Non si può sempre vivere nella propria bolla dorata, ogni tanto bisogna mettere il naso fuori e aprire gli occhi a tutto lo schifo che questo mondo ci propone. Certo, sarebbe più facile non farlo, continuare con le nostre tiepide vite in cui tutto, con le quotidiane eccezioni di ognuno, scorre tranquillo. Chi più chi meno ha le sue magagne, chi più serie chi meno. Ma si va avanti, cercando di pensare a tutto il buono e il bello che abbiamo a disposizione.
Poi si arriva ad un punto in cui la realtà è talmente impresentabile che diventa doveroso guardarla in faccia, per rispetto di chi non ha le nostre fortune.
Io ci provo, a vivere serena, giorno dopo giorno, senza angosciarmi troppo per il domani e per il presente, ma ho pur sempre una figlia, quel prolungamento di me stessa che mi dà da pensare, perchè c'è lei e ci sarà ancora lei quando io non ci sarò più e francamente sento di abbandonarla in un luogo terribile.
Scusate: già la settimana scorsa vi ho ammorbato con un post pesante e ora sono qui a fare la stessa cosa, ma non riesco ad evitarlo.
Io ho viaggiato abbastanza, anche se non tantissimo. So cosa vuol dire essere seduto a diecimila metri d'altezza e sentire un rumore strano, uno sballottamento e avere il cervello a briglia sciolte che si immagina le peggio cose, perciò quando le peggio cose diventano realtà, io mi sento tanto coinvolta.
L'idea di quello che è successo in Ucraina è inaccettabile, non provo neanche a spiegare come mi fa stare pensarci perchè 1)credo sia inutile 2)non riuscirei nemmeno a esprimerlo.
Quello che invece mi disgusta in modo chiaro e forte, è che come al solito, o come spesso accade, in Italia un evento tanto drammatico si tramuta in pretesto per le solite polemiche. E' colpa dell'Ucraina che reprime le monoranze/degli Stati Uniti che non fanno niente perchè in Ucraina non ci sono soldi e non vogliono inimicarsi Putin/è colpa di Putin che è un invasore/è colpa dei fascisti di Kiev/è colpa dei comunisti di Mosca.
Non ho parole. Fascisti e comunisti, destra e sinistra. Ci risiamo. Una tragedia immane ridotta a pretesto per polemiche.
Lasciamo che gli investigatori e i commissari facciano il loro lavoro. Lasciamo che i satelliti parlino. Lasciamo che le scatole nere vengano analizzate.
E' giusto, sacrosanto anzi di più, che le famiglie sappiano esattamente cosa sia successo e di chi siano le responsabilità, ma non credo che strumentalizzare quanto accaduto per polemizzare gratuitamente serva a qualcosa, eppure ho letto commenti, opinioni, frasette-slogan...ne ho lette tante!
Invece di essere giudici da poltrona, invece di cercare il colpevole dallo schermo di una tv, una volta tanto, cerchiamo un po' di pace? A nessuno sfiora il pensiero che la ricerca di massa del colpevole da linciare porti altra violenza, altre tragedie?
Dal canto mio questo episodio mi ha scosso talmente tanto che me lo sogno la notte e come tutti, spero si chiarirà quanto prima qual è, anzi, quali sono e di chi sono le responsabilità. Dubito che ci sia un solo colpevole, dubito che ci saranno risultati netti, bianchi e neri, ma lascio le conclusioni a chi di dovere, io posso avere le mie idee e poi magari cambiarle.
Ma arrivare a svilire una simile catastrofe per farne strumento di polemica politica fine a se stessa....che disgusto...
22 luglio, 2014
17 luglio, 2014
Nessuno
Affronto questo post con molta incertezza nel cuore, non
sapendo bene dove andrò a parare. Non era mia intenzione affrontare questo
argomento, non sono abituata a scrivere su questioni tanto drammatiche e
complesse, ma questa volta il proliferare di pareri, giudizi, anatemi e
condanne, il tutto sbandierato ai quattro venti su ogni social network
esistente, mi sta letteralmente tirando fuori dalle dita ciò che sto per
scrivere, come se ci fosse un filo diretto tra cervello e mani e io, padrona di
quelle mani, non potessi fermarle.
Quasi tutti condannano Israele, o almeno, quasi tutti i miei
contatti, le persone di cui io posso leggere sul web status e pensieri. Non
solo loro ovviamente, le condanne infatti arrivano da tante parti, ma io nello
specifico mi riferisco a persone che, superficialmente o meno, conosco.
Stamattina per esempio, leggo che “Israele chiede che venga
ricordato il genocidio degli ebrei, ma poi è il primo a riservare lo stesso
trattamento agli altri”. Qualcuno risponde “Vero, parole sagge, hai ragione”, qualcun’
altro invece “Si è in parte vero, ma io non posso schierarmi con i palestinesi”.
E va beh. Ognuno dice la sua.
Ciò che mi ha colpito arriva dopo.
“Basta contare il numero di morti da una parte e dall’altra
per schierarsi”.
Ma…cos’è?
Una partita? Una gara?
Basta contare il
numero di morti. Sono esterrefatta.
E’ così semplice? Chi causa più morti ha la colpa? E’ il più
cattivo? E’ quello che sbaglia? Andatelo a dire a chi a perso un unico
figlio/madre/padre/fratello/sorella.
Ammazzi una persona e ammazzi tutto il mondo di qualcuno,
sempre e comunque.
E poi, in tutta onestà, io non mi sento di schierarmi proprio da nessuna parte.
Sento che non c’è più nessuno che “ha ragione”, sento che non c’è la volontà di
trovare pace da entrambe le parti, sento che anche la comunità internazionale
non ha il coraggio di prendere posizione, sento che come in ogni guerra, sta
pagando la povera gente, da una parte e dall’altra. Qualcuno lo diceva
già un bel po’ di tempo fa, che tra i vinti, chi soffre è la povera gente e tra
i vincitori, chi soffre è la povera gente.
E qui siamo ancora lontani anni luce da una ipotetica fine.
E’ una sconfitta costante, quotidiana, perpetua. Per tutti.
Senza far la conta dei morti, senza guardare chi ha le armi più potenti, senza
chiedersi chi ha la colpa, chi ha iniziato e se è nato prima l’uovo o la
gallina.
Mi spiace, ma io non giustifico proprio nessuno: né chi ha
un bombardiere sotto il sedere, né chi ammazza a sassate.
Nessuno.
Nemmeno chi resta a guardare. Nessuno.
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