Aveva provato in tutti i modi a convincere la madre a iscriverla nella scuola media dove sarebbero andati quasi tutti i suoi compagni, quella proprio lì accanto.
Aveva provato a ignorare il problema.
Aveva provato a fermare il tempo.
Niente aveva funzionato.
In un batter d'occhio si ritrova lì seduta alla scrivania della sua cameretta, con la foto dei suoi compagni appoggiata al muro, perché stia in piedi bella in vista.
Quest'anno non ci sono nemmeno i compiti delle vacanze e per ironia della sorte, lei invece li vorrebbe. Vorrebbe che a settembre potesse tornare nella sua scuola, nella sua aula, con le sue maestre e suoi compagni. I suoi amici.
Invece non è possibile.
La scuola sarà un'altra, lontana, dove di loro si sono iscritti in pochi (cinque, una miseria) e quindi verranno di sicuro sparpagliati nelle otto sezioni disponibili.
Le maestre incontreranno nuovi bambini, che, odiosi marmocchi, prenderanno il loro posto, sia in classe, che nel cuore delle maestre.
Gli amici saranno quasi tutti nella media vicina, in tanti si ritroveranno in classe insieme e comunque al suono della campanella, nell'intervallo o nel cortile, potranno vedersi facilmente.
E lei invece sarà all'altro capo della città con tanti sconosciuti provenienti da scuole sconosciute.
Gli occhi pungono e non c'è motivo per trattenere le lacrime. Già, piange. Piano piano, in silenzio, senza farsi sentire. Piange perché quei luoghi e quelle persone sono il suo mondo e la vita glieli sta portando via. Si domanda se sia normale questa reazione per una bambina di 11 anni. Non lo sa, non lo sa e nemmeno le interessa. Lei ama quelle persone, vuole stare con loro e non vuole separarsene. Il resto ha poco significato.
L'estate passerà, lenta e calda.
In montagna si sta bene, ci sono altri amici, altre cose da fare.
Ma quel pensiero alla sera, ritorna.
Per tutti i tre mesi estivi porterà con sé il portachiavi che le maestre hanno regalato ad ognuno di loro: la fa sentire meno lontana e ancora parte di qualcosa che forse non esiste più.
Poi arriverà settembre, una vita diversa, nuovi luoghi, nuovi amici e la tristezza, piano piano, passerà.
Tanti, tanti anni dopo, alcune foto riportano alla mente quel periodo.
Ritorna vivo un legame che sente non essersi mai spezzato, un legame strano, che forse per molti non ha importanza. Ma forse sì, visto l'entusiasmo nel rivedersi, qualche anno fa.
Un filo invisibile che lega 25 bambini che hanno condiviso cinque anni di vita, cinque anni che hanno insegnato loro a vivere con gli altri, a studiare, a capire le persone, il mondo, a capire se stessi. Scusate se è poco: cinque anni che hanno gettato le basi per il futuro.
Per qualcuno quel futuro è stato brevissimo e questo pensiero, seppur a distanza di così tanto tempo, la sconvolge ancora.
Ma il filo c'è, lei lo sente, non sa se lo sentano gli altri, ma lei lo sente e sa che arriva da ognuno, fino in cielo e poi torna giù e li tiene uniti in qualcosa che ci sarà sempre.
Questo post è dedicato a Paola, che mi legge. A Elena, che ho visto stamattina. A Francesca, con cui ho parlato ieri. A Nicoletta e Federico, perché sono una favola vivente. A tutti, proprio tutti, che vorrei elencare, ma penso sia superfluo. E in particolare, a Daniele e Dorina, che ci guardano dall'alto.
06 febbraio, 2014
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Bellissimo post, commovente....
RispondiEliminaciao
Robi
Grazie Robi. Non so quanto possa risultare comprensibile e sensato, ma stamattina era lì che mi girava in testa e doveva uscire.
EliminaCosì bello e spontaneo questo post....uscito direttamente dal tuo cuore e grazie per averlo condiviso;-)) io in quel filo ci credo davvero!!!
RispondiEliminaMa prego! A dir la verità temevo fosse noioso e poco interessante...ma avevo bisogno di scriverlo :)
Elimina:) se hai nostalgia si può organizzare un'altra reunion. Posso partire ora e per giugno ce la possiamo fare :)
RispondiEliminacmq tranquilla, niente tristezza, forse un po' di nostalgia ma quella fa bene ai ricordi: è come la cera d'api sui mobili preziosi, li conserva, lilucida, li nutre...
Bene sono contenta perché non voglio rattristare il prossimo, anche se in effetti non è proprio tristezza quanto nostalgia mista ad una strana (ma forte) forma di affetto.
EliminaPensiamoci, sono passati un po' di anni, si potrebbe replicare!
anch'io penso spesso ai miei compagni delle elementari, anni d'oro davvero.
RispondiEliminaAbbiamo tanto in comune come carattere.
Un abbraccione Sandra frollini
Ricambio l'abbraccio e se trovo il tempo oggi ti scrivo in privato :)
EliminaCome lo sento anch'io questo filo invisibile! E' proprio vero che la condivisione genuina, tipica della fanciullezza, lascia un segno indelebile in noi stessi.. al di là delle strade che poi si percorreranno!
RispondiEliminaSì hai dato voce al mio pensiero. E' come se in quegli anni per me si fosse cementato qualcosa di indissolubile, li ricordo come anni importantissimi...fondamentali nella "costruzione" della persona che sono oggi.
Eliminache bello....è quello che sento io con le mie compagne di liceo....tra i miei anni piu belli....tra i miei legami piu importanti
RispondiEliminaPer me con i compagni delle superiori è un po' diverso: eravamo pochissimi (dopo la prima, in 25, in seconda siamo rimasti 14) e bene o male abbiamo continuato a sentirci/vederci con una certa costanza, siamo quasi tutti ancora in contatto. Per le elementari invece è come se il legame fosse meno evidente (un filo invisibile, appunto) che però raggiunge persone all'estero, in altre parti d'Italia e tra le nuvole.
EliminaComunque sono davvero contenta che questo post riesca a suscitare sensazioni condivise, come ho già scritto temevo fosse troppo intimo e personale perché piacesse.
Un bacio!
Penso di capire perché penso spesso con nostalgia a quei compagni, quegli amici che mi sono rimasti nel cuore, più dei compagni di liceo, con cui non c'è stato quasi nulla, più dei compagnie elle medie...hai risvegliato bei ricordi, Lizzie, grazie!
RispondiEliminaGrazie a te per questo commento, appena pubblicato ero quasi pentita di averlo fatto, ma a quanto pare ho fatto bene :)
EliminaChe belli questi legami che sopravvivono al tempo e allo spazio.
RispondiEliminaRaffaella
Sono lievi e invisibili, ma ci sono.
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