L'albero illuminato, i doni ammassati sotto, colorati e scintillanti. La casa che profuma di biscotti al vino bianco, una visita dagli amici più cari con il loro tesoro di tre settimane, Darcy a casa tranquillo che gioca con la piccola e lei che saltella per la casa ridendo, poi ci corre incontro, ci abbraccia e appoggia la testolina alle nostre.
Oh mamma che Natale!
Auguri a tutti!
23 dicembre, 2012
20 dicembre, 2012
Zona d'ombra
Sarà
che sono un po' ipersensibile all'argomento, a causa di storie di vita
vissuta che conoscete fin troppo bene e sarà che sto diventando un po'
megera, ma mi sono rotta, disintegrata, sminuzzata, polverizzata le
scatole, di sentir parlare male della mia generazione.
Bamboccioni, sfigati, viziatelli, potenziali choosy....Che 2 palle.
Normalmente
qui affronto discorsi più intimi: emozioni, sensazioni, pensieri e
parole. Oggi invece starò un po' più in alto, non mi addentrerò così
tanto nel personale, anche se in realtà di personale c'è molto anche
qui.
Voglio provare a esprimere quello che penso.
Quante volte abbiamo sentito dire: "I
trentenni di oggi sono mammoni, sono dei Peter Pan, non crescono, non
lasciano il nido, sono eterni adolescenti, sono viziati, vogliono
lavorare, ma solo sotto casa, vogliono lavorare, ma sono alle condizioni
che dicono loro, solo per fare ciò che decidono loro".
Eh basta!
Credo
che ci sia una buona parte di chi ci addita e ci si rivolge con quegli
epiteti che è diretta parte in causa delle nostre disavventure. Abbiamo
studiato in un sistema scolastico/universitario giurassico e
pachidermico, che nonostante gli sforzi ci ha sputati fuori con, ad
andar bene, 25 anni suonati. Ci siamo ritrovati in un mondo del lavoro
prosciugato nel post new economy, popolato da una classe
managariale rampante e ingombrante da un lato e da schiere di giovani
pensionati d'oro dall'altra. Per pagare gli uni e gli altri noi adesso
viviamo come viviamo, sgomitando in una società che ci respinge, ci
mettiamo in fila per il concorsone, compiliamo pagine e pagine di domande online, riscriviamo cv al ribasso, ci iscriviamo a tutte le
agenzie interinali del pianeta e possiamo pianificare al massimo cosa
fare nel weekend...
Già, perchè ora si parla tanto (e
giustamente) dei "giovani": neo laureati o diplomati il cui tasso di
disoccupazione tocca livelli record. Si parla tanto di over 40 e a volte
anche over 50, esodati forzati o peggio spinti a pedate fuori da
aziende in crisi o addirittura fallite. Ma se provate a guardare gli
annunci, le categorie cercate sono:
-giovani al primo impiego, da svezzare e sfruttare ben bene al minor costo possibile;
-personale con anni di consolidata esperienza, decennale o di più, da collocare in posizione di medio-alta importanza.
C'è una zona d'ombra in mezzo, voragine, buia e
profonda. La voragine di chi dopo l'università, nei primi anni 90, si è
sciroppata stage gratis, magari lontano da casa e spesso in posizioni
che poco c'entravano con i propri studi. La voragine di chi ha accettato
come manna dal cielo contratti di due anni formazione lavoro sapendo
che prima o poi sarebbero finiti e come benedizione celeste quelli a
tempo indeterminato, pur tappandosi il naso, accettando qualsiasi cosa,
mettendo in fondo al cassetto i proopri sogni e ricoprendoli ben bene
per non vederli più e non pensarci più. La voragine di chi nonostante
l'apparente sicurezza si è ritrovato senza lavoro, con in mano una
professionalità che invece di essere un'opportunità, si è rivelata una
zavorra. La voragine di chi ha comprato casa, acceso mutui e messo al
mondo bambini e adesso si sente con l'acqua alla gola e senza terreno
sotto i piedi.
In una società che ora non ci vuole più, ci ignora e oltretutto ci dà degli sfaticati/mammoni/pantofolai.
05 dicembre, 2012
Pendolarismo
6.40
Sveglia, colazione in piedi, doccia-lampo, vestizione-lampo.
7.20
In auto.
8.10
Entro in ufficio. Accendo il pc, metto il pranzo in frigo, prendo l'indispensabile secondo caffè della giornata e timbro. Già, perchè qui si timbra. Novità assoluta per me.
12.30-13.10
Pausa pranzo in cui oltre a suddetto pranzo io smazzo altre amenità: telefono al pediatra, ad altri medici vari, faccio acquisti online, faccio capolino da queste parte, sui social network, leggo i giornali online. Insomma, cerco di far sapere al mondo che ci sono anch'io.
17.30
Esco dall'ufficio e salgo in macchina, non ancora del tutto distrutta.
18.30
Arrivo a casa, letteralmente a pezzi dopo una lunga giornata conclusa con 1h di auto in compagnia di persone ingiustamente strappate alla Formula 1e camionisti che ignorano l'esistenza del codice della strada. Il tutto al buio, con mille luci che sfavillano in giro (lavori in corso, lampeggianti di qualsiasi forza dell'ordine, retronebbia accessi senza motivo....) e magari sotto una sottile pioggia che sull'asfalto NON drenante pare l'uragano Sandy. Per tacere della nebbia.
Alle 19, dopo essermi cambiata e rinfrescata, sono disponibile per la mia famiglia.
Alle 23 crollo verticale, in questo momento sono sveglia grazie ad una dose massiccia di pocket coffee.
Ora ditemi, ma perchè tutto il lavoro dello stramaledetto nordovest deve concentrarsi a Milano e circondario? Non sarebbe stato più sano pianificare una distribuzione più omogenea?
Scusate, saranno domande banali e noiose di chi non ne capisce nulla di economia, ma mi pare insensato (e nonostante ciò lo faccio perchè, appunto, non ci sono alternative) che per poter lavorare si debba fare 130km al giorno.
E sono convinta che la maggioranza della gente "di provincia" faccia questa vita.
E sono pure convinta che ci sia un sacco di gente che fa più strada.
Sveglia, colazione in piedi, doccia-lampo, vestizione-lampo.
7.20
In auto.
8.10
Entro in ufficio. Accendo il pc, metto il pranzo in frigo, prendo l'indispensabile secondo caffè della giornata e timbro. Già, perchè qui si timbra. Novità assoluta per me.
12.30-13.10
Pausa pranzo in cui oltre a suddetto pranzo io smazzo altre amenità: telefono al pediatra, ad altri medici vari, faccio acquisti online, faccio capolino da queste parte, sui social network, leggo i giornali online. Insomma, cerco di far sapere al mondo che ci sono anch'io.
17.30
Esco dall'ufficio e salgo in macchina, non ancora del tutto distrutta.
18.30
Arrivo a casa, letteralmente a pezzi dopo una lunga giornata conclusa con 1h di auto in compagnia di persone ingiustamente strappate alla Formula 1e camionisti che ignorano l'esistenza del codice della strada. Il tutto al buio, con mille luci che sfavillano in giro (lavori in corso, lampeggianti di qualsiasi forza dell'ordine, retronebbia accessi senza motivo....) e magari sotto una sottile pioggia che sull'asfalto NON drenante pare l'uragano Sandy. Per tacere della nebbia.
Alle 19, dopo essermi cambiata e rinfrescata, sono disponibile per la mia famiglia.
Alle 23 crollo verticale, in questo momento sono sveglia grazie ad una dose massiccia di pocket coffee.
Ora ditemi, ma perchè tutto il lavoro dello stramaledetto nordovest deve concentrarsi a Milano e circondario? Non sarebbe stato più sano pianificare una distribuzione più omogenea?
Scusate, saranno domande banali e noiose di chi non ne capisce nulla di economia, ma mi pare insensato (e nonostante ciò lo faccio perchè, appunto, non ci sono alternative) che per poter lavorare si debba fare 130km al giorno.
E sono convinta che la maggioranza della gente "di provincia" faccia questa vita.
E sono pure convinta che ci sia un sacco di gente che fa più strada.
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