error and upon me proved,
I never writ, nor no man ever loved.



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