...dopo il duplice, forse triplice temporale con grandine di ieri pomeriggio.
Il balcone in uno stato pietoso, con pezzi di fiori e foglie tritate dappertutto, gerani da potare, surfinie da curare.
Poter accendere il forno e per cena, preparare delle verdure calde e una focaccia.
L'odore di terra bagnata, di prato e di foglie che si sente forte sul balcone, quando esco a scuotere la tovaglia.
Una notte di sonno decente, senza sudare e senza aria condizionata.
Questa mattina, un cielo terso che fa venire allegria. Un cielo che mi ha ricordato tanto le mattine in montagna, quando si partiva presto per andare ai rifugi.
Darcy doveva andare ad Alba, quindi si è offerto di darmi uno strappo fino in ufficio, ma io ho rifiutato: primo perchè in pausa mi servirà la bicicletta per andare a pranzo con un'amica e secondo perchè non avrei mai rinuniciato ad una pedalata nel fresco di questa mattina.
Il cielo blu, potete crederci o no, mi ha riportato alla mente anche un'estate londinese di tanti anni fa, le levatacce, le camminate fino alla fermata dell'autobus, il trasbordo in metropolitana e l'arrivo a scuola. Quando arrivavo, invece del caffè, bevevo latte e succo d'arancia...so che detto così fa schifo, ma provate, vi assicuro che non è male.
Tra due giorni la Ballerina torna a casa. Domani metterò in ordine la sua cameretta, che per un lungo mese è stata disabitata. Una bella pulizia, lenzuola pulite, le sue cose in ordine. Rimarremo in città solo due giorni, ma speriamo che questo fresco persista così potrà dormire bene.
E poi sabato via, verso le montagne.
30 luglio, 2013
29 luglio, 2013
Immagini e modelli. Che la polemica sia con me
Non voglio fare la bacchettona.
Però.
Ho scoperto che c'è una nuova moda, tra fanciulle vip o pseudo tali del momento: fotografarsi in costume da bagno e postare le foto qua e là, in bella vista sui social network.
Va bene, ognuno di noi sarà pure un po' Narciso e innamorato di se stesso, ma a me questa tendenza dà un po' fastidio.
Dilagano i problemi di disordini alimentari tra le ragazzine, ormai il fenomeno raggiunge sia le bambine, che in generale, i maschi. La rete pullula di blog di ragazzine anoressiche. E loro che fanno? Pubblicano foto dei loro lati B marmorei e delle loro scollature tondeggianti. Certo, perchè dovessero mai pubblicare una radiografia della zona racchiusa dalla scatola cranica...beh, forse sarebbe imbarazzante.
Veniamo bombardati su tutti i fronti da modelli di estetica che rasentano una perfezione tanto gridata quando finta.
Eppure, se si è giovani e creduloni, forse la finzione non si vede, tutto ciò che si vede è un'immagine ben lontana da quella che abbiamo di noi stessi, anni di luce di strada ci dividno da tanto risultato. Non capiamo che in realtà, ci sono ben altre forze che entrano in gioco: il chirurgo plastico e photoshop, per esempio. E da lì a farne un'ossessione, è un attimo. Il senso di inadeguatezza prende il sopravvento e puf, gli occhi non vedono più la realtà, ma solo ciò che vogliono vedere. I difetti. Le imperfezioni. Gli inestetismi.
Si parla tanto della lotta all'anoressia, all'impegno di stilisti, case di moda...tuttavia a me sembra che sia tutta fuffa e non sia cambiato niente.
Perchè alla fine i modelli sono sempre gli stessi, da anni: magrazza estrema, snellezza innaturale. Addirittura ci sono campagne pubblicitarie di alcune case di moda che propongono modelle e modelli dall'aspetto quasi malato, sofferente.
Io ormai, francamente, me ne infischio. Non sono mai stata snella, sono di statura media, porto la 44 e non mi sento ciccia, magari a volte vorrei perdere tre o quattro chiletti, ma basta.
Però penso a mia figlia, a quando crescerà.
Le ho viste in spiaggia, in queste settimane, le nuove ragazze.
Fisico asciutto, capello lunghissimo, bikini dai colori sgargianti, manicure perfetta, trucco anche al mare, abbronzature favolose. Non fanno altro che guardarsi l'un l'altra, si atteggiano, camminano manco sfilassero, si pettinano in continuazione....Hanno poco più di 14 anni. Non vi dico poi cosa si raccontano perchè c'è da rabbrividire....
Certo che se il modello a cui ispirarsi è una ex valletta/conduttrice/quel che è che fa bella mostra di sè sui social network perchè, diciamolo, non sa fare altro, ci sarà tanto da lavorare, da parte delle famiglie.
Io spero di essere all'altezza, di riuscire a comunicare, di non creare muri, di essere sempre in contatto e di fornire una valida alternativa come punto di riferimento. Vorrei che mia figlia non avesse bisogno di trovarsi un modello così discutibile, vorrei riuscire a insegnarle anche altri valori. Tipo che nella vita sarebbe bello imparare a fare qualcosa, magari qualcosa che ci piace, qualcosa in cui si è bravi. Qualcosa di utile, di costruttivo. Non solo farsi le foto alle chiappe.
Vorrei che avesse cura di sè, ma non maniacalmente e insegnarle che i rotolini di ciccia non sono una vergogna e non la rendono peggiore.
Credo che il ruolo della famiglia sia fondamentale, in questo. Non mi sto sottraendo dalla mia responsabilità e non voglio nemmeno semplificare buttando tutta la responsabilità di certi disagi giovanili sulla "società". Sono sicura infatti che in alcuni tristi casi, le famiglie siano clamorosamente mancate.
Se però queste di galline, la finissero mostrare a destra e a manca le loro facce di chiulo, forse faremmo un piccolo passo avanti.
Però.
Ho scoperto che c'è una nuova moda, tra fanciulle vip o pseudo tali del momento: fotografarsi in costume da bagno e postare le foto qua e là, in bella vista sui social network.
Va bene, ognuno di noi sarà pure un po' Narciso e innamorato di se stesso, ma a me questa tendenza dà un po' fastidio.
Dilagano i problemi di disordini alimentari tra le ragazzine, ormai il fenomeno raggiunge sia le bambine, che in generale, i maschi. La rete pullula di blog di ragazzine anoressiche. E loro che fanno? Pubblicano foto dei loro lati B marmorei e delle loro scollature tondeggianti. Certo, perchè dovessero mai pubblicare una radiografia della zona racchiusa dalla scatola cranica...beh, forse sarebbe imbarazzante.
Veniamo bombardati su tutti i fronti da modelli di estetica che rasentano una perfezione tanto gridata quando finta.
Eppure, se si è giovani e creduloni, forse la finzione non si vede, tutto ciò che si vede è un'immagine ben lontana da quella che abbiamo di noi stessi, anni di luce di strada ci dividno da tanto risultato. Non capiamo che in realtà, ci sono ben altre forze che entrano in gioco: il chirurgo plastico e photoshop, per esempio. E da lì a farne un'ossessione, è un attimo. Il senso di inadeguatezza prende il sopravvento e puf, gli occhi non vedono più la realtà, ma solo ciò che vogliono vedere. I difetti. Le imperfezioni. Gli inestetismi.
Si parla tanto della lotta all'anoressia, all'impegno di stilisti, case di moda...tuttavia a me sembra che sia tutta fuffa e non sia cambiato niente.
Perchè alla fine i modelli sono sempre gli stessi, da anni: magrazza estrema, snellezza innaturale. Addirittura ci sono campagne pubblicitarie di alcune case di moda che propongono modelle e modelli dall'aspetto quasi malato, sofferente.
Io ormai, francamente, me ne infischio. Non sono mai stata snella, sono di statura media, porto la 44 e non mi sento ciccia, magari a volte vorrei perdere tre o quattro chiletti, ma basta.
Però penso a mia figlia, a quando crescerà.
Le ho viste in spiaggia, in queste settimane, le nuove ragazze.
Fisico asciutto, capello lunghissimo, bikini dai colori sgargianti, manicure perfetta, trucco anche al mare, abbronzature favolose. Non fanno altro che guardarsi l'un l'altra, si atteggiano, camminano manco sfilassero, si pettinano in continuazione....Hanno poco più di 14 anni. Non vi dico poi cosa si raccontano perchè c'è da rabbrividire....
Certo che se il modello a cui ispirarsi è una ex valletta/conduttrice/quel che è che fa bella mostra di sè sui social network perchè, diciamolo, non sa fare altro, ci sarà tanto da lavorare, da parte delle famiglie.
Io spero di essere all'altezza, di riuscire a comunicare, di non creare muri, di essere sempre in contatto e di fornire una valida alternativa come punto di riferimento. Vorrei che mia figlia non avesse bisogno di trovarsi un modello così discutibile, vorrei riuscire a insegnarle anche altri valori. Tipo che nella vita sarebbe bello imparare a fare qualcosa, magari qualcosa che ci piace, qualcosa in cui si è bravi. Qualcosa di utile, di costruttivo. Non solo farsi le foto alle chiappe.
Vorrei che avesse cura di sè, ma non maniacalmente e insegnarle che i rotolini di ciccia non sono una vergogna e non la rendono peggiore.
Credo che il ruolo della famiglia sia fondamentale, in questo. Non mi sto sottraendo dalla mia responsabilità e non voglio nemmeno semplificare buttando tutta la responsabilità di certi disagi giovanili sulla "società". Sono sicura infatti che in alcuni tristi casi, le famiglie siano clamorosamente mancate.
Se però queste di galline, la finissero mostrare a destra e a manca le loro facce di chiulo, forse faremmo un piccolo passo avanti.
24 luglio, 2013
Lavoro su me stessa
Non so se sono io, se siamo tutte, se sono le mamme, le nate negli anni 70, le laureate precarie che fanno un lavoro triste...Non lo so. Quello che so è che io oscillo.
Come l'acrobata del mio blog, oscillo camminando su quel filo, oscillo tra la sensazione meravigliosa del "la vita mi ha fatto doni splendidi: un marito, una figlia, una bella casa" e quella decisamente diversa dell'eterna insoddisfazione, del voler fare altro, dell'avrei potuto ottenere di più, un lavoro più bello, una casa più bella.
Non so se riesco a spiegarmi. Provo.
Tra pochi giorni inizieranno le mie vacanze. Andremo al paesello di montagna, quello della mia infanzia, dei miei nonni, dei miei ricordi più belli, della mia crescita. Casa mia, i miei profumi, i miei rumori, i miei luoghi. Nulla può in questo momento allettarmi più di questo: il verde dei pini, le vette, il fiume impetuoso, l'aria fresca, i temporali, il cielo terso. Nulla. Pensare che tra due settimane sarò lassù con i miei due amori mi fa sentire perfetta, che la mia vita è perfetta, che nulla potrei volere oltre a questo. Perchè poi anche qui, nella città padana, ho una bella casa, una mamma e un papà che sebbene con tanti problemi, stanno bene e mi aspettano e ho anche delle amiche, ho voi blogamiche e ho un lavoro, precario, bruttino e triste, ma è pur sempre un lavoro.
E questo è il lato buono.
Poi penso (e forse non dovrei) a quello che non ho. Penso che a vent'anni sognavo che avrei vissuto a Londra, avrei voluto fare la traduttrice, avrei voluto una casa con gli infissi bianchi, avrei voluto più di un figlio, tanti gatti e magari anche un cane. Avrei voluto anche girare il mondo, ho una lista dei posti che voglio visitare che fa spavento, ma quando, come, con quali soldi?
Alcuni sogni si mettono da parte. Altri restano lì, sospesi nel tempo e nel pensiero che prima o poi, riusciremo a concretizzarli. Nel frattempo, il senso di fallimento diventa acuto perchè certe cose, sono fuggite via per sempre, come la sabbia nel palmo della mano, sono scappate dalla presa e sono volate via. Il pensiero di fare un lavoro che non mi soddisfa poi, mi tormenta. Frasi tipo "La vita è troppo breve per fare ciò che non ci piace" fa capolino ogni mattina, nel mio complicato cervello. E' vero? O è solo un capriccio, un sintomo della generazione choosy di cui pare io faccia parte? E' un nostro diritto, cercare di fare ciò che ci piace? E se non c'è modo? Non raccontiamocela, in certe aspetti della vita la regola "volere è potere" è una bella sciocchezza. E' giusto accontentarsi di ciò che si trova? O dobbiamo perserverare e prendere a capocciate il destino?
Mi soddisfa davvero vivere dove sono nata, nella piccola media provincia economicamente morta?
E questo è il lato meno buono.
Ci sto lavorando.
Rifletto sulle scelte che ho fatto, cercando di fare pace con me stessa. Se non avessi preso certe decisioni, ora non avrei la mia famiglia e da quella, non mi separerei mai. Neanche per una grande villa con gli infissi bianchi e il parco a Maida Vale. Sto imparando a concentarmi sul lato buono, su quello che ho scritto all'inizio del post. Evito di chiedermi se le scelte passate sono state giusto o sbagliate: se in quei momenti ho preso certe strade, significa che in quei momenti pensavo fossero quelle giuste, quindi va bene così, inutile arrovellarsi.
Imparo a godere di ogni piccola meraviglia che le giornate mi regalano. Presto attenzione a cose che prima non vedevo nemmeno. Mi fermo, guardo, penso. Faccio tante foto, scrivo e ascolto musica.
A volte la vita è un turbine che ti fa girare come una trottola e perdere l'orientamento.
Cerco il mio equilibrio, la mia strada.
Ci sto lavorando.
Ma capita solo a me?
Come l'acrobata del mio blog, oscillo camminando su quel filo, oscillo tra la sensazione meravigliosa del "la vita mi ha fatto doni splendidi: un marito, una figlia, una bella casa" e quella decisamente diversa dell'eterna insoddisfazione, del voler fare altro, dell'avrei potuto ottenere di più, un lavoro più bello, una casa più bella.
Non so se riesco a spiegarmi. Provo.
Tra pochi giorni inizieranno le mie vacanze. Andremo al paesello di montagna, quello della mia infanzia, dei miei nonni, dei miei ricordi più belli, della mia crescita. Casa mia, i miei profumi, i miei rumori, i miei luoghi. Nulla può in questo momento allettarmi più di questo: il verde dei pini, le vette, il fiume impetuoso, l'aria fresca, i temporali, il cielo terso. Nulla. Pensare che tra due settimane sarò lassù con i miei due amori mi fa sentire perfetta, che la mia vita è perfetta, che nulla potrei volere oltre a questo. Perchè poi anche qui, nella città padana, ho una bella casa, una mamma e un papà che sebbene con tanti problemi, stanno bene e mi aspettano e ho anche delle amiche, ho voi blogamiche e ho un lavoro, precario, bruttino e triste, ma è pur sempre un lavoro.
E questo è il lato buono.
Poi penso (e forse non dovrei) a quello che non ho. Penso che a vent'anni sognavo che avrei vissuto a Londra, avrei voluto fare la traduttrice, avrei voluto una casa con gli infissi bianchi, avrei voluto più di un figlio, tanti gatti e magari anche un cane. Avrei voluto anche girare il mondo, ho una lista dei posti che voglio visitare che fa spavento, ma quando, come, con quali soldi?
Alcuni sogni si mettono da parte. Altri restano lì, sospesi nel tempo e nel pensiero che prima o poi, riusciremo a concretizzarli. Nel frattempo, il senso di fallimento diventa acuto perchè certe cose, sono fuggite via per sempre, come la sabbia nel palmo della mano, sono scappate dalla presa e sono volate via. Il pensiero di fare un lavoro che non mi soddisfa poi, mi tormenta. Frasi tipo "La vita è troppo breve per fare ciò che non ci piace" fa capolino ogni mattina, nel mio complicato cervello. E' vero? O è solo un capriccio, un sintomo della generazione choosy di cui pare io faccia parte? E' un nostro diritto, cercare di fare ciò che ci piace? E se non c'è modo? Non raccontiamocela, in certe aspetti della vita la regola "volere è potere" è una bella sciocchezza. E' giusto accontentarsi di ciò che si trova? O dobbiamo perserverare e prendere a capocciate il destino?
Mi soddisfa davvero vivere dove sono nata, nella piccola media provincia economicamente morta?
E questo è il lato meno buono.
Ci sto lavorando.
Rifletto sulle scelte che ho fatto, cercando di fare pace con me stessa. Se non avessi preso certe decisioni, ora non avrei la mia famiglia e da quella, non mi separerei mai. Neanche per una grande villa con gli infissi bianchi e il parco a Maida Vale. Sto imparando a concentarmi sul lato buono, su quello che ho scritto all'inizio del post. Evito di chiedermi se le scelte passate sono state giusto o sbagliate: se in quei momenti ho preso certe strade, significa che in quei momenti pensavo fossero quelle giuste, quindi va bene così, inutile arrovellarsi.
Imparo a godere di ogni piccola meraviglia che le giornate mi regalano. Presto attenzione a cose che prima non vedevo nemmeno. Mi fermo, guardo, penso. Faccio tante foto, scrivo e ascolto musica.
A volte la vita è un turbine che ti fa girare come una trottola e perdere l'orientamento.
Cerco il mio equilibrio, la mia strada.
Ci sto lavorando.
Ma capita solo a me?
22 luglio, 2013
M ce l'ha fatta
Quando ho scoperto di aspettare la Ballerina, ho scritto questo post.
M è mia amica da tanti anni e senza essere amiche del cuore (definizione che tra l'altro detesto), abbiamo condiviso tanto tempo, tante esperienze e tante sofferenze.
Abbiamo condiviso anche la paura, la tristezza e il buio in cui ci si ritrova quando cerchi un figlio e quel figlio, non arriva.
Poi come sapete bene, io ho trovato la mia Ballerina e le nostre strade, la mia e quella di M, non sono più state parallele. Abbiamo però continuato a frequentarci, a condividere e a crescere: il fatto che io aspettassi un figlio non ha minato la nostra amicizia, M non è mai diventata invidiosa, ostile o fredda, anzi, diceva che io le davo speranza. Ha continuato a raccontarmi le sue paure e le sue avventure.
Sì, perchè nel suo caso, per lei e suo marito, c'è stato il tempo di tante avventure....per chiamarle con un termine positivo.
Dai numerosi accertamenti infatti, era emereso che sia lei sia lui avessero dei problemi, qualcosa che non facilitava (per non dire impediva) l'arrivo della cicogna. Non mi dilungo sulle diagnosi, poco importa, sappiate solo che erano problemi seri ed oggettivi.
M e suo marito hanno fatto diversi tentativi di pma, mai andati a buon fine. Per due lunghi anni.
Poi è successo quello che io non so come chiamare, se non mi.ra.co.lo.
M è rimasta incinta, così, naturalmente, inaspettatamente. Come nel più classico dei cliché, quando "non ci pensavano più", quando erano ad un passo dal rinunciare, stremati nel fisico e nell'anima.
A volte capita, allora. Non è solo una leggenda metropolitana.
Ma le sorprese non sono finite.
M durante tutta la gravidanza deve comunque seguire una sorta di terapia e fare controlli costanti.
Va tutto bene, i controlli sono sempre positivi e al terzo mese le dicono che avrà un bel maschietto.
Ecografie tutto ok, tutto perfetto, il bimbo cresce forte e sano.
Forse un po' piccolino, per essere un maschio. Ma è tutto ok.
A marzo 2013, con due settimane di anticipo, M entra in travaglio. Viene ricoverata di sera e il mattino dopo nasce....
....Veronica!
Una meravigliosa, spledida, capellona FEMMINA.
Una bambina fantastica, che a casa verrà poi accolta da una cameretta bianca e azzurra, da una carrozzina blu con copertina ricamata con il nome FEDERICO, una bambina con tutti i bavaglini azzurri, con tutine, calzine, cuffiette...tutto da maschietto.
Dopo un attimo (o due) di choc iniziale, pare che in reparto si sia scatenata l'ilarità generale e che essa si sia poi diffusa in tutto l'ospedale, alimentando la corsa al "cambio del regalino". Veronica è diventata la star del momento.
Buffo come queste cose capitino ancora oggi, nel supertecnologico terzo millennio, dopo nove mesi di minuziosi controlli e conferme: "Ma si signora, certo che sono sicuro, non vede LI'? E' proprio un maschio!"
La scorsa settimana, finalmente ho conosciuto Veronica (noi ed M non abitiamo nella stessa città):
finalmente, adesso il mio grido di gioia è completo.
M è mia amica da tanti anni e senza essere amiche del cuore (definizione che tra l'altro detesto), abbiamo condiviso tanto tempo, tante esperienze e tante sofferenze.
Abbiamo condiviso anche la paura, la tristezza e il buio in cui ci si ritrova quando cerchi un figlio e quel figlio, non arriva.
Poi come sapete bene, io ho trovato la mia Ballerina e le nostre strade, la mia e quella di M, non sono più state parallele. Abbiamo però continuato a frequentarci, a condividere e a crescere: il fatto che io aspettassi un figlio non ha minato la nostra amicizia, M non è mai diventata invidiosa, ostile o fredda, anzi, diceva che io le davo speranza. Ha continuato a raccontarmi le sue paure e le sue avventure.
Sì, perchè nel suo caso, per lei e suo marito, c'è stato il tempo di tante avventure....per chiamarle con un termine positivo.
Dai numerosi accertamenti infatti, era emereso che sia lei sia lui avessero dei problemi, qualcosa che non facilitava (per non dire impediva) l'arrivo della cicogna. Non mi dilungo sulle diagnosi, poco importa, sappiate solo che erano problemi seri ed oggettivi.
M e suo marito hanno fatto diversi tentativi di pma, mai andati a buon fine. Per due lunghi anni.
Poi è successo quello che io non so come chiamare, se non mi.ra.co.lo.
M è rimasta incinta, così, naturalmente, inaspettatamente. Come nel più classico dei cliché, quando "non ci pensavano più", quando erano ad un passo dal rinunciare, stremati nel fisico e nell'anima.
A volte capita, allora. Non è solo una leggenda metropolitana.
Ma le sorprese non sono finite.
M durante tutta la gravidanza deve comunque seguire una sorta di terapia e fare controlli costanti.
Va tutto bene, i controlli sono sempre positivi e al terzo mese le dicono che avrà un bel maschietto.
Ecografie tutto ok, tutto perfetto, il bimbo cresce forte e sano.
Forse un po' piccolino, per essere un maschio. Ma è tutto ok.
A marzo 2013, con due settimane di anticipo, M entra in travaglio. Viene ricoverata di sera e il mattino dopo nasce....
....Veronica!
Una meravigliosa, spledida, capellona FEMMINA.
Una bambina fantastica, che a casa verrà poi accolta da una cameretta bianca e azzurra, da una carrozzina blu con copertina ricamata con il nome FEDERICO, una bambina con tutti i bavaglini azzurri, con tutine, calzine, cuffiette...tutto da maschietto.
Dopo un attimo (o due) di choc iniziale, pare che in reparto si sia scatenata l'ilarità generale e che essa si sia poi diffusa in tutto l'ospedale, alimentando la corsa al "cambio del regalino". Veronica è diventata la star del momento.
Buffo come queste cose capitino ancora oggi, nel supertecnologico terzo millennio, dopo nove mesi di minuziosi controlli e conferme: "Ma si signora, certo che sono sicuro, non vede LI'? E' proprio un maschio!"
La scorsa settimana, finalmente ho conosciuto Veronica (noi ed M non abitiamo nella stessa città):
finalmente, adesso il mio grido di gioia è completo.
15 luglio, 2013
Tipi da spiaggia
La Ballerina, da brava fan sfegatata di Peppa Pig, adora saltare nelle pozzanghere di fango.
Nella versione estiva, adora rotolarsi nella sabbia, scavare buche, insabbiarsi fino alla testa e oltre.
La Ballerina ed un'altra bambina, che credevo più grande, giocano insieme nella sabbia.
Si avvicina il Nonno dell'Altra.
NdA: "Oh che bella piccina, come si chiama?"
Io: "Ballerina e la sua?"
NdA: "Ginevra, ma noi la chiamiamo tutti Gin".*
.....
In un secondo mi verrebbero mille cose da dire, dal fatto che è buffo dare il nome di una città ad una bambina, ancor più buffo darle il nome di una regina poco integra moralmente e terzo, darle un nome tanto importante, che evidentemente ti piace, e poi povera stella affibbiarle come soprannome un superalcolico. Ma vabbè.*
Io: "Aah, ehm e quanto ha?"
NdA: "Due anni".
Io, cercando di riprendermi dallo stallo di poco prima: "Caspita, ha l'età di Ballerina, ma com'è grande!" ......Grassa, penso in verità, ma mi freno in tempo.
NdA:" Eh, vede signora, Gin è tanto AMATA".
Eccerto, noi invece la prendiamo quotidianamente a randellate.
Ma quanta pazienza ci vuole??
*Prego in ginocchio le mamme ed i papà di piccole Ginevra di non offendersi, io sono una brutta bestia, scusatemi! Ognuno mette ai propri figli il nome che desidera, ma io ogni tanto amo scherzarci sopra, con questo non voglio mancare di rispetto a nessuno, è solo un po' di ironia.
Nella versione estiva, adora rotolarsi nella sabbia, scavare buche, insabbiarsi fino alla testa e oltre.
La Ballerina ed un'altra bambina, che credevo più grande, giocano insieme nella sabbia.
Si avvicina il Nonno dell'Altra.
NdA: "Oh che bella piccina, come si chiama?"
Io: "Ballerina e la sua?"
NdA: "Ginevra, ma noi la chiamiamo tutti Gin".*
.....
In un secondo mi verrebbero mille cose da dire, dal fatto che è buffo dare il nome di una città ad una bambina, ancor più buffo darle il nome di una regina poco integra moralmente e terzo, darle un nome tanto importante, che evidentemente ti piace, e poi povera stella affibbiarle come soprannome un superalcolico. Ma vabbè.*
Io: "Aah, ehm e quanto ha?"
NdA: "Due anni".
Io, cercando di riprendermi dallo stallo di poco prima: "Caspita, ha l'età di Ballerina, ma com'è grande!" ......Grassa, penso in verità, ma mi freno in tempo.
NdA:" Eh, vede signora, Gin è tanto AMATA".
Eccerto, noi invece la prendiamo quotidianamente a randellate.
Ma quanta pazienza ci vuole??
*Prego in ginocchio le mamme ed i papà di piccole Ginevra di non offendersi, io sono una brutta bestia, scusatemi! Ognuno mette ai propri figli il nome che desidera, ma io ogni tanto amo scherzarci sopra, con questo non voglio mancare di rispetto a nessuno, è solo un po' di ironia.
11 luglio, 2013
Tre link
Ieri sognavo ad occhi aperti e come a volte accade, ho condiviso qui quei sogni.
Nella vita però, a volte succede che i sogni si infrangano, nel peggiore dei modi.
Tendiamo a pensare che capiti nella vita degli altri, che siano eventi a noi totalmente estranei, distanti.
Talvolta invece, per una serie di casualità, riusciamo ad aprire gli occhi e a comprendere che non è così: le cose brutte succedono, e non solo agli altri.
Ecco perchè oggi, rifletto una volta in più sull'importanza di ciò che ho, sul valore della vita che sto vivendo, su ciò che davvero è importante, su quanto sia in realtà insignificante ciò che mi manca e su quando capiti di lamentarsi per NULLA.
Oggi vi invito a pensare solo alle nostre fortune. Vi invito a guardare solo il bicchiere mezzo pieno. Vi invito a sorridere di fronte alle piccole magagne quotidiane.
Vi invito anche a fare un giro qui, qui e qui.
Perchè credo che ognuno di noi dovrebbe sentire nel cuore la spinta ad aiutare chi così bene non sta.
Nella vita però, a volte succede che i sogni si infrangano, nel peggiore dei modi.
Tendiamo a pensare che capiti nella vita degli altri, che siano eventi a noi totalmente estranei, distanti.
Talvolta invece, per una serie di casualità, riusciamo ad aprire gli occhi e a comprendere che non è così: le cose brutte succedono, e non solo agli altri.
Ecco perchè oggi, rifletto una volta in più sull'importanza di ciò che ho, sul valore della vita che sto vivendo, su ciò che davvero è importante, su quanto sia in realtà insignificante ciò che mi manca e su quando capiti di lamentarsi per NULLA.
Oggi vi invito a pensare solo alle nostre fortune. Vi invito a guardare solo il bicchiere mezzo pieno. Vi invito a sorridere di fronte alle piccole magagne quotidiane.
Vi invito anche a fare un giro qui, qui e qui.
Perchè credo che ognuno di noi dovrebbe sentire nel cuore la spinta ad aiutare chi così bene non sta.
10 luglio, 2013
Sogni e progetti
E' tempo di sognare.
Sì, tra mille incertezze, ferite da leccare e botte da assorbire, c'è anche il tempo di sognare e di provare a costruire.
Ho investito i soldi. I dolorosi soldi che mi ha dato la Multinazionale per andarmene zitta. Adesso non ci sono più, finalmente anche loro stanno zitti, non mi urlano più in faccia "Guarda quanto vale il tuo allontanamento". Li abbiamo investiti in qualcosa che, ai nostri occhi, poteva essere sia un buon investimento, sia una sorta di regalo per il presente ed il futuro della Ballerina.
Ora sono più leggera, più tranquilla. Quei soldi, che per altro non avevano in alcun modo cambiato il nostro tenore di vita, mi disturbavamo. "E non potevi non prenderli?" direte voi. Sì forse potevo, ma non avete idea del casino che avrei scatenato. Se mai vi interessasse, ve lo racconterò, ma non credo sia una storia interessante.
Sogno. La Ballerina ha due anni e come sapete io non voglio che resti figlia unica. Io sono figlia unica, figlia di figli unici; non voglio mettere anche lei in questa condizione.
Ho un lavoro precario, se perdo questo difficilmente ne troverò un altro qui, nella mia provinciale città annegata nelle risaie, ma non voglio rinunciare a dare un fratello o una sorella alla piccola, perchè credo che sarebbe il più bel regalo che potrei farle.
I rapporti tra fratelli non sono sempre idilliaci come li immagino io, me ne rendo conto. Ma il primo passo, posso farlo solo io. Poi la costruzione dei rapporti, sarà un'altra storia, ma da qualche parte, bisogna pur iniziare.
E' ora di pensare che i condizionamenti esterni contano, ma fino a un certo punto e che forse, non è il caso di aspettare oltre perchè le condizioni perfette, non esistono.
Andremo a Parigi, Darcy ed io. Proprio mentre pensiamo di allargare la famiglia, ci regaliamo quella micro vacanza da sposini che reclamo ormai da diversi mesi e che, per un motivo o per l'altro, abbiamo dovuto rimandare più volte. La Ballerina starà in montagna, o forse di nuovo al mare, non sappiamo ancora come ci organizzeremo. Sarà dopo le due settimane che passeremo in montagna tutti e tre insieme. Non vedo l'ora di preparare panini, riempire gli zaini e portarla a rotolarsi nei prati e far amicizia con le natura alpina. Il rumore dei torrenti, il profumo dei prati e dei pini, le voci allegre degli escursionisti, il panorama delle montagne che ci circonda. Noi tre insieme. Già, non vedo l'ora.
Oggi sono così, sognatrice nelle nuvole, che poi, è la mia vera natura.
Sì, tra mille incertezze, ferite da leccare e botte da assorbire, c'è anche il tempo di sognare e di provare a costruire.
Ho investito i soldi. I dolorosi soldi che mi ha dato la Multinazionale per andarmene zitta. Adesso non ci sono più, finalmente anche loro stanno zitti, non mi urlano più in faccia "Guarda quanto vale il tuo allontanamento". Li abbiamo investiti in qualcosa che, ai nostri occhi, poteva essere sia un buon investimento, sia una sorta di regalo per il presente ed il futuro della Ballerina.
Ora sono più leggera, più tranquilla. Quei soldi, che per altro non avevano in alcun modo cambiato il nostro tenore di vita, mi disturbavamo. "E non potevi non prenderli?" direte voi. Sì forse potevo, ma non avete idea del casino che avrei scatenato. Se mai vi interessasse, ve lo racconterò, ma non credo sia una storia interessante.
Sogno. La Ballerina ha due anni e come sapete io non voglio che resti figlia unica. Io sono figlia unica, figlia di figli unici; non voglio mettere anche lei in questa condizione.
Ho un lavoro precario, se perdo questo difficilmente ne troverò un altro qui, nella mia provinciale città annegata nelle risaie, ma non voglio rinunciare a dare un fratello o una sorella alla piccola, perchè credo che sarebbe il più bel regalo che potrei farle.
I rapporti tra fratelli non sono sempre idilliaci come li immagino io, me ne rendo conto. Ma il primo passo, posso farlo solo io. Poi la costruzione dei rapporti, sarà un'altra storia, ma da qualche parte, bisogna pur iniziare.
E' ora di pensare che i condizionamenti esterni contano, ma fino a un certo punto e che forse, non è il caso di aspettare oltre perchè le condizioni perfette, non esistono.
Andremo a Parigi, Darcy ed io. Proprio mentre pensiamo di allargare la famiglia, ci regaliamo quella micro vacanza da sposini che reclamo ormai da diversi mesi e che, per un motivo o per l'altro, abbiamo dovuto rimandare più volte. La Ballerina starà in montagna, o forse di nuovo al mare, non sappiamo ancora come ci organizzeremo. Sarà dopo le due settimane che passeremo in montagna tutti e tre insieme. Non vedo l'ora di preparare panini, riempire gli zaini e portarla a rotolarsi nei prati e far amicizia con le natura alpina. Il rumore dei torrenti, il profumo dei prati e dei pini, le voci allegre degli escursionisti, il panorama delle montagne che ci circonda. Noi tre insieme. Già, non vedo l'ora.
Oggi sono così, sognatrice nelle nuvole, che poi, è la mia vera natura.
08 luglio, 2013
E buon lunedì a tutti
Mi rendo conto che certe volte il mio lavoro possa infastidire.
Al momento ricopro un ruolo abbastanza nebuloso, faccio un po' questo e un po' quello, tappo buchi, alleggerisco il capo e cerco di fare di necessità virtù, imparando, quando posso, cose nuove.
Di bello c'è che ho dato una mano nella redazione e revisione di un articolo di giornale che avrà come argomento l'azienda per cui lavoro: ho scritto, rivisto, pensato alle immagini, all'impaginazione. Roba nuova, roba bella.
Di meno bello c'è l'aspetto delle telefonate: chiamare aziende per raccontare quanto sia furba e bella la soluzione informatica che sviluppiamo e perchè non l'hanno ancora comprata sta roba così bella? Ecco posso capire che chiamare alla cieca delle persone che stanno lavorando, possa dare fastidio. Posso disturbare, questo lo so.
Ma egregi signori dall'altra parte del filo, sappiate che:
1. Questo lavoro è brutto prima di tutto per me che lo faccio; pensate per caso mi piaccia? Che mi diverta?
2. Ho questo lavoro per grazia ricevuta, non posso permettermi di fare la schizzinosa, quindi me lo tengo e lo faccio, seppur a malincuore.
3. Voi state lavorando e io vi disturbo? Ebbene, sorry about that, ma sto lavorando anch'io.
4. E' uno sporco lavoro, ma nobilita quanto il vostro, è degno di rispetto quanto il vostro.
5. Io pure, vado rispettata, perchè appunto, sto lavorando.
6. Urlare maleducatamente non vi servirà a nulla; oggi oltre a me, verrete chiamati da chissà quante altre persone che lavorano.
7. Non vi chiamo a casa vostra, mentre mangiate, digerite, dormite, o guardate la tv. Vi chiamo al lavoro. Credo ci sia una gran differenza.
8. Adesso che mi avete urlato addosso, mi chiedo, state meglio? Dubito.
9. Spero che non vi capiti mai di essere trattati come vengo trattata io.
10. E invece a te, brutta megera che oggi, di lunedì mattina, mi fai iniziare la settimana col magone, auguro almeno di pestare un chewing gum che qualche maleducato come te avrà gettato a terra. Fregandosene del prossimo, come te.
Al momento ricopro un ruolo abbastanza nebuloso, faccio un po' questo e un po' quello, tappo buchi, alleggerisco il capo e cerco di fare di necessità virtù, imparando, quando posso, cose nuove.
Di bello c'è che ho dato una mano nella redazione e revisione di un articolo di giornale che avrà come argomento l'azienda per cui lavoro: ho scritto, rivisto, pensato alle immagini, all'impaginazione. Roba nuova, roba bella.
Di meno bello c'è l'aspetto delle telefonate: chiamare aziende per raccontare quanto sia furba e bella la soluzione informatica che sviluppiamo e perchè non l'hanno ancora comprata sta roba così bella? Ecco posso capire che chiamare alla cieca delle persone che stanno lavorando, possa dare fastidio. Posso disturbare, questo lo so.
Ma egregi signori dall'altra parte del filo, sappiate che:
1. Questo lavoro è brutto prima di tutto per me che lo faccio; pensate per caso mi piaccia? Che mi diverta?
2. Ho questo lavoro per grazia ricevuta, non posso permettermi di fare la schizzinosa, quindi me lo tengo e lo faccio, seppur a malincuore.
3. Voi state lavorando e io vi disturbo? Ebbene, sorry about that, ma sto lavorando anch'io.
4. E' uno sporco lavoro, ma nobilita quanto il vostro, è degno di rispetto quanto il vostro.
5. Io pure, vado rispettata, perchè appunto, sto lavorando.
6. Urlare maleducatamente non vi servirà a nulla; oggi oltre a me, verrete chiamati da chissà quante altre persone che lavorano.
7. Non vi chiamo a casa vostra, mentre mangiate, digerite, dormite, o guardate la tv. Vi chiamo al lavoro. Credo ci sia una gran differenza.
8. Adesso che mi avete urlato addosso, mi chiedo, state meglio? Dubito.
9. Spero che non vi capiti mai di essere trattati come vengo trattata io.
10. E invece a te, brutta megera che oggi, di lunedì mattina, mi fai iniziare la settimana col magone, auguro almeno di pestare un chewing gum che qualche maleducato come te avrà gettato a terra. Fregandosene del prossimo, come te.
05 luglio, 2013
Sicurezza e fiducia
Lo confesso, sono una mamma abbastanza ansiosa. Cerco di contenermi, ma quel frustrato desiderio di totale controllo che ogni tanto mi piglia, mi fa arrivare a livelli di ansia che vorrei evitare.
Ma ci lavoro, eh.
Una delle mie ansie maggiori emerge quando siamo in mezzo alla folla.
I casi di sparizioni "nel nulla" di bambini, purtroppo mai ritrovati, mi hanno sempre turbata parecchio, figuratevi ora che sono mamma.
Ecco perchè passeggiare per un budello ligure può diventare un piccolo incubo. Se la bambina, come ormai accade sempre, schifa con sdegno il passeggino perchè vuole camminare e di prenderla in braccio non se ne parla, starle appresso non è per nulla facile. Riesco a farmi dare la manina, ma dopo un po' la piccola jena si stufa e fa capriccetti, tira il braccino, vuole staccarsi, vuole correre. E non si può correre in uno stretto, affollato budello. Non si può, perchè sarebbe impossibile non perderla di vista e io non voglio perderla di vista per nulla al mondo.
Stessa cosa in spiaggia, o sul lungomare: la mia piccola regola è che devo vederla. Regola base.
Ora immaginatevi il mio stato d'animo sapendo che mia figlia da venerdì è al mare coi nonni e ci resterà tutto il mese.
Ho imparato una cosa fondamentale: fidarmi.
Posto che ho capito di poter dare fiducia, l'ho data. Sono tranquilla, so che è in buone mani, controllata e amata. So che non la perdono mai di vista, so che le mettono un'adeguata crema solare (alla sottoscritta, PelleBiancaeLentigginosa, tre mesi fa hanno asportato un neo tutt'altro che bello), che non la espongono al sole nelle ore più calde, so che le danno da mangiare ciò che le darei io, so che non la portano in auto se non sul seggiolino.
Ho capito che subire afa e zanzare non era un bene, che qui l'aria d'estate non è un gran che, soprattutto per una bambina di due anni. Ho capito che per affrontare al meglio il prossimo inverno, sarebbe stato opportuno un bel po' di mare, oltre che la montagna insieme a mamma e papà, ad agosto. Tanta aria buona.
Ho capito che dovevo imparare a fidarmi, per lei, per il suo bene, per la sua salute. Sta meglio laggiù, si diverte, mangia di più e dorme meglio. Io mi metto in un angolo e scelgo di delegare un po', con attenzione e pazienza, con tante raccomandazioni, ma so che la mia fiducia è ben riposta. So che la sua sicurezza, è al primo posto per tutti.
Mi manca eh, l'ho scritto già, quanto mi manca, ma per lei metto da parte il mio egoismo e la mia mania di controllo.
Quest'estate per me, sicurezza è aver imparato a fidarmi.
Questo post partecipa al Blogstorming di GenitoriCrescono
Ma ci lavoro, eh.
Una delle mie ansie maggiori emerge quando siamo in mezzo alla folla.
I casi di sparizioni "nel nulla" di bambini, purtroppo mai ritrovati, mi hanno sempre turbata parecchio, figuratevi ora che sono mamma.
Ecco perchè passeggiare per un budello ligure può diventare un piccolo incubo. Se la bambina, come ormai accade sempre, schifa con sdegno il passeggino perchè vuole camminare e di prenderla in braccio non se ne parla, starle appresso non è per nulla facile. Riesco a farmi dare la manina, ma dopo un po' la piccola jena si stufa e fa capriccetti, tira il braccino, vuole staccarsi, vuole correre. E non si può correre in uno stretto, affollato budello. Non si può, perchè sarebbe impossibile non perderla di vista e io non voglio perderla di vista per nulla al mondo.
Stessa cosa in spiaggia, o sul lungomare: la mia piccola regola è che devo vederla. Regola base.
Ora immaginatevi il mio stato d'animo sapendo che mia figlia da venerdì è al mare coi nonni e ci resterà tutto il mese.
Ho imparato una cosa fondamentale: fidarmi.
Posto che ho capito di poter dare fiducia, l'ho data. Sono tranquilla, so che è in buone mani, controllata e amata. So che non la perdono mai di vista, so che le mettono un'adeguata crema solare (alla sottoscritta, PelleBiancaeLentigginosa, tre mesi fa hanno asportato un neo tutt'altro che bello), che non la espongono al sole nelle ore più calde, so che le danno da mangiare ciò che le darei io, so che non la portano in auto se non sul seggiolino.
Ho capito che subire afa e zanzare non era un bene, che qui l'aria d'estate non è un gran che, soprattutto per una bambina di due anni. Ho capito che per affrontare al meglio il prossimo inverno, sarebbe stato opportuno un bel po' di mare, oltre che la montagna insieme a mamma e papà, ad agosto. Tanta aria buona.
Ho capito che dovevo imparare a fidarmi, per lei, per il suo bene, per la sua salute. Sta meglio laggiù, si diverte, mangia di più e dorme meglio. Io mi metto in un angolo e scelgo di delegare un po', con attenzione e pazienza, con tante raccomandazioni, ma so che la mia fiducia è ben riposta. So che la sua sicurezza, è al primo posto per tutti.
Mi manca eh, l'ho scritto già, quanto mi manca, ma per lei metto da parte il mio egoismo e la mia mania di controllo.
Quest'estate per me, sicurezza è aver imparato a fidarmi.
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03 luglio, 2013
Nostalgia canaglia
Certe cose non vanno mai come ti aspetti.
Pensavo che avrei avuto tanto tempo per dedicarmi alle piante dei balconi: poverine, dedico loro i ritagli dei ritagli del mio tempo, di solito. Pulisco, poto, innaffio, concimo, ma tutto in un tempo lampo e di solito nel cuore della notte, in compagnia di ragni e zanzare.
Pensavo che mi sarei fatta una manicure e una pedicure perfette (ehm, nel limite delle mie scarsissime capacità in materia...), invece per quando riguarda le zampe inferiori la missione è compiuta, ma per quelle superiori, la voglia di fare una torta ha avuto la meglio.
Pensavo che avrei guardato un sacco di film, insieme a Darcy, belli spalmati sul divano, al fresco del nostro soggiorno, cullati dall'arietta che profuma di tiglio.
Pensavo che avrei potuto cucinare seriamente: basta verdure surgelate, affettati e insalatissime già pronte! Sì sì.
Pensavo che avrei fatto lunghe e rilassanti passeggiate, alla sera dopo il lavoro, per tornare a casa, senza l'affanno e la fretta.
Pensavo che mi sarei goduta questo tempo da sposini.
E invece.
E invece rimango lì, disorientata nell'ordine del soggiorno, spiazzata dal silenzio, tramortita da quella distesa di tempo vuoto che mi si para davanti.
Va bene, avete ragione, mandatemi pure a stendere. Ma che vi devo dire, non pensavo, ma la Ballerina mi manca così tanto, ma tanto, tanto, tanto, che non riesco ad esprimerlo.
Ieri sera abbiamo chiamato i nonni, le hanno dato il telefono e io le ho detto :"Ciao Ballerina sono la mamma!" e dall'altra parte mi è arrivata la sua vocetta, stupita, ma allo stesso tempo affettuosa: "Mamma!"
Secondo voi mi è scesa la lacrimuccia?
Pensavo che avrei avuto tanto tempo per dedicarmi alle piante dei balconi: poverine, dedico loro i ritagli dei ritagli del mio tempo, di solito. Pulisco, poto, innaffio, concimo, ma tutto in un tempo lampo e di solito nel cuore della notte, in compagnia di ragni e zanzare.
Pensavo che mi sarei fatta una manicure e una pedicure perfette (ehm, nel limite delle mie scarsissime capacità in materia...), invece per quando riguarda le zampe inferiori la missione è compiuta, ma per quelle superiori, la voglia di fare una torta ha avuto la meglio.
Pensavo che avrei guardato un sacco di film, insieme a Darcy, belli spalmati sul divano, al fresco del nostro soggiorno, cullati dall'arietta che profuma di tiglio.
Pensavo che avrei potuto cucinare seriamente: basta verdure surgelate, affettati e insalatissime già pronte! Sì sì.
Pensavo che avrei fatto lunghe e rilassanti passeggiate, alla sera dopo il lavoro, per tornare a casa, senza l'affanno e la fretta.
Pensavo che mi sarei goduta questo tempo da sposini.
E invece.
E invece rimango lì, disorientata nell'ordine del soggiorno, spiazzata dal silenzio, tramortita da quella distesa di tempo vuoto che mi si para davanti.
Va bene, avete ragione, mandatemi pure a stendere. Ma che vi devo dire, non pensavo, ma la Ballerina mi manca così tanto, ma tanto, tanto, tanto, che non riesco ad esprimerlo.
Ieri sera abbiamo chiamato i nonni, le hanno dato il telefono e io le ho detto :"Ciao Ballerina sono la mamma!" e dall'altra parte mi è arrivata la sua vocetta, stupita, ma allo stesso tempo affettuosa: "Mamma!"
Secondo voi mi è scesa la lacrimuccia?
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